Autore: VENUS KHOURY-GHATA
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Guanda editore
Genere: Romanzo
Traduttore: Laura Bosio
Pagine: 133
Prezzo: Euro 13,00
“A Samaticha, sobborgo di Vladivostok, i treni riversano giorno e notte deportati diretti in Siberia.” (p. 17)
Questo piccolo libro è paragonabile al cilindro di un mago, capace di far uscire da esso innumerevoli cose, pur collocate in uno spazio un po’ angusto. Questo è un libro che potrebbe avere le dimensioni del più noto “Arcipelago Gulag”, o di Guerra e pace, o dei Fratelli Karamazov, per rimanere sul territorio, ma l’autrice VENUS KHOURY-GHATA, con grande abilità dice tutto in 133 pagine, tutto quello che serve a conoscere ulteriormente se ce ne fosse bisogno, l’accanimento violento di Stalin contro scrittori, poeti, intellettuali e chiunque altro potesse minare alle basi il suo progetto di dominio e di terrore.
Grazie, come detto, all’autrice di origini libanesi, scrittrice, traduttrice e poeta, grazie a Guanda e all’ottimo lavoro della traduttrice Laura Bosio, abbiamo la possibilità di stare accanto al poeta Osip Mandel’stam e a sua moglie Nadezda, durante gli ultimi mesi di vita, se la si può ancora chiamare vita. Sono quasi nove mesi, una paradossale gestazione, fatta di povertà, freddo, fame, sofferenze inaudite, e di un unico traguardo possibile e diametralmente opposto alla gioia del parto.
Dopo aver letto solo poche pagine mi sono bloccato, schiantato dalla descrizione del luogo in cui Mandel’stam e Nadezda vivono, una stanza di 15 metri quadrati che contiene oltre a loro due, quanto segue: “un materasso, dei libri, due pentole, un secchio, qualche piatto spaiato e una coperta tarlata.”
Provate, come me, a trascrivere su un pezzo di carta questa lista di cose; aiuta un po’ a comprendere dove arrivi la cattiveria umana, quanto possa essere stupida. Cosa possono fare di male un uomo e una donna ridotti in tale stato, e privi di tutto? Che senso ha accanirsi ancora contro di loro?
Il motivo c’è, e il criminale Stalin lo conosce bene e ne è terrorizzato. Il motivo è ben custodito dentro ciascuno, da persone quali Osip, l’amica Achmatova e tutti coloro che non si piegano alla pazzia di quell’uomo. Si tratta della forza delle parole, degli scritti e prima ancora del pensiero.
“…la mia poesia è più forte di te” (O.M.)
La battaglia del dittatore è perduta in partenza e noi siamo qui oggi a testimoniarlo, leggendo, declamando, ricopiando pensieri e parole di Osip Mandel’stam.
Come dicevo questo è il racconto di una paradossale gestazione, due volte tale:
– la prima perché non porterà alla vita , ma alla morte, atroce e in solitudine.
– la seconda perché concepita dal tradimento, anziché nell’amore.
Mandel’stam è tradito dagli amici. Stalin ha saputo iniettare e alimentare con i peggiori ricatti, la delazione, l’egoismo, il più spregevole tradimento. La moglie di Pasternak, si lo scrittore famoso, forse l’unico ad aver speso con Stalin qualche parola in favore dell’amico Mandel’stam, sua moglie, ha invece il coraggio sprezzante di dire a Mandel’stam: “sei fortunato…a non essere stato fucilato”. Questo perché nell’inverno del 1937, si fucilarono intellettuali “a tutta forza” sotto il regime di Stalin. Perquisizioni, arresti, esecuzioni: in un anno si arrivò a settecentomila morti: SETTE_CENTO_MILA. Poi la carestia organizzata da Stalin (a questo proposito consiglio di leggere anche IL METEOROLOGO di Olivier Rolin), ne ammazzò altrettanti.
Mandel’stam e la moglie, che non lo abbandona neanche quando sarà deportato, nemmeno quando saprà essere morto e lotterà per riaverne il corpo, lui e la moglie Nadezda vagano in questo centinaio di pagine da un esilio all’altro, progressivamente indeboliti, fino a non avere più la forza di sopravvivere, fino a perdere anche il senno.
Lo sapete o lo sapevate già come va a finire. Io stesso ve l’ho rivelato più volte. Proprio per questo il libro di VENUS va letto. Va letto per Osip Mandel’stam, per Nadezda, per Achmatova, per Cvetaeva, per tutti gli sconosciuti morti e dimenticati insieme a loro, x conoscere i disastri compiuti da esseri umani nei confronti dei loro simili, per vomitare all’orrore di ciò che noi esseri umani possiamo arrivare a compiere, se non ci guardiamo in faccia con un po’ più di coraggio.