Gli occhi gialli dei coccodrilli – Katherine Pancol

Titolo: Gli occhi gialli dei coccodrilli
Autore: Pancol Katherine
Casa Editrice: Dalai Editore
Genere: Romanzo
Traduttore: Roberta Corradin
Pagine: 519
Prezzo: 11,90

Questo libro è il primo di una trilogia che senza saperlo ho iniziato a leggere dalla fine.
Infatti, il primo che ho letto è stato il terzo della serie, ovvero: “Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì”.
Quando ho capito “l’errore”…
mi sono informata e ho scoperto che ogni libro si può leggere singolarmente perché indipendenti tra loro.
Ciò nonostante sono corsa alla ricerca dei primi due volumi, perché Katherine Pancol scrive bene.

Per darvene un piccolo assaggio, riporto una considerazione che l’autrice fa sulla vita:

“E’ una persona, la vita, una persona da prendere come partner.
Entrare in pista, danzare nel suo vortice;
a volte ti fa quasi annegare e tu credi di morire,
poi ti acchiappa per i capelli e ti posa un po’ più in là.
A volte ti pesta i piedi, altre ti fa volteggiare.
Bisogna entrare nella vita come si entra in una danza.
Non interrompere il movimento per piangersi addosso, accusare gli altri, bere, ondeggiare, ballare.”

“Ricordi quando ti dicevo che la vita è come un partner?
Che bisogna considerarla un’amica, danzare con lei, dare, dare, dare senza fare alcun calcolo, perché poi lei ti risponde…
bisogna prendere la propria vita in mano,
lavorare su di sé, accettare i propri errori, correggerli,
lanciarsi… e allora la vita danzerà con te.”

“Gli occhi gialli dei coccodrilli” è centrato sulla figura di Joséphine, letterata erudita e un po’ sfortunata, che riesce a sconfiggere la malasorte e a danzare con la propria vita. Lei afferma:

“Ho capito che la felicità non è vivere una vita senza imbrogli, senza far errori, senza muoversi.
La felicità è accettare la lotta, lo sforzo, il dubbio, e andare avanti, andare avanti superando tutti gli ostacoli, uno per volta.”

Joséphine ha due figlie e un marito, che nel corso della narrazione diventa un “ex”. Una madre arcigna e una sorella depressa.

Joséphine è timida ed ha paura, non ha il pieno controllo di se stessa, ma va avanti. Ad aiutarla ci sono l’amatissimo padre, che la guarda da una stella e l’amica del cuore Shirley con il figlio Gary, che hanno una vita segreta e realmente movimentata.
I personaggi che gravitano intorno alla protagonista sono molti, ma la scrittrice è abile a metterli sotto i riflettori al momento giusto, per non creare confusione nel lettore.

Joséphine scrive un libro ambientato nel medioevo, così troviamo una sorpresa: una doppia trama, anche se non si tratta di un vero e proprio “libro nel libro”. E’ interessante vedere come Joséphine crea la struttura del suo racconto, partendo dalla protagonista:

“Fiorina cominciava ad esistere. Joséphine la vedeva fisicamente.
Alta, bionda, ben fatta, un candore niveo, il collo lungo e delicato, gli occhi verdi a mandorla con ciglia nere, un bel colorito, la bocca ben disegnata, rosea, le guance vermiglie, i capelli biondi, trattenuti da una fascia ricamata.”

Luca, il bell’italiano che Joséphine incontra in biblioteca sembra la risposta alle sue preghiere:

“…datemi un uomo che mi amerà e che io amerò.
Se è triste, lo farò ridere; se è insicuro, lo rassicurerò; se si batte sarò al suo fianco…
l’amore è la più grande ricchezza che c’è…
l’amore che si dà e quello che si riceve.
E’ questa la ricchezza di cui non posso fare a meno…”

Una volta terminato il libro, su internet ho trovato un’intervista alla Pancol, dove afferma che con Joséphine:

“Ci si può identificare, ognuno può trovarsi a suo modo…
è un modello e un’eroina che insegue i propri sogni,
una persona che cammina su un filo, cade e si rialza.”

Avevo voglia di cimentarmi con un romanzo lungo, non immaginavo di trovarmi piacevolmente incastrata in un’epopea che dura più di 1700 pagine.

Ci vediamo il prossimo mese con la recensione del secondo volume della serie: “Il valzer lento delle tartarughe”.

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