
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Letizia Imola
Pagine: 245
Prezzo: € 22,00
Leggere Marguerite Duras significa sempre coltivare il vizio della memoria, frequentare la letteratura che resta intrappolata nelle maglie del vissuto.
La grande scrittrice francese nei suoi romanzi ha sempre attinto al suo vissuto e nelle sue narrazioni ha coinvolto noi suoi appassionati lettori, coinvolgendoci in un universale che ci riguarda.
Così, in un certo senso, accade anche con Gli impudenti, il suo romanzo d’esordio pubblicato da Plon nel 1943 e che adesso esce per la prima volta in edizione italiana.
Un romanzo familiare in ciascuno dei membri conduce una triste esistenza in cui ognuno e il testimone delle debolezze e dei fallimenti degli altri.
Un padre debole e latitante, la madre fragile e cattiva, e Maud, Henri e Jacques, tre figli che a modo loro subiscono le caratteristiche negative del ménage familiare.
Appunto una famiglia di impudenti, tutti mancano senza ritegno di rispetto nei confronti di tutti.
Maud, che diventa la protagonista del romanzo cerca di riscattarsi dall’ambiente tossico familiare, ma lei non è meno impudente del resto della famiglia.
La madre che predilige Jacques, il figlio che dissipa il patrimonio e tutti gli altri membri della famiglia diventano la causa principale della loro stessa felicità.
Gli impudenti, anche se è lontano dalle opere successive che consacreranno la Duras come uno delle migliori scrittrici europee del secondo Novecento, è un romanzo duro che va letto per la sua lingua aspra e incisiva.
Nel libro si troveranno, anche se solo allo stato embrionale, tutte le ossessioni della Duras e soprattutto quel vizio della memoria che attinge al vissuto, il suo.
Fu la scrittrice stessa a dire che Gli impudenti è ispirato alla sua infanzia. In tutti i turbamenti di Maud e in quelli degli altri membri della famiglia regna una noia che diventa sempre disamore, amarezza, distacco e indifferenza.
«Maud rimase un attimo alla finestra, le braccia allungate alla ringhiera del balcone, la testa china in un atteggiamento simile a quello di una bambina oziosa. La sua faccia però era pallida e afflitta dalla noia».
Tutti i membri della famiglia Grand – Taneran nel romanzo di Marguerite Duras sono personaggi muti che si portano addosso una pericolosa inquietudine esistenziale in cui alberga il male.
La scrittrice coglie perfettamente la dimensione psicologica del clan degli impudenti.
Ogni personaggio è un mondo a sé e Marguerite Duras è di una bravura sconvolgente nel far diventare letteratura, con la sua prosa che osa, sempre unica e inconfondibile, le dinamiche relazionali di questa famiglia feroce che quotidianamente condividono la tavola esclusivamente per detestarsi a vicenda, sbranarsi e divorarsi fino all’esasperata consumazione, che avviene sempre in assenza di amore.