Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro – Marco Volpatto

Titolo: Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro
Autore: Volpatto Marco
Casa Editrice: Angolo Manzoni editore
Genere: Romanzo
Pagine: 294
Prezzo: 15.00 €

Un gruppo di amici ed un piccolo cane sono i protagonisti di un’epica, e per certi aspetti esilarante, avventura creata magistralmente dalla penna di Marco Volpatto in Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro. Pubblicato dall’editrice Angolo Manzoni, il libro è stampato in Corpo 16, dunque con un carattere di grandezza superiore alla media che non affatica l’occhio e permette anche a chi ha difficoltà di vista una lettura rilassante.

Ambientato tra Torino e la provincia, nel Settanta, subito a ridosso di quel movimento culturale che ha trasformato il nostro Paese, il romanzo narra le vicende di Giovanni Tronzano, meglio detto Giòn Uèin, lavandaio piemontese, e dei suoi amici Nicola Guastamacchia, giovane del sud affetto da mutismo, e Giacomo Bollea Valenti medico condotto. Unito da ideali sessantottini, il gruppetto, con al seguito il fedele cagnolino Barolo, partecipa ad una manifestazione popolare che si rivelerà alquanto sfortunata per l’improvvisa morte di un loro amico. Costretti a fuggire in montagna per raggiungere il Ponte del Diavolo, luogo ricco di misteri, e gettare le ceneri dell’amico defunto, secondo i suoi ultimi voleri, i tre dovranno fronteggiare due gruppi di inseguitori: un piccolo manipolo di neofascisti e quattro maldestri vigili urbani.

L’avventura raccontata è a dir poco rocambolesca. Il cammino dei tre amici, perché di cammino si tratta, sarà duro e faticoso, ma rappresenta anche l’occasione per cementare la loro amicizia. Nel viaggio l’incontro con una graziosa veterinaria, unica presenza femminile del romanzo, ed un prete operaio sospeso dalle sue funzioni. E costante la presenza di Barolodelsessantaquattro, cagnolino tenace, simpatico e intelligente, capace di attraversare il Piemonte alla ricerca dello smarrito padrone.

Volpatto ci ha regalato un romanzo piacevole, che scorre veloce, pur trattando argomenti tutt’altro che frivoli quali i diritti dei lavoratori, la giustizia sociale, il progresso economico e culturale: ideali sessantottini che i protagonisti inseguono anche a rischio della loro vita. E proprio il cammino per raggiungere il Ponte del Diavolo è la metafora del raggiungimento degli ideali espressi dal movimento.

L’avventura si conclude la notte fra il 17 e il 18 giugno 1970, che i protagonisti sono costretti a passare in prigione, proprio la notte della storica partita Italia-Germania 4-3, incontro rimasto negli annali del calcio, irripetibile, di riscatto e festa. La narrazione si presenta al lettore scanzonata, con personaggi pasticcioni per un’impresa senza eguali. Altra caratteristica di Giòn Uèin e Barolodelsessantaquattro è data dall’inserimento di alcune battute in lingua piemontese – subitamente tradotte in italiano – scelta appropriata, in quanto ambientare una storia in un luogo e dar voce a tali personaggi facendoli parlare solo in italiano sarebbe stato poco verosimile. Una lettura che invita, di pagina in pagina, a scoprire come procede la storia, che si legge d’un fiato e che lascia un sapore dolce perché ci fa riconoscere nei nostri impavidi una lotta tenace per raggiungere i valori in cui credono a discapito di qualsiasi ostacolo, insomma proprio quello che ognuno di noi dovrebbe saper fare.

 

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