Giacomo Matteotti, figlio del Polesine – Diego Crivellari – Francesco Jori

Titolo: Giacomo Matteotti, figlio del Polesine. Un grande italiano del Novecento
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 202
Prezzo: € 18,00

Giacomo Matteotti, parlamentare socialista e uomo che credeva nella libertà e nella giustizia sociale, il 10 giugno 1924 a Roma venne rapito e assassinato da una squadraccia fascista. Il mandante fu Benito Mussolini.

A cento anni dal suo barbaro assassinio, molto dobbiamo a Giacomo Matteotti, un grande italiano del Novecento, un figlio del Polesine, che ebbe il coraggio di affrontare a viso aperto Mussolini e il nascente fascismo.

Quest’anno usciranno molti libri dedicati a Matteotti, uomo straordinario, il cui esempio oggi non va mai dimenticato.

È appena arrivato in libreria per i tipi di Apogeo Editore Giacomo Matteotti, figlio del Polesine. Un grande italiano del Novecento, scritto a quattro mani da Diego Crivellari e Francesco Jori.

Il libro ripercorre la vita e la carriera politica di Matteotti, dall’impegno locale a quello nazionale e mette in evidenza le sue idee socialiste e la determinazione con cui denunciò i crimini e la violenza del fascismo nel Pese e nel Parlamento.

«Giacomo Matteotti – scrive Franco Verducci nella prefazione – e il coraggio e la lucidità che ha nel denunciare il fascismo sono alla base della riscossa che venne poi, che è fondamento della nostra Repubblica».

Matteotti, che oggi possiamo considerare l’unico vero oppositore di Mussolini che pagò con la vita il suo coraggio di aver affrontato a viso aperto il Duce e la sua dittatura.

Matteotti venne rapito e assassinato il 10 giugno 1924. In questo libro gli autori ricostruiscono nei minimi dettagli la vicenda del deputato socialista che in Parlamento aveva denunciato apertamente le violenze delle camice nere e i brogli elettorali e tutti i sistemi impiegati per impedire la libera espressione della volontà popolare.

Era il 30 maggio 1924 quando con le sue dichiarazioni si rivelò l’oppositore intransigente di Benito Mussolini.

Alla fine di quel discorso Matteotti pronunciò le seguenti parole: «Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me».

Il deputato socialista era consapevole che il suo coraggio lo avrebbe messo in pericolo, ma a pochi giorni dal suo assassinio continuava con coerenza a dire no al fascismo liberticida e al uno capo indiscusso.

Matteotti aveva trovato prove inconfutabili della corruzione del neonato regime, una serie di affari sporchi e intrallazzi che coinvolgevano direttamente Mussolini e anche la Corona.

L’’11 giugno doveva esporre alla Camera le sue rivelazioni Ma fu assassinato il giorno prima per ordine di Mussolini. I documenti che compromettevano il capo del fascismo sparirono con Matteotti.

Come sappiamo dopo la situazione precipitò e cambio in maniera definitiva anche il volto del fascismo, che divenne ufficialmente una dittatura.

Nel libro viene proposta anche un’attenta rivisitazione della tormentata storia del Polesine e vengono messi in evidenza i rapporti di Matteotti con la sua terra per la quale lui si è sempre battuto, stando sempre dalla parte delle classi meno agiate.

Siamo d’accordo con quanto sostengono Crivellari e Jori nelle conclusioni del libro: l’eredità di Giacomo Matteotti (e del suo socialismo mai pensato in maniera astratta, disincarnata, ma sempre vissuto come un ideale temperato dalle tempeste della storia, un progetto politico e coraggioso che diventa pienamente leggibile sullo sfondo della storia italiana e europea del Novecento) a cento anni dal suo assassinio è sempre una lezione di incalzante attualità.

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