Titolo: Gabriel’s Rapture – Redenzione e tormento
Genere: romanzo romantico-erotico
Traduzione: Ilaria Katerinov e Anna Ricci
Editore: Nord
Numero di pagine: 419
Prezzo: 15,90
Con l’inizio di questo secondo capitolo della trilogia, il lettore si ritrova esattamente dove il primo lo aveva lasciato: Gabriel e Julia, finalmente liberi di stare insieme, si godono una meravigliosa vacanza all’insegna di lusso e cultura tra Toscana e Umbria. Sembra procedere tutto a gonfie vele per i nostri protagonisti, ma Reynard pare volerci ricordare in ogni momento che la salita di Gabriel dal regno degli inferi ancora non è terminata e ci troviamo solamente a livello del Purgatorio.
Tra lauree, borse di studio, denunce e studentesse gelose, la relazione tra Gabriel e Julia, che aveva trovato una sua stabilità, sembra ben presto giungere ad una brusca conclusione quando il bel professore, pur di non compromettere la carriera universitaria della sua amata, decide di abbandonarla, almeno temporaneamente.
“Alcuni uomini hanno quella che chiamo la sindrome del cavaliere: trattano le donne come se non fossero in grado di fare nulla. E, anche se per un po’ può sembrare molto romantico ed emozionante, alla fine si rivela un atteggiamento rigido e possessivo. Quando uno dei due partner protegge in tutto e per tutto l’altro, che si limita a ricevere, si è di fronte ad una situazione patologica […] In casi estremi il maschio cavaliere può arrivare a fare qualsiasi cosa per difendere la sua donna, come lanciarsi in battaglia a cavallo, o combattere contro migliaia di soldati persiani, quando la soluzione più sensata sarebbe la fuga. Ha visto il film 300? Parla della battaglia delle Termopili, nella quale trecento spartani affrontarono duecentocinquantamila persiani e furono massacrati. Ne parla Erodoto”(pag.185).
A parte l’infelice riferimento ad un film, quando quello delle Termopili è un evento già di per sé noto alla grande maggioranza del pubblico, finalmente la possessività maschile è trattata non come caratteristica dell’uomo dei sogni, ma come difetto da correggere. Gabriel, al contrario dei suoi colleghi Christian e Gideon, impara a crescere e a migliorarsi, lasciando a Julia le sue libertà, arrivando persino ad allontanarsi da lei per una buona causa.
Nella buon tradizione dei romanzi nati sull’onda di Twilight, Julia è una donna insopportabilmente buona e debole, che scoppia a piangere per nulla e deve sempre essere rassicurata. Se in questo romanzo si inizia ad intravedere anche una sua crescita, non si può che sperare che nel prossimo riesca a distaccarsi un po’ da questa immagine di “Beatrice angelicata”.
A fare della trilogia di Gabriel qualcosa di più profondo degli altri romanzi del genere è anche la componente religiosa che, seppur trattata in maniera lievemente bigotta e tradizionalista per quanto riguarda Julia, dona al personaggio di Gabriel la grande forza di avere gli stessi dubbi e le stesse certezze di quei comuni mortali che sono i suoi lettori.
In conclusione, la trilogia di Gabriel’s Inferno rimane un buon prodotto, di molto superiore ad altri simili, più profondo e realistico per molti versi. Personalmente ho trovato migliore il primo romanzo, più rapido e meno intriso di miele e dolcezza, ma anche Gabriel’s Rapture si lascia leggere senza troppe storie. Consigliato a chi ama il genere ma chiede qualcosa in più, ma anche a chi, come la sottoscritta, è disposto a lasciarsi stupire da qualcosa che credeva davvero di detestare.