Flush. Biografia di un cane – Virginia Woolf

Titolo: Flush. Biografia di un cane
Autore: Virginia Woolf
Traduttore: Alessandra Scalero
Pagine: 141

Scritto nel 1933 da una Virginia Woolf al culmine del successo, Flush: biografia di un cane sembra allontanarsi molto dal modernismo degli altri capolavori dell’autrice inglese. Una narrazione più lineare, a prima vista più “semplice” rispetto alla sperimentazione di Orlando, Gita al faro o Mrs. Dalloway, che rivela però nel flusso di coscienza del protagonista il marchio di fabbrica della Woolf. La differenza rispetto ai lavori precedenti è che i pensieri e le sensazioni che ci troviamo qui a seguire per tutto il libro non sono quelli di un uomo o di una donna, bensì quelli di un cane.
Flush è infatti il nome del cocker spaniel di razza purissima di una madamigella inglese di metà Ottocento, sebbene non di una qualunque: “la prima poetessa d’Inghilterra, la brillante, la sventurata, l’adorata Elizabeth Barrett in persona”.

Cucciolo “dal pelo dorato, tutto brio, tutto vivacità, e assai ben allevato”, dal lignaggio aristocratico che risale alla più remota antichità, Flush viene donato dalla sua prima proprietaria all’amica Elizabeth, giovane scrittrice che vive in condizioni di semi-infermità per una malattia sconosciuta che la costringe a letto per la maggior parte del tempo. Il passaggio dalle corse nei prati in campagna all’oscurità della casa londinese dagli opprimenti tendaggi e dai mobili pesanti è per Flush uno shock, che viene prontamente superato nel momento in cui i suoi occhi si posano sulla nuova padrona:

“Quei due si rassomigliavano. Mentre si guardavano, ognuno sentì: Quello sono io – e ognuno sentì poi: Ma quanto diverso! Qui, il viso pallido e consunto di un’inferma segregata dall’aria libera, dalla luce, dalla libertà. Là, la faccia sana e fresca di un giovane animale; piena di salute e di energia.
… L’una parlava. L’altro era muto. L’una era donna. L’altro era cane. Così strettamente uniti, così immensamente divisi, si guardavano. Poi, con un salto Flush fu sull’ottomana e si accucciò là dove per sempre sarebbe stato il posto suo, da quel dì in poi – sulla coperta, ai piedi di Madamigella Barrett.”

Da quel momento, Flush rinuncia alla luce e alla Natura accontentandosi di brevi passeggiate lungo la ricca Wimpole Street, pur di starle accanto. Un rapporto simbiotico, totalizzante, che viene bruscamente interrotto dall’entrata in scena di un terzo, inaspettato, attore: Robert Browning, anch’egli affermato poeta, che si innamora di Elizabeth Barrett e inizia a corteggiarla. Un nemico da cui guardarsi, un intruso da provare ad annientare, prima di essere sostituito irrimediabilmente nel cuore della sua padrona. Ecco così che Flush – e noi con lui – scopre l’odio e la gelosia, fino a capire che quando non è possibile sconfiggere il nemico, l’unica soluzione è farselo amico. Attraverso i sentimenti canini di Flush, Virginia Woolf ci offre così una descrizione puntuale e spietata dei nostri sentimenti umani:

“Due volte Flush aveva fatto il possibile per uccidere il suo nemico; due volte il colpo era fallito. E perché mai gli era fallito? si domandava ora. Perché amava Madamigella Barrett. Guardandola di sotto in su, sdraiata severa e taciturna sull’ottomana, seppe allora che avrebbe dovuto amarla per sempre. Certe cose non sono semplici, ma complesse. Mordendo il signor Browning, Flush mordeva anche lei. L’odio non è odio soltanto; l’odio è anche amore.”

La storia d’amore tra Elizabeth Barrett e Robert Browning si dipana ai nostri occhi filtrata dallo sguardo di Flush, che osserva il mondo ad altezza di cane: gli incontri tra i due, il matrimonio segreto e infine la fuga in Italia. Non mancano neanche i colpi di scena a tenerci  con il fiato in sospeso: il rapimento di Flush da parte di una banda di malviventi che Elizabeth fronteggerà con grande coraggio è in realtà la scusa adottata dalla Woolf per fornirci un ritratto degli slums della Londra vittoriana così vivido e fedele come non se ne leggevano dai tempi di Charles Dickens, e la descrizione della putrida stanza in cui Flush viene segregato per giorni è il divertito omaggio della Woolf allo scrittore e alla tana di Fagin nel suo Oliver Twist.

Notevole anche il contrasto tra le umide, buie, fredde vie di Londra e la luce, il calore e la libertà delle strade di Pisa e Firenze – dove i Barrett Browning si trasferiranno insieme a Flush dopo il matrimonio – a cui corrisponde la trasformazione interiore ed esteriore di tutti i personaggi, che troveranno una nuova vita al sole dell’Italia.

Flush: biografia di un cane non è solo la celebrazione dell’amore tra un cane e il suo padrone, ma è un vero e proprio gioiello, sconosciuto ai più e passato sempre in sordina nei libri di letteratura inglese, in cui Virginia Woolf gioca abilmente a cavallo tra biografia e romanzo, verità e finzione, per regalarci, dietro uno sguardo divertito e apparentemente leggero, un’analisi puntuale della società inglese di metà Ottocento con le sue contraddizioni, le stridenti differenze sociali, le limitazioni alla libertà delle donne e le ossessioni tipicamente vittoriane a cui non sembra esserci altra soluzione che la fuga.

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