Fiore di roccia – Ilaria Tuti

Titolo: Fiore di roccia
Autore: Ilaria Tuti
Pagine: 242
Prezzo: Euro 18.80

 

“Ricordati che quelli che qui riposano si sono sacrificati anche per te”. Questa scritta solenne sovrasta il Tempio Ossario di Timau in Friuli. Qui giacciono 1626 alpini, fanti e bersaglieri, eroi del Pal Piccolo, morti fra quelle aspre e aguzze montagne durante la Prima Guerra Mondiale. Insieme a loro, anche il corpo di Maria Plozner Mentil, giovane madre colpita da un cecchino austriaco il 15 febbraio del 1916 durante una sosta alla Casera Malpasso e morta quella stessa notte. Maria è il simbolo delle Portatrici, unica donna nella storia italiana a cui sia stata intitolata una caserma.

Ed è il tema potente della memoria che spinge Ilaria Tuti a raccontare una  vicenda che mai andrebbe dimenticata: quella delle Portatrici, appunto, un gruppo di donne dall’incredibile coraggio che si arrampicarono per mesi sui monti della Carnia, la schiena curvata dalle gerle cariche di cibo, medicinali, granate e altri generi di necessità destinati agli alpini nelle trincee di montagna. Sotto il fuoco nemico – quello proveniente dalle trincee opposte e quello dei ‘diavoli bianchi’ i tremendi cecchini austriaci – si sacrificarono e morirono per uomini sconosciuti in nome della patria e della libertà. Lo fecero odiando la guerra, la morte, l’agonia propria e di quei giovani combattenti, sia compatrioti che nemici. Senza un lamento o una protesta, senza risparmiarsi.

Partendo dunque da una storia vera, quella di Maria Plozner Mentil, la Tuti ricostruisce e romanza un mondo ormai scomparso. A narrarlo in prima persona è Agata Primus abbandonata dai fratelli Giovanni e Tommaso,  spariti chissà dove, a prendersi cura da sola del padre malato, della casa e delle poche bestie rimaste. Agata lo fa con fermezza e amore, con una determinazione senza speranza perché da un lato la guerra incombe spietata e dall’altro sa bene che suo padre non tornerà mai più a essere quello di una volta. L’uomo meraviglioso che la portava nei boschi e le insegnava a rispettare animali e natura. Eppure:

 

“…nell’inverno della vita, sacra è la presenza che si prende cura della dignità umana.”

 

Insidiata dal ricco e folle Francesco Maier, compresa e protetta dal parroco di Timau don Nereo, la giovanissima Agata si destreggia come può lesinando il cibo a se stessa per nutrire il padre, andando talvolta a caccia nella speranza del magro bottino di un leprotto. Intorno a lei la natura immemore e perfetta. In sottofondo, l’eco tremenda delle esplosioni lassù, nelle trincee di alta montagna. Finché un giorno, proprio don Nereo dal pulpito della chiesa, chiederà ad Agata e alle altre donne del paese se sono disposte a fare ciò che né i soldati né i muli riescono a fare: portare in zona di guerra, arrampicandosi lungo sentieri impervi, ciò di cui gli alpini hanno bisogno. Accetteranno tutte e avrà così inizio la più incredibile prova di solidarietà, coraggio e abnegazione alla quale mai sia stato chiamato un gruppo di donne mentre noi lettori incontreremo il capitano Colman, il dottor Janes, il cugino di Agata, Amos nonché le compagne Viola, Caterina, Maria e Lucia. Vivremo la loro avventura, sentiremo il peso delle gerle sulla schiena, il dolore delle cinghie che segano la pelle, il respiro mozzo per la fatica della salita e l’altitudine, l’iniziale alterigia di alpini e ufficiali verso queste rudi contadine senza paura di fronte alle quali non sanno, in realtà, come comportarsi. Storia, dunque, con la esse maiuscola, ma anche alcune storie d’amore nelle quali finiremo con l’imbatterci:

 

“È il grandioso disegno di Dio. Nasciamo e moriamo per un gioco di coincidenze. E, nel mezzo, soffriamo e amiamo.”

 

Ma soprattutto un grido potente contro l’inutilità e la follia della guerra.

Se finora conoscevamo la Ilaria Tuti scrittrice di gialli, con Fiori sopra l’inferno e Ninfa dormiente, protagonista l’atipico commissario Teresa Battaglia, con Fiore di roccia l’autrice si laurea a pieni voti sapiente narratrice di una vicenda che premia le donne. Non perché le pone al pari degli uomini, ma perché le riveste di una dignità e di una forza morale e materiale unica e inarrivabile.

Per finire, suggerisco a chi leggerà questo struggente romanzo di cercare su Google Map i luoghi in cui si svolge e le foto di trincee e casematte ancora esistenti e restaurate. Credo che solo allora vi renderete conto a pieno di cosa devono aver vissuto cento anni fa coloro che quella guerra hanno combattuto e di quale importanza sia stato il ruolo delle Portatrici friulane.

 

 

 

 

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