Figlie del mare – Mary Lynn Bracht

Titolo: Figlie del mare
Autore: Mary Lynn Bracht
Data di pubbl.: 2018
Casa Editrice: Longanesi
Traduttore: K. Bagnoli
Pagine: 372
Prezzo: 18,60 €

La vicenda si apre nel 1943, nella Corea occupata dal Giappone. Hana ha sedici anni ed è pescatrice subacquea, una haenyeo, come sua madre e sua nonna prima di lei. Sapersi immergere nelle acque del mare è un  antico rito che si trasmette di madre in figlia, ed è una garanzia di autonomia ed indipendenza economica per le donne. Le pescatrici sono donne fiere e coraggiose, dedite per tutta la vita a un’attività preclusa agli uomini. Hana ha un’amatissima sorella minore, Emi, con cui presto condividerà le acque del mare che lambiscono l’isola di Jeju, la loro casa. Ma tutti i sogni della ragazza si infrangono nel giorno in cui, salvando la sorellina, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove verrà imprigionata in una casa chiusa gestita dall’esercito. Qui conoscerà dolore, soprusi e violenze di ogni genere, diventando suo malgrado una schiava sessuale. Ma una figlia del mare non si arrende e Hana, anche se l’orrore delle sue giornate sembra annientarla, sogna ancora di tornare libera.

Nella Corea del Sud del 2011, Emi è ormai ottantenne. I suoi figli vivono una vita serena e il suo paese è finalmente in pace, ma Emi non è riuscita ad alleggerire la sua coscienza dal peso del sacrificio della sorella. Emi non può dimenticare, e benché siano passati troppi anni, non smette di cercare Hana.

“Vergogna era una parola pesante per Emi. Le feriva le orecchie. La vergogna che provava aveva radici profonde e non aveva niente a che fare con la prostituzione forzata della sorella. Era qualcosa di più grande ed era diventata una parte di lei che non sarebbe mai scomparsa. La sua vergogna era il suo han: vergogna perché era sopravvissuta a due guerre mentre altri intorno a lei avevano sofferto ed erano morti, perché non aveva mai chiesto giustizia, e perché aveva continuato a vivere senza aver mai davvero capito lo scopo della sua vita.” (p 252)

Figlie del mare racconta una pagina triste e dolorosa dei crimini di guerra, quella delle “confort women”, donne rapite e costrette a subire quotidianamente stupri, violenze gratuite e soprusi. La schiavitù sessuale è uno degli orrori della guerra, e quella perpetrata dall’esercito giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale è stata a lungo taciuta, per la vergogna delle vittime, il senso di colpa dei carnefici e la mancanza di volontà del Giappone di affrontarne la responsabilità. Questo romanzo aiuta a far luce su questo crimine atroce raccontando che cosa hanno dovuto sopportare le donne: Mary Lynn Bracht è riuscita a dare voce alle oltre 200.000 presunte donne che sono state strappate dalle loro case, violentate, picchiate per anni e anni dal regime giapponese in Corea.
Una storia toccante e tragica, che porta il lettore ad un profondo livello di vicinanza con i personaggi: soffriamo per Hana, ci commuoviamo per le sue sfortune e ci appassioniamo al suo coraggio e al suo grande amore per la sorella. Figlie del mare è un libro davvero emozionante, capace di colpirti allo stomaco e di tenerti incollato alle pagine, un libro che ti spinge a riflettere sulla brutalità della guerra e che inevitabilmente ti porta ad chiederti come sia possibile che l’essere umano arrivi a compiere simili atrocità.

 

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Chiara Barra

Se dovessi partire per un’isola deserta, e potessi portare con me soltanto un libro...sarebbe un’ardua impresa! Come immaginare la vita senza il mistero di Agatha Christie, la complessità di Milan Kundera, la passione di Irène Nemirovsky, l’amarezza di Gianrico Carofiglio, il calore di Gabriel Garcia Marquez, la leggerezza di Sophie Kinsella (eh sì, leggo proprio di tutto, io!). Ho iniziato con “Mi racconti una storia?” e così ho conosciuto le fiabe, sono cresciuta con i romanzi per ragazzi che mi tenevano compagnia, mi sono perdutamente innamorata dei classici...che ho tradito per i contemporanei (ma il primo amore non si scorda mai)!

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