Autore: AA. VV.
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Iperborea
Genere: Fiabe
Traduttore: Bruno Berni
Pagine: 192
Prezzo: 15,00
C’era una volta, tanto tempo fa, un paese lontano lontano, candido di neve, nelle cui foreste incantate si intrecciavano le vicende di principesse da sposare, giovani cacciatori coraggiosi, giganti pronti a fare prede e orchi un po’ goffi e facili da raggirare. E’ questa l’atmosfera magica e imprevedibile di Fiabe lapponi, racconti che ci trasportano nei paesi scandinavi, nei boschi innevati tra corse con le slitte e misticismo antico, in un mondo in cui cacciatori e pescatori sfidano gli spiriti della terra in cerca di fortuna, attraversando sugli sci laghi ghiacciati per salvare una ragazza e ottenere come premio il regno.
Primo volume di una serie che la casa editrice Iperborea dedicherà alle fiabe scandinave, Fiabe lapponi è una raccolta che attinge alle prime antologie scritte nell’Ottocento, quando gli studiosi europei riscoprirono il valore culturale del folklore. I miti e le leggende del popolo Sami, cacciatori e pescatori nomadi che grazie al racconto orale tramandavano le proprie tradizioni, sono state fondamentali per rafforzarne identità culturale e linguistica. Veniamo così a conoscenza delle figure mitologiche del popolo lappone: gli Stallo, orchi un po’ creduloni, la Gieddegæš-galggo, una sorta di fata madrina, l’Acceš-ædne, la troll malvagia…nelle storie della tradizione orale la fantasia si combina con la realtà di tutti giorni, con la quotidiana fatica di procurarsi il cibo, con la difficoltà di muoversi in un territorio impervio, dagli spazi ampi e selvaggi.
Ritroviamo i temi ricorrenti tipici del racconto orale, trasformazioni, magie, prove da affrontare, lunghi viaggi…ma la morale delle storie è spesso amara. Una saggezza antica, a volte aspra come l’ambiente nel quale ci si muove, emerge infatti come insegnamento da questa raccolta antologica: dure lezioni che la natura ha impartito ai popoli dell’estremo Nord e che ci regalano qualche crudo colpo di scena, severe punizioni e, di frequente, l’assenza del rassicurante finale “e vissero tutti felici e contenti” al quale siamo abituati. “Si liberarono così del cattivo Stallo, anche se la ragazza pianse a lungo. Ma non c’era più niente da fare: dovette rimanere coi suoi genitori ed essere obbediente” (p. 52): finisce così la storia d’amore tra un orco Stallo e una fanciulla, che i genitori allontanano dall’amato. Ma non c’è spazio solo per la crudezza: nei racconti non mancano l’amore, ragione principale del peregrinare degli eroi, l’amicizia, il senso della famiglia, la voglia di sognare e di credere in una vita migliore. E non manca infine il gusto della narrazione e la voglia di raccontare l’umanità, nei suoi piccoli grandi gesti quotidiani, con un tocco di ironia e di saggezza.