ElzeMìro – Ciò che la Pomodòra rispose al Disessènti

                       Auto sacramental-infernale con musica celestiale

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                                                                                           Francisco Goya – Saturno che divora i suoi figli

Silenzio. Buio. Su dal silenzio ràpido affiora il walzer nummer zwo del Sciostakovic’ e, dal buio alla superficie d’una penombra barocca, lento lento emerge lo spazio di una scena, nuda, con l’eccezione di una seggiola da bàlia; scenografia nessuna e tuttavia all’occhio attento balénano intangibili pieni, insondabili vuoti; lontano sul nero dello sfondo s’intravede sì e no l’insieme dei musicanti. Tra luci e ombre, nel suo abito da sera d’indecidìbile taglio, s’aggira elegantissimo il Disessènti; sorseggia del vino rosso rossìssimo da una coppa lampante. Due valletti secchi alti e vecchi, introducono la Pomodòra, tre volte gravida in salopette, infradito e maglietta; sguardo e dita incollati al suo telefono; i valletti la costringono alla seggiolina, quindi scompaiono. Un’eco polverosa amplifica musica e indecifrabili lontanissimi rumori. Di colpo

Disessènti (dolente) 

Capite che il mio ruolo qui al cospetto della vostra offensiva pochezza è smisurato….sicché

Dìrndl del telefono; un occhio obliquo al Disessènti, la Pomodòra diteggia

Pomodòra(forse minacciosa)

Sicché sacche secche

Disessènti(c.s.)

Tacete parlo io….angelo degli incarichi rivoltanti e impietosi mi pesa trovare domande per un titolo impudente….proiettile a carica cava d’ineffabile stupidità

Pomodòra 

Sì le perle di mammà

Disessènti 

Informe….sgrammaticato

Pomodòra 

Nastro non verde non giallo ma rosso…. pane secco pane posso non posso… sempre fatto così ed eccomi qui  

Disessènti

A fulminar la sintassi all’estremo suo paradosso….nel ritratto ready made dall’aureola di bienfaisante infantine che vi pitturate affiora al contrario una donna barbuta con occhi e cervello di gransèola cui il carapace stia largo….Voi le parole sfregiate….vùlnerant omnes ultima nécat1 ….fate fuori l’ombra di Flaubert…. il cammino che vi si ritira sotto i piedi non è di Compostela  

Pomodòra

Me mi pare però ganzo2….il mio ultimo romanzo 

Disessènti

Ultimo mai…. sempre un miserabile altro a seguire

Pomodòra

Era una donna dopotutto la mamma di Gesù….sper’in ch’è assurdo cred’in ch’è sordo e non ricordo

Disessènti

Credere è sinonimo autoreferenziale….…. sperare né atto né fatto…. Non  crea chi procrea

Pomodòra

Mia madre è il mio modello….anche di sabato andava alla messa….o che bello ma che bello che bello…. là dove l’ho messa tra i sentimenti….tratrasaliménti tratrà tradimenti….Panna cotta e frutti di bosco contenti.

Ùlula spalancandosi un baratro, ne esala una bruma cupa che avvolge e inghiotte la Pomodòra. Il baratro si richiude di schianto. La luce e il Disessènti evaporano. Sopravvive la musica. Sopravviene il tragico.

 https://www.youtube.com/watch?v=mmCnQDUSO4I

1 tutte feriscono l’ultima uccide, motto riferito alle ore e attribuito a Seneca il vecchio;  spesso riprodotto sul quadrante delle meridiane. 

2 agg. fiorentino per  furbo, in gamba, bello. Come sostantivo, ganzo/a = amante.

BA 10

Pasquale D'Ascola

P. E. G. D’Ascola Ha insegnato per 35 anni recitazione al Conservatorio di Milano. Ha scritto e adattato moltissimi lavori per la scena e per la radio e opere con musica allestite al Conservatorio di Milano: Le rovine di Violetta, Idillio d’amore tra pastori, riscrittura quet’ultima della Beggar’s opera di John Gay, Auto sacramental e Il Circo delle fanciulle. Suoi due volumi di racconti, Bambino Arturo e I 25 racconti della signorina Conti, e i romanzi Cecchelin e Cyrano e Assedio ed Esilio, editato anche in spagnolo da Orizzonte atlantico. Sue anche due recenti sillogi liriche Funerali atipici e Ostensioni. Da molti anni scrive nella sezione L’ElzeMìro-Spazi di questa rivista  sezione nella quale da ultimo è apparsa la raccolta Dopomezzanotte ed è in corso di comparizione oggi, Mille+Infinito

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