Autore: Emanuele Trevi
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Bloom, Neri Pozza
Genere: memoir
Pagine: 125
Prezzo: 15,00
Un anno fa, sulle pagine di questo blog, il nostro ottimo collega Nicola Vacca recensiva Due vite di Emanuele Trevi senza immaginare che questo libro avrebbe vinto, in modo più che meritato, il Premio Strega 2021.
Le due vite esaminate, condivise e narrate con amore da Trevi sono quelle di Rocco Carbone (1962-2008) e Pia Pera (1956-2016). Originario di Cosoleto in Calabria e valente scrittore lui, professoressa di letteratura russa, traduttrice dal russo e diarista lei, amici fraterni dell’autore, esseri umani diversissimi fra loro per carattere e aspirazioni di vita, uniti da un destino diversamente tragico nella loro morte precoce.
Un memoir dolce e malinconico, breve e intenso, pieno di una rara onestà intellettuale nel descrivere due esseri umani che molto hanno dato al mondo letterario e molto male hanno fatto a se stessi nella vita di ogni giorno. Eppure, nella parte finale delle loro esistenze sia Rocco che Pia sembrano, nelle parole di Trevi, aver trovato in qualche modo un equilibrio interiore, essersi almeno in parte riappacificati con le zone oscure delle loro anime. Per Rocco e il suo carattere tetragono e risentito, condito dalla malattia del vivere una vita avvolta nella sofferenza per cui persino un successo si tramutava ben presto in un doloroso fallimento:
“Non era mai contento di nulla. Nella storia mondiale della letteratura, è difficile immaginare qualcuno che abbia preso ogni aspetto del lavoro di traverso come Rocco,…” (Pag. 39)
E per la gentile, aerea e generosa Pia, l’aver dovuto superare le molte, troppe delusioni in amore che l’esistenza non le ha risparmiato:
“Nel fondo dell’anima di Pia, anche nei momenti più difficili e disperati, resisteva sempre una vocazione inestirpabile ad accudire, proteggere – esseri umani, animali, vegetali.” (Pag. 23)
Trevi ha parole sincere e meravigliose per entrambi, parole piene di quell’amicizia che neppure la morte può diminuire o cancellare. Li esamina e li critica senza mai giudicarli come immaginiamo, a ragione, avrebbe fatto loro viventi. E nel ricordarli, dona a questi amici amatissimi nuova linfa, spessore e concretezza.
“Perché noi viviamo due vite, entrambe destinate a finire: la prima è la vita fisica, fatta di sangue e respiro, la seconda è quella che si svolge nella mente di chi ci ha voluto bene. E quando anche l’ultima persona che ci ha conosciuto muore, ebbene, allora davvero noi ci dissolviamo, evaporiamo, e inizia la grande e interminabile festa del Nulla, dove gli aculei della mancanza non possono più pungere nessuno.” (Pag. 84)
Perché è da una reale mancanza di confronto, a mio parere, che questo volume nasce; dall’assenza, qui dovuta alla morte, di quel costante scambio di idee, sensazioni, emozioni e avventure condivise che ciascuno di noi intrattiene con chi possiede un peso nelle nostre vite e tiene stretta fra le mani la chiave dei nostri cuori e delle nostre menti. E se costoro vengono a mancare, il vuoto va colmato per la nostra e la loro salvezza.