
Autore: José Saramago
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Feltrinelli editore
Genere: Narrativa
Traduttore: Rita Desti
Pagine: 259
Prezzo: € 18,00
José Saramago oltre a scrivere romanzi riempiva da Lanzarote quaderni di appunti e di impressioni in cui dal quel grande genio della letteratura che è stato si esprimeva nel suo modo schietto, urticante e radicale sulle questioni della letteratura, della politica e del quotidiano.
Cinque erano fino a questo momento i quaderni pubblicati.
Finalmente in questi giorni vede la luce anche il sesto. Diario dell’anno del Nobel esce da Feltrinelli e lo ha ritrovato per caso la vedova del grande scrittore portoghese in uno dei computer di casa
Le pagine di questo libro riguardano il 1998, l’anno in cui Saramago vinse il premio Nobel.
Pilar Del Rio in una bella prefazione spiega al lettore i dettagli del ritrovamento. Ventuno anni dopo essere state scritte e diciotto dopo l’annuncio di Saramago che sarebbero apparse presto, le pagine di questo libro finalmente giungono a noi. Grazie a Pilar che le ha sottratte a quel limbo che è il disco rigido del computer.
Torniamo a Saramago e alla sua penna caustica. Lo scrittore, come sempre, usa la penna come un bisturi e la sua scrittura è una rasoiata netta che ferisce a morte il suo tempo, di cui Saramago è avversario critico radicale.
La letteratura, il ruolo dell’intellettuale, la politica, la dimensione sociale dello scrittore. Questi alcuni temi che troviamo sfogliando le pagine di Diario dell’anno del Nobel.
Saramago straordinario inattuale che affonda il suo pensiero nella carne viva che sanguina del proprio tempo alla deriva in una crisi che da economica sta diventando morale e che ci sta conducendo verso un coma irreversibile.
In un appunto del 29 marzo scrive: «Ormai viviamo nel tempo del “pensiero zero” che è peggio del “pensiero corretto”. Se ci sono persone che pensano? Non ne dubito. Semplicemente nessuno presta loro attenzione».
Saramago scrive per pugnalare e le sue considerazioni non hanno nessuna intenzione di fare prigionieri.
Lo scrittore affonda la penna nel suo tempo e con ogni parola scortica la superficie della terra. Scrive per andare a fondo nel malessere e nel disagio nel quale siamo precipitati.
«La stessa schizofrenica umanità – scrive il 10 dicembre 1998 – che è capace di mandare su un altro pianeta delle apparecchiature per studiarne la composizione delle rocce assiste con indifferenza alla morte per fame di milioni di persone. Di questi tempi è più facile arrivare su Marte che al nostro simile».
Le parole di Saramago sono nette e non concedono scampo. Come nei suoi romanzi anche nelle pagine dei Quaderni lo scrittore è lucido e disincanto testimone del pessimismo della ragione in cui l’umanità è finita e dei tempi bui che annunciano la sua probabile estinzione.
Nel discorso letto davanti all’Accademia Svedese in occasione del premio Nobel per la letteratura Saramago della sua scrittura attraverso i personaggi che ha creato e sottolinea che lui non sarebbe diventato scrittore senza la loro voce. Una grande lezione di umiltà di uno scrittore che è diventato un grande genio della letteratura. I suoi maestri di vita sono i suoi personaggi che gli hanno insegnato il duro mestiere di vivere.
Diario dell’anno del Nobel è un libro – testimonianza di uno scrittore che ha servito le parole, con la convinzione che le parole dicono sempre più di quanto immaginiamo, e se non sembrano dirlo in un determinato momento, è solo perché non è ancora arrivata la loro ora.
«Se una parola serve, la mia parola è vostra», scrive Saramago il 14 marzo 1998.
Grazie ancora maestro perché le tue parole oggi sono ancora qui con noi e ci aiutano a servire la vita e la letteratura, che non cambia il mondo, ma tu ci hai insegnato che esistono ragioni infinte per credere che un semplice libro possa trasformare la vita di una persona.