Autore: Riccardo Sedini
Casa Editrice: Fratelli Frilli Editori
Genere: Noir
Pagine: 128
Prezzo: 9,90 €
Quando Dario Toso, ex giornalista ora blogger, protagonista del noir “Delitto al Crusôn” di Riccardo Sedini, si muove per Sale, paese dell’Alessandrino, il lettore si muove con lui. Incontra le persone che incontra lui, respira l’aria che respira lui, riesce quasi a immedesimarsi in quell’uomo con la pipa e l’inseparabile cane Freccia al fianco che “inciampa” in un orrendo delitto durante una passeggiata serale. E che da quell’orrendo delitto sembra quasi chiamato, tanto il fatto e i suoi contorni lo attirano in un’indagine che tiene sempre e costantemente sul filo del rasoio.
“Il corpo di una donna giaceva riverso nel fossato. Era privo di abiti e la testa era quasi staccata dal tronco. Dario non era un tipo impressionabile. Aveva già visto morti violente e gente che si era sparata in bocca con un fucile facendosi esplodere mezza calotta cranica. Quello che notò subito fu che era legata in modo particolare. Un metodo che pochi utilizzavano. Era stata incaprettata con del fil di ferro sottile che aveva quasi finito di decapitarla. Il volto era sfigurato e i topi avevano fatto il resto”.
Presidente dell’associazione culturale Giallomania e “scopritore” spesso di nuovi talenti del noir italiano, oltre che organizzatore di festival letterari del giallo, Riccardo Sedini si mostra qui autore di un romanzo che non incolla alle pagine giocando su scene “impattanti”, ma avvolgendo in un ritmo che non ti lascia scampo, seppur nella sua pacatezza di svolgimento. Le descrizioni scorrono quasi lente, eppure è proprio in questa “calma apparente” che sta la tensione costante del romanzo.
Burbero, quasi “orso”, questa sorta di “alter ego” dell’autore, nel quale si riconoscono i tratti somatici, gli atteggiamenti, i vissuti, di Sedini stesso, riesce a far affezionare al personaggio chi legge, che si ritrova veramente dalla sua parte nel suo incedere nell’indagine nella quale si lascia trascinare per capire che cosa sta realmente dietro l’omicidio di una giovane straniera trovata barbaramente uccisa in un luogo di Sale.
Per ammissione dell’autore stesso, non solo i luoghi, ma anche i personaggi che si incontrano nel libro, anche se talvolta con nomi cambiati, sono in gran parte realmente esistenti. A qualcuno Sedini lascia addirittura il nome reale, particolare che da una parte rende l’ambientazione ancor più realistica, dall’altra suona veramente come una dedica a persone a cui è affezionato.
E la curiosità che ti accompagna pagina per pagina non è tanto cercare di scoprire chi possa essere l’assassino, ma la presa di coscienza che il male, la crudeltà, ti abita vicino, quasi lo conosci, eppure rischia di sembrare lontano, appartenente ad altro e ad altri. Così che anche la ricerca del capro espiatorio più semplice da trovare, anche se non c’entra nulla, possa preservare da una verità pesante. Finché con questo male non ci si scontra direttamente. E mentre questo appare in tutta la sua crudezza, la sensazione che lascia la scoperta è quella dell’impotenza nella quale troppo spesso ci si sente, a volte anche per paura, ingabbiati.