Il pienone al Festivaletteratura di Mantova risulta come una delle poche gioie in un mondo in crisi come quello dell’editoria, crisi che si evolve parallelamente allo sviluppo di una cultura digitale che l’editoria libraria non riesce a capire. Da qui una riflessione sul salvataggio di un mondo che ai più delle nuove generazioni risulta sconosciuto e per cui va scoperto il velo. Dal fenomeno del self-publishing arrivano delle dritte che possono migliorare la situazione del mondo editoriale. Il self-publishing può per prima cosa introdurre, o insegnare, il pluralismo, suo principale tratto caratteristico. Il self-publishing nasce dall’esperienza open source di Bob Young, canadese che nel 2002 fonda un’azienda di nome Lulu che accusa un’editoria troppo burocratica lenta e complessa. Per Young tutti devono avere l’opportunità di pubblicare un libro e sta ai lettori decretarne successo o insuccesso. Seconda idea da ereditare è quella della rete come luogo di emersione. Gli utenti della rete possono creare uno scouting collaborativo per un processo che faccia emergere sempre più autori, libri e fenomeni culturali più interessanti. Una collaborazione aperta tra lettori, scrittori, autori affermati e chiunque abbia intenzione di mettersi in gioco, in modo tale da poter essere informati in questo modo sull’uscita di un buon libro piuttosto che da Amazon. Accanto allo scouting collaborativo il self publishing propone di far tornare gli autori a “sporcarsi le mani” per determinati lavori. Spesso chi fa self publishing non può permettersi di pagare qualcun altro per una campagna di promozione e produzione. Spingere gli autori a ricominciare a farlo da se può rivelarsi un’esperienza interessante per uno scrittore specie se già affermato. Chi sa scrivere, alla fine, sa anche raccontare e chi sa raccontare è capace allo stesso modo di vendere la propria opera meglio di chiunque altro e sarà questa l’unica vera arma degli scrittori da poter usare contro i poteri forti.
E così ritagliarsi un ruolo in quello che già alcuni chiamano Slow web che non porta al superamento del concetto di flusso ma si pone accanto ad esso, proprio lì dove il libro potrebbe recuperare un proprio spazio. L’alternativa, per il mondo del libro, è la prigione dorata del monopolio di Amazon così perfetto e ben strutturato che ad alcuni potrebbe apparire terribilmente noioso.
Fonte: l’ Espresso