Gli scenari editoriali sono in continuo mutamento. Dopo tanti segni meno, quest’anno fanno notizia anche dei segni positivi. Alfieri Lorenzon, Direttore AIE (Associazione Italiana Editori), ci propone uno sguardo sull’attuale panorama editoriale italiano, indicando le linee guida da seguire per cercare uno spazio vitale in quello che si sta dimostrando il più delicato dei settori culturali, quello libraio.
Iniziamo col fare il punto della situazione: come sta andando il mercato editoriale nel nostro paese? Possiamo scorgervi una ripresa?
Quest’anno, per la prima volta dopo tanti anni, i segni “meno” si attenuano, ma (accidenti!) in Italia legge ancora troppa poca gente. I settori che stanno registrando ottimi dati positivi sono: l’editoria per ragazzi (con un +5,9% nel 2014), il mercato digitale e l’e-book in particolare (+26,7% nel 2014) ed infine l’export che continua ad aumentare. Cresce costantemente la piccola editoria, segno che il mondo editoriale sta cambiando. Per il resto il 2014 è ancora un anno di segni meno: si restringe il bacino di lettori (-3,4%, sono 848 mila in meno), si conferma l’andamento negativo nel numero di titoli pubblicati con un -3,5%. Diminuiscono i libri letti su carta, ma aumentano quelli in formato digitale. In generale rimane un anno di segni in negativo, da interpretare, però, con attenzione perché dietro ad essi si legge la grande trasformazione che il settore sta attuando da solo.
La crisi della filiera editoriale, che ha coinvolto librerie, editori e distributori, in quale modo ha influenzato le strategie comunicative ed i processi produttivi?
Non credo che la crisi abbia cambiato la maniera di produrre. La capacità innovativa di produrre in maniera diversa era già in atto prima. Faccio un esempio: l’e-book esisteva già ben prima della crisi, solo che si tende a considerarlo un suo prodotto, ma così non è. Gli editori hanno sempre posseduto l’abilità, non solo di rinnovarsi, ma di creare le nuove tendenze: pensiamo al codice ISBN, ebbene forse pochi lo ricordano, ma è nato con l’editoria; adesso ci si comprano anche le patatine, ma una volta era solo per i libri. Lo stesso vale per il commercio online, che deve la sua nascita grazie al commercio dei libri. Tutto questo per dire che gli editori hanno sempre avuto voglia di cambiare e innovare, investendo anche molto nei loro progetti, credendoci senza paura di rischiare. Non solo, è stato proprio grazie a queste iniziative che in alcuni casi si sono create vere e proprie tendenze a livello globale, come poco fa citavo.
In questo momento sono convinto che gli editori stiano cercando la propria strada, sfruttando al massimo tutto ciò che la tecnologia mette a disposizione. Fermo restando che la battaglia si fa non su quanto produci, ma su ciò che produci: la qualità deve rimanere la priorità.
I dati confermano che in Italia ogni anno il numero di lettori è in costante calo: quali sono secondo lei le possibili cause?
Il tema della lettura è complesso ed è legato allo sviluppo del paese. Da poco è uscita la notizia riguardante manager e ministri italiani che leggono poco e purtroppo non si tratta di una vera novità. Ahimè, la scarsa lettura avrà, probabilmente, delle ricadute nella dimensione sociale: meno si legge, meno si sa e più difficile sarà avere capacità di propulsione nel mettersi in gioco e creare qualcosa di positivo. Leggere significa conoscere e saper dare un impianto di sviluppo per questo paese.
Un dato positivo, però, esiste: i “non lettori”, ossia i genitori che hanno smesso di leggere, per i propri figli spendono tanto in libri; tanto è vero che il reparto per bambini è l’unico che cresce e che ha raggiunto quasi il 20% del mercato libraio. Tutto questo significa che il libro è una cosa apprezzatissima, ma non è abbastanza frequentata, ed è un vero peccato. La lettura può sicuramente insegnare, ma ritengo che sia principalmente un piacere, una cosa bella, soprattutto per la sua capacità di essere condivisa con altre persone.
Per quanto riguarda l’editoria indipendente, considerando anche il grande successo della fiera nazionale “Più libri più liberi” dedicata alla piccola e media editoria, possiamo parlare di una sua crescita?
Noi di AIE siamo grandi tifosi dei piccoli e medi editori, come di tutto il mondo editoriale. Le librerie indipendenti, in tutte le rilevazioni fatte sia nella prima che nella seconda parte dell’anno, stanno andando abbastanza bene. Se si va a vedere la composizione degli editori che hanno partecipato a “Più libri più liberi”, si noterà che tra questi ve ne sono alcuni che sono stati tra i più bravi quest’anno, in rapporto all’intero mercato editoriale: il loro successo si deve soprattutto alla capacità di innovare e sperimentare. Si tratta di editori che sono nati con piccole case editrici e che adesso tanto piccole non sono. Per rispondere alla domanda, sì, sicuramente si può parlare di una forte crescita dell’editoria indipendente.
Come si prospetta il futuro del mondo editoriale?
Il futuro dell’editoria è continuare a investire sulla qualità e sulla diversità perché non si può mai sapere in anticipo cosa potrà diventare un bestseller, dunque non ci si deve precludere nessuna strada, anzi, la sfida è riuscire a praticarne sempre di nuove. Il presupposto è non aver paura delle sperimentazioni e tenere duro, perché solo con l’originalità e la propositività potremo pensare di avere un futuro di successo. Questi, d’altronde, sono gli ingredienti che ci hanno permesso di uscire dalla più grande crisi editoriale della storia, la capacità di proporre progetti sempre innovativi si è dimostrata vincente, di conseguenza rimango fiducioso.
La cosa importante è creare innovazione, gestirla, viverla e non subirla.
Ci parli dei progetti che AIE ha in cantiere per il prossimo anno: quali saranno i temi caldi del 2016?
Innanzitutto AIE continuerà a portare avanti l’impegno di fare “Più libri più liberi”, la fiera nazionale per i piccoli e medi editori, perché ci teniamo in particolare maniera e perché questi editori se lo meritano per il grande lavoro che ogni giorno svolgono, anche con fatica. Sicuramente parteciperemo alle più importanti fiere internazionali, portandoci dietro il più alto numero di editori, autori e disegnatori italiani, per farci conoscere, riuscire a vendere i nostri diritti e restituire il prestigio che la nostra editoria merita. Lavoreremo in modo tale che il “Salone del Libro” di Torino continui ad essere un’importante vetrina per autori ed editori italiani. Ci piacerebbe che il governo, che dovrebbe avere una funzione sociale, mettesse il Centro per il Libro in condizione di lavorare meglio. Dire “Dovete leggere perché così sarete migliori” è sicuramente inefficace e non è così che si spingono le persone a leggere: una politica progettuale, che possa durare negli anni, di promozione della lettura per fare del libro un oggetto inserito nella vita quotidiana di tutti gli italiani, questo è ciò in cui crediamo.