Contro il giorno della memoria – Elena Loewenthal

Titolo: Contro il giorno della memoria
Autore: Loewenthal Elena
Casa Editrice: Add editore
Genere: saggio
Pagine: 93
Prezzo: 10.00 €

Certamente il titolo è inequivocabile. A prima vista fa addirittura storcere il naso, quasi a suggerire una certa stonatura che il cervello fatica ad accettare. Eppure le argomentazioni di Elena Loewenthal, pagina dopo pagina, paiono chiare e nette, senza nessun interesse ad andare controcorrente per il semplice gusto di farlo. Viviamo in una società, quella italiana, in cui l’atteggiamento politically correct domina spesso incontrastato, soffocando ogni possibile accezione a ciò che si ritiene intellettualmente inviolabile.

Il Giorno della Memoria è, per l’autrice, uno di questi: “la violazione peggiore, quella più grave e sicuramente gravida di conseguenze, è quella di considerarlo come l’occasione di un tributo, un postumo e ovviamente simbolico risarcimento. Il Giorno della Memoria riguarda tutti, fuorché gli ebrei che in questa storia hanno messo i morti. Che non l’hanno ispirata, ideata, costruita e messa in atto. Che non l’hanno neanche vista in fondo: ci sono precipitati dentro”.

Questo è il punto di partenza che il libro sceglie per spiegare le proprie ragioni riguardo ad una presa di posizione così forte, evidentemente contraria a quella comune. La ricorrenza in questione, a cui si lavora alacremente ogni anno, travisa alcuni significati storici fondamentali. Innanzitutto il fatto di non allargare la commemorazione all’umanità intera ma confinandola, al contrario, all’interno di una comunità specifica i cui membri “non hanno necessità che qualcuno dica loro di ricordare, perché quella storia ce l’hanno scritta addosso”. Il 27 gennaio del 1945, infatti, i soldati dell’Armata Rossa s’imbatterono per caso davanti ai cancelli di Auschwitz, scoprendo gli orrori contenuti all’interno e svelandoli per la prima volta al resto del mondo: per l’autrice è fondamentale tenere costantemente l’attenzione sugli occhi di quei soldati perché “quella storia è di tutti fuorché degli ebrei. Soprattutto dell’Europa che ha prodotto e assistito ai rastrellamenti, alle deportazioni, alle camere a gas, alle fucilazioni di massa”.

Il secondo punto da chiarire è quello per cui si considera l’evento tragico della Shoah come responsabile della nascita dello stato ebraico: “Potrà sembrare assurdo ma l’ebraismo è assente dalla Shoah. E’ certamente segnato dall’assenza che la Shoah ha creato, dal vuoto lasciato da sei milioni e più di vittime. […] Auschwitz non ha nulla a che fare con l’identità ebraica perché è la sua negazione.”

Il Giorno della Memoria, per Elena Loewenthal, è diventato in Italia un’esuberante occasione per mettere in scena una massa enorme di mostre, dibattiti, incontri, cerimonie e manifestazioni, tutte volte a ingrassare la cosiddetta – civiltà eventuale -: “quella cioè dove le cose si fanno se c’è l’evento. Tutto ruota intorno ad esso, dalla campagna pubblicitaria alla sensibilizzazione civile”. Il Giorno della Memoria diventa così, a causa delle moltissime e sempre inedite forme con cui viene realizzato, un fenomeno sociale autonomo che riguarda più il presente che il passato. L’autrice, infine, evidenzia il fatto che esso non dovrebbe rappresentare un omaggio agli ebrei, un risarcimento per quello che hanno subito o, ancor più grave, un motivo per accusarli di aver costruito sopra un universo con cui ottenere benefici o generare un senso di colpa altrui.

Si tratta, per concludere, di un libriccino carico di pregnanti teorie che fanno riflettere sul modo di intendere e riconoscere un evento ormai trasfigurato dalla contemporaneità. Il suo obiettivo, però, rimane assai chiaro: “le pagine sono il tentativo di capire perché il Giorno della Memoria mi disturba, così come è articolato oggi. E anche il tentativo di provare a immaginare la memoria in un modo diverso. A scendere a patti con il silenzio, che a dispetto della ricorrenza diventa una tentazione, un bisogno, un auspicio. Scrivendo vorrei dare un senso allo stridulo attrito che sento tra la mia percezione della Shoah e quello che vedo e sento quando la si commemora. Come il gesso sulla lavagna quando il tratto è troppo brusco”.

Questa è una delle recensioni più difficili che abbia mai scritto. Un testo che farà certamente rumore per la sua coraggiosa camminata controcorrente, per i suoi toni aspri. Non importa se le tesi espresse sono giuste e condivisibili, sbagliate o forzate. Rappresentano, per me, le diverse tonalità di una voce fuori dal coro, quella che dovrebbe emergere, in questo paese, con più forza e senza timori reverenziali anche in altri ambiti.

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