Autore: Lemaitre Pierre
Casa Editrice: Mondadori editore
Genere: Romanzo
Traduttore: S. Ricciardi
Pagine: 453
Prezzo: 17.50 €
Difficilmente dalla copertina di un libro si può capire così tanto del suo contenuto. Eppure, Ci rivediamo lassù presenta tutto se stesso proprio in quest’immagine. Due persone, forse non esattamente due amici, stanno tranquillamente uno a fianco all’altro; uno con un sorriso appena accennato, l’altro col volto nascosto da una colonna. L’uomo raffigurato per intero ha il volto rilassato, senza pensieri, unico desiderio apparente avere solo il cielo sopra di sé, senza responsabilità e senza nulla di cui curarsi.
Albert ed Edouard si ritrovano a vestire i panni di due eroi tragici della Francia postbellica, che scoprirà troppo presto come essere vincitrice di una guerra logorante come la Prima guerra mondiale significa in realtà non aver vinto affatto. Non si contano i soldati senza niente alle spalle e senza un futuro a cui guardare, non si contano i danni alle città disastrate, non si contano i fantasmi che resteranno nelle menti delle persone per anni e anni. In mezzo a tutto ciò due semplici soldati, rimandati a casa con due soldi ed un cappotto che valgono meno di un semplice “Grazie”, vengono gettati dal loro superiore e dagli eventi in una terribile roulette fatta di morte, droga, corruzione, giochi di potere e di politica, nella soffusa luce di un noir estremamente coinvolgente. Una disavventura che sa ancor più di beffa, con l’inizio collocato nel Novembre 1918, a qualche giorno dall’armistizio. Eppure è da qui che parte il loro riscatto.
Ci rivediamo lassù racconta la trasformazione di due ragazzi che non chiedevano nulla di particolare alla vita e che si sono ritrovati al posto sbagliato nel momento sbagliato, ma che sapranno trarre vantaggio dal turbinio in cui sono capitati volgendo, non senza macchia, la situazione a loro favore, al punto da prendersi ciascuno una rivincita morale e materiale verso i padri e padroni che in quella mischia li hanno gettati.
Lemaitre, vincitore del prix Goncourt 2013, è uno straordinario pescatore. Cinquanta pagine in cui getta continuamente ami pieni di suspence, terrore, concitazione e, quando è sicuro che il lettore è ormai completamente immerso, smette di usare il presente, si butta nel passato e racconta una storia che per quanto incredibile è più che mai reale agli occhi di chi legge. “Di tutto ciò, naturalmente, mentre lo veglia e gli cambia la biancheria, Albert non sa nulla. Di una cosa però è sicuro: qualunque sia stata, l’orbita di Edouard Péricourt ha bruscamente cambiato traiettoria il 2 novembre 1918“.
Persino nelle descrizioni Lemaitre riesce a mantenere viva l’attenzione. Il racconto è così pieno di particolari, di eventi, che non si sente la necessità di quei dialoghi continui che solitamente ravvivano i romanzi più analitici. Passano 30 pagine tra quando Albert ruba una scatola a un corpulento greco e quando la deposita in casa, e vi assicuro, bisogna tornare indietro per capire quale sia la scatola in questione, perché nel frattempo si sono apprese così tante notizie che sembrano trascorsi anni e si è portati a guardare la cornice almeno tanto a fondo quanto si guarda il quadro.
Il ritmo è incalzante, travolgente, il linguaggio crudo come si conviene ai ceti che più sono coinvolti. I personaggi non si scoprono pian piano, ma vengono etichettati subito senza mezzi termini come cinici, arrivisti o, nel migliore dei casi, ingenui e sognatori. Ma attenzione, nessuna distinzione tra buoni e cattivi: si mischia tutta la razza umana mostrandone la gran quantità di vizi e le (poche) virtù. “Lei aveva tre secondi per scegliere se diventare ricca o rimanere una donna di servizio. Ne utilizzò uno solo”.
Anche chi fa il buon gesto di restituire grosse somme di denaro, in realtà è descritto come un represso, un poveraccio, un falso eroe. Come detto, lo sguardo di Lemaitre va sui più deboli, ma senza idolatrarli né mettendo loro finte aureole: è il romanzo di chi ha perso tutto pur avendo vinto la guerra, di chi si scontra con le classi più abbienti riuscendo a truffare chi per anni ha truffato, a mostrarsi per davvero con un disegno quando i “normali” invece non fanno altro che nascondersi dietro alle parole. Non due virtuosi, non due cavalieri senza paura, ma due ragazzi drasticamente attuali che si possono ritrovare inaspettatamente protagonisti in una società autarchica che, persa nel vano intento di dar lustro ai propri morti, farebbe tranquillamente a meno di considerarli. E anche la rabbia del libro non vuole avere alcun valore di monito, perchè Lemaitre ci ricorda purtroppo che “Dopodiché, passata la novità, la gente si disinteressò di quella vicenda”.