Autore: Cigoi renzo
Casa Editrice: Opposto edizioni
Genere: Raccolta di racconti
Pagine: 274
Prezzo: 14.00 €
“Per loro il fronte era ormai diventato un affare di ogni giorno già da molto tempo. Uno di loro disse: Laggiù oltre quel dosso sono rimasti secchi già più di un centinaio. Lo disse come se avesse parlato di passeri” (pag. 17).
La raccolta di racconti di Renzo Cigoi, scrittore e sceneggiatore italiano nato a Trieste nel 1931, si apre con il racconto lungo Basso Continuo, che dà il titolo al libro. Siamo nel 1915, a più di 7 mesi dall’assassinio di Francesco Ferdinando a Sarajevo, ed il regno austroungarico si prepara alla guerra facendo abili alle armi più uomini possibili. Tra questi c’è Pietro Debelei, giovane triestino, che dal nulla si vede prima reclutato per l’addestramento militare e poi spedito al fronte con la sola certezza di non riuscire a vedere l’estate successiva. Del testo colpisce la naturalità dei gesti cruenti: il camminare tra cadaveri, l’osservare come il corpo umano reagisce in maniera diversa ad una pallottola che oltrepassa le tempie o l’essere trasportati in Russia su un carro bestiame dopo solo aver sentito l’ordine “hinaufgeht!” (salite!), senza alcuna spiegazione.
“Sulla riva, proprio vicino al punto dov’eravamo noi, avevano alienato centinaia di cadaveri uno vicino all’altro come selvaggina dopo una battuta di caccia, russi e austriaci insieme; era possibile distinguerli soltanto dagli stivali che noi conoscevamo bene. È un fatto strano come nelle guerre gli stivali abbiano sempre una parte importante…”(pag. 21).
Gli altri racconti, la maggior parte ambientati nella penisola dell’Istria, narrano di uomini che si confrontano con le forze dalla natura credendosi superiori ad essa e non sempre ne escono vincenti, pur avendo lo stesso destino; di incontri fortuiti con amici o conoscenti che possono diventare autentiche rivelazioni del senso della vita, rendendoci “migliori”; di una donna che vede recapitarsi un biglietto dal marito e che dovrà ritirare la sua salma come un normale pacco postale: “Cara Olga, oggi 17 ore 7 fucilati innocenti. La mia salma si trova di qua dal fiume di qua della scuola dove sta Albegno. Tu puoi prendere la mia salma anche a Mezzogiorno di oggi. Vittorio Tassi” (pag. 207).
Il linguaggio adottato in tutti i testi è molto ricercato, quasi non appartenesse alla nostra epoca. È un elemento molto importante che funge da catalizzatore per il lettore verso la ricerca della propria interpretazione del Basso Continuo, nascosto in tutti i racconti: “Basso” come la semplicità e la fragilità delle nostre esistenze basate sull’arricchirsi di cose piccole (basse), “Continuo” come il gesto perpetuo di rincorrere qualcosa che non arriverà mai, proprio perchè l’uomo per natura non si accontenta di ciò che ha.
“Soltanto molti anni dopo, ripensando a tutta la mia vita e oramai vecchio, ho capito che ogni generazione, e fino a quando esisterà il mondo, sarà sempre accompagnata, come un basso continuo, da quella specie di rumore di fondo che sono le guerre, causate dalle utopie nazionalistiche e ideologiche” (pag. 72).