Titolo: All’ombra dei fiori di jacaranda
Editore: Salani
Genere: romanzo
Pagine: 335
Data di Pubblicazione: 2013
Prezzo: € 12,90
Nella Sicilia degli anni Quaranta, la piccola Arabella, rimasta orfana, viene affidata alla zia Colomba, eccentrica nobildonna, ricchissima e chiacchierata. La bambina, rimasta zoppa in seguito all’incidente nel quale ha perso i genitori, si trova catapultata in una villa ricca di opere d’arte. La zia, infatti, in seguito ad una precoce vedovanza, ha ereditato una smisurata ricchezza che le permette una vita agiata e fuori dagli schemi, sempre in viaggio, inseguendo sogni e soddisfazioni. Colomba, donna dall’indole ribelle, vuole conoscere il mondo, uscire dagli stretti confini geografici, ma anche culturali, della Sicilia.
Una serie di personaggi eccentrici, una domestica bisbetica e una zia come Colomba Santavenera, “santa si fa per dire” (pag. 85), come l’apostrofano le comari, non sono sicuramente delle frequentazioni convenzionali per una bambina, soprattutto in un contesto e in un’epoca nei quali una donna doveva ambire unicamente ad un buon matrimonio. Ma a dispetto dei presupposti, gli (scarsi) insegnamenti e l’esempio della zia permetteranno ad Arabella di crescere libera e indipendente, capace di realizzare le proprie ambizioni. La ragazza si innamorerà, soffrirà, sarà felice, diventerà donna e madre…una vita sempre in viaggio tra amiche poliglotte e altolocate, da vera cosmopolita. Un bel risultato per una “povera zoppetta” (pag. 116) che, partendo da una Sicilia incantata, magica ma reazionaria, conoscerà il mondo, diventando una straniera in patria, impermeabile alle malelingue, sempre fedele a se stessa. “- Quell’Arabella, la zoppetta, gliela dovrebbero levare dalle mani perché la sta rovinando. Figuratevi che l’ha mandata in un collegio svizzero dove si studia l’educazione sessuale [..] – Non me la presi molto. Vedevo tutto attraverso un filtro, mi sentivo una straniera in visita: quello non era più il mio mondo. E nel mio mondo commenti del genere non avrebbero avuto senso. Me li scrollavo di dosso. Come avrebbe fatto la zia Colomba (‘Non ci fare caso, Rirì, non te la prendere: hanno una mentalità provinciale’)”(pag. 116).
Ricorda un po’ Zia Mame di Patrick Dennis questo romanzo, brillante e originale che, con leggerezza ed emozione, attraversa la storia del secondo Novecento. Vivaci sono i personaggi, interessanti e mai banali i dialoghi, ironiche e divertenti le situazioni; non ci si può non affezionare alla stravagante Colomba e alla protagonista Arabella, personaggio capace di testimoniare l’evoluzione del ruolo della donna nel ventesimo secolo. Una vera chicca…da leggere!