
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Luca Dipierro
Pagine: 221
Prezzo: € 18,00
Interno Novecento è la collana che amo di più di Interno poesia, la casa editrice fondata da Andrea Cati, che molto sta facendo per la diffusione e la promozione della poesia nel nostro paese.
Grazie a questa collana stanno ritornando voci importanti del Novecento e allo stesso tempo stiamo avendo la possibilità di leggere per la prima volta poeti, soprattutto stranieri, che fino a questo momento non erano mai stati tradotti.
È il caso di Frank Stanford, poeta americano, che ha bruciato la sua esistenza facendone vera poesia, vissuto appena ventinove anni. Morirà suicida.
Proprio in Interno Novecento esce Acqua segreta, un corposo volume antologico e prezioso per conoscere da vicino la figura di Stanford, che somiglia molto a quella di un poeta maledetto.
«La vita febbrile – scrive il curatore Luca Dipierro – di Stanford un «Rimbaud topo di palude» come lo definisce Lorenzo Thomas, lo consegna a una mitologia di corteggiatori dell’abisso».
Versi come fendenti e un uomo che nella poesia cerca lo schianto avendo come compagna della sua breve vita la morte.
«Frank Stanford è stato un poeta sonnambulo. I suoi versi hanno tracciato cammini del sonno e della veglia con estatica precisione. Come nel suo lavoro di agrimensore, professione che condivideva con il protagonista del Castello di Kafka, Stanford ha misurato territori a cui solo la poesia può accedere, poesia intesa come visione, quella purificazione percettiva di cui parlava William Blake, autore che gli era caro» cosi lo inquadra Dipierro nel saggio introduttivo e subito apprendiamo che ci troviamo davanti a un poeta che squarta le parole.
«La Morte ha il gusto per i doppi sensi. / A me per dire ricorda le farfalle, / La neve scrollata dai pini. / La Morte controlla i viaggi, / La tariffa e il genere, / E la Morte ti sta intorno / Come una chiusa. / Perciò non farti trovare dalla Morte / Mentre ascolti il terreno, nemmeno in un luogo / che suoni come casa tua. / La Morte potrebbe / Depositare un atto di rinuncia. / La Morte presenta una diffida a mezzo legale / Sulla terra che hanno calpestato i tuoi cari».
Stanford sapeva che la morte avrebbe preso presto i suoi occhi e la sceglie come compagna di viaggio.
Nella sua poesia la morte è molto di più di una presenza. La morte è una parola – personaggio (come scrive il curatore), qualcosa a metà fra suono, concetto e oggetto.
Il poeta si avventura nel suo buio, immagine visioni, scava nell’abisso con una parola che provoca tempeste.
La sua poesia ha una volontà di potenza inaudita che spazza via ogni cosa, persino la sua vita sempre in compagnia della morte.