
Data di pubbl.: 2023
Pagine: 88
Prezzo: € 15,00
Alessandro Assiri è un poeta che cura la solitudine delle parole e nel verso sa misurare la profondità del loro significato, senza cercare nell’ostinazione un senso.
Negli anni la sua poesia è diventata sempre più rarefatta e essenziale e quindi riconoscibile: nel suo percorso il poeta ha elaborato una cifra personale che scaturisce da una ricerca che si pone sempre fuori dai canoni.
Ha ragione Ivan Fedeli quando scrive nella prefazione a Abitarmi stanca ( il nuovo libro di Assiri appena pubblicato da puntoacapo) che la poesia di Alessandro Assiri è difficilmente circoscrivibile e associabile a scuole di pensiero o a mode letterarie emergenti, temporanee.
Assiri si abbandona alle parole mentre tocca con mano le cose quotidiane, scrive per annotare il giorno con le sue assenze, in un rendiconto di una stanchezza esistenziale che ci abita con la sua forza centrifuga.
«Una volta mi bastava poco, spostavo / quattro mobili e credevo di aver compiuto una rivoluzione / Adesso sono così esausto da spostare con fatica anche una sola poltrona, lascio depositare la polvere chiamo qualche granello per nome, appoggio i piedi sull’unica valigia, immagino miracoli perfetti».
Il poeta sposa la forma epigrammatica per mostrare attraverso la poesia i vicoli stretti dell’esistenza nei quali tutti i giorni siamo prigionieri.
Alessandro Assiri scrive della stanchezza che lo abita nei giorni lunghi e senza parole, che sono i giorni del sangue.
Abitarmi stanca è l’inventario della solitudine dell’uomo e del poeta e del suo rapporto immanente con le cose che tocca.
La sua è una poesia concreta, aderente all’accadere, implicata e compromessa nella vita fragile di tutti i giorni.
«Sono fatto di confusione di corridoi / di borse da viaggio di cerotti di collane / Sono la scatola del pronto soccorso il dente prima del morso / Sono quello che faccio spesso / i colori della terra i dettagli della guerra / E amore ho visto la chiusura delle nostre rate il / posto prenotato nelle fila del marmo / se mi verrai a trovare e sarò lì fermo».
In Abitarmi stanca leggiamo una poesia che non cerca miracoli, Assiri è un poeta che dice e scrive le cose come stanno, quindi una poesia vera con parole schiette e dure che sanno sanguinare mentre raccontano la realtà che ci deflagra intorno.
«Così Abitarmi stanca, scrive ancora Ivan Fedeli – nella prefazione – la sua solitudine essenziale, e quel grido inesploso, suo e nostro, meravigliosamente latente, vero».
Siamo davanti a una poesia che non cerca l’innocenza e Assiri è un poeta che sente addosso il peso della stanchezza del suo (e del nostro) abitare lo sforzo insensato dell’esistenza e del suo inferno nel quale, come scrive Cioran ne La caduta nel tempo, siamo costretti a credere che il mondo e i nostri concetti racchiudano un fondo di verità.