A tu per tu con…Ferzan Ozpetek

Durante il Salone del Libro abbiamo incontrato Ferzan Ozpetek, celebre regista e autore del suo primo romanzo Rosso Instanbul, Mondadori editore.

Con il romanzo Un giorno perfetto di Melania Mazzucco lei ha adattato un libro al cinema, anche il nostro giornale ha una rubrica che si occupa del rapporto tra letteratura e cinema, le piace lavorare con la letteratura?

Quella è stata l’unica volta che ho fatto una cosa del genere, all’inizio è stato molto difficile, non ho mai lavorato su cose non mie, poi ho trascinato la storia nelle mie corde ed è stato tutto più semplice. Non so, però, se lo rifarei perché tendo a cambiare troppo del libro. Leggere è molto importante, per tutti ma quando qualcuno che vuole fare l’attore, viene a chiedermi consigli, io gli dico di leggere L’Idiota di Dostoevskij, per capire i meccanismi delle persone, per guardarsi dentro serve molto leggere. Un attore, un’attrice, un regista deve sempre leggere molto, soprattutto i classici.

Questa riflessione sui classici ci da modo di arrivare alla prossima domanda, il giornale ha anche un’altra rubrica che si chiama Grandi Riflessi e si occupa di recensire i classici, se immaginassi di fare un film su un grande classico, quale opera sceglierebbe?

 L’Idiota di Dostoevskij, o Anna Karenina, su cui però mi sembra sia già stato fatto un film. Di italiano mi piacerebbe fare La Storia di Elsa Morante, che è meravigliosa ma anche quello è stato fatto, o qualcosa di Anna Maria Ortese ma è molto difficile da fare.

In Rosso Instanbul ci sono due voci che dialogano tra loro una maschile e una femminile, in quale voce si ritrova di più?

Sicuramente la voce del regista è stata molto facile da raccontare, ma io sono anche Anna che ha molte cose mie. Ho fatto un alter ego in qualche modo. Mi piaceva l’idea di non fare un memoire ma mischiare con la fiction.

Qual è la cultura in cui lei si rispecchia di più, nel libro c’è la Turchia, c’è l’Italia, l’Europa, quale sente più sua?

Non distinguo, sono tra tutte le cose. Quando hanno fatto al Moma la mia retrospettiva il direttore ha spiegato che hanno scelto di farla perché è uno che mischia le varie culture, i vari sguardi, le varie classi sociali, la sessualità, la lingua, quindi diceva che ho componenti di tutte le culture, ovviamente sono cresciuto in Italia, sono 38 anni che vivo qui, avevo 17 anni quando ho cominciato a vivere in questo paese. Ma ci sono cose miste nella mia testa.

Il primo romanzo è Rosso Instanbul, il primo film  Bagno Turco,  la Turchia torna…..

Torna perché qui ci sono le mie radici, le mie cose.

Alcune tematiche nei tuoi film tornano: l’omosessualità, la malattia e in particolare il tumore, l’amore, il rapporto genitori – figli. Perché?

Perché io racconto la vita e ciò che c’è nella vita. Per quello ci sono persone che hanno un legame emozionale molto forte con i mei film, che si riconoscono. Non scelgo di affrontare determinati temi ma scelgo di parlare della vita.

Quali lettori hai immaginato scrivendo questo libro?

Per me questo libro è stato un gioco, adesso è diventato molto serio, avendo venduto così tante copie, in Turchia ha fatto altrettanto. È stato quasi inaspettato. Non è mai al primo posto nelle classifiche, ma vende sempre 800/ 900 copie a settimana, che è tantissimo ed è una cosa che mi ha fatto molto effetto. Sto pensando di farne un film.

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