Autore: Manfredi Valerio Massimo
Casa Editrice: Mondadori
Genere: saggistica
Pagine: 180
Prezzo: 20,00
Venerdì 17 giugno 2016 alle ore 18 e 30 si apre ufficialmente la VII edizione di “A tutto volume – Libri in festa a Ragusa” con un ospite d’eccezione: Valerio Massimo Manfredi. In una piazza San Giovanni gremita, il noto storico e scrittore inaugura il festival con una lectio magistralis sulle sette meraviglie del mondo antico, commentando, grazie all’ausilio di un maxischermo, alcuni dei più importanti monumenti che abbiamo ereditato dalle civiltà del passato. Al termine di un’appassionata e stimolante lezione, abbiamo incontrato il professore, che ringraziamo per la disponibilità e la gentilezza, per fargli alcune domande.
Come nasce l’idea di scrivere un libro sulle sette meraviglie del mondo?
Una sera ero a cena con l’editore (Mondadori, ndr) che mi ha proposta di scrivere un saggio sulle sette meraviglie. Io gli ho subito risposto che non ero disposto a scrivere un libro tanto per farlo e che avevo bisogno di molto tempo. Lui ha capito e mi ha dato il suo assenso. Per questo credo di aver fatto un lavoro, da un punto di vista scientifico, dignitoso. Non mi piacciono le cose superficiali, ho voluto fare un libro al meglio delle mie possibilità.
La storia, si dice, è maestra di vita. Secondo lei quanto abbiamo ancora da scoprire e da conoscere sulle civiltà passate?
Nessuno lo può dire.
Come spiega il fatto che molte delle costruzioni monumentali del passato siano state realizzate nonostante non disponessero di mezzi e tecnologie avanzate? Di alcune di loro, si dice, che neanche noi oggi saremmo in grado di costruirle.
Noi le potremmo realizzare benissimo. Noi realizziamo ben altro infatti. Basti vedere in alcune città di nuova concezione, la costruzione di grattacieli alti mezzo chilometro. Addirittura si vuole arrivare al chilometro. Sono cose che nell’antichità non potevano essere nemmeno pensate.
Alcune di queste meraviglie non sono curate e tutelate come dovrebbero. Penso a quella che lei definisce l’ottava possibile meraviglia, il santuario di Antioco. È un problema economico, di distanza culturale o semplicemente è fatale che sia così?
Se uno abita una casa, cerca di tenerla in ordine. Se uno invece l’abbandona, questa va in rovina. Molto semplice. Tutto dipende dal valore che attribuiamo a queste testimonianze e se hanno un valore effettivo al di là dello sfruttamento economico. Sono molto gli aspetti da considerare.
Qual è, se c’è, una meraviglia contemporanea, ma soprattutto secondo lei è possibile realizzarne ancora?
Certamente, si realizzano tutti i giorni. Io ho visto migliaia di meraviglie e non saprei indicargliene una in particolare. Credo sia soggettivo.