Tess Gerritsen si è laureata alla Stanford University e poi specializzata in medicina interna a San Francisco. Dopo una breve carriera nel mondo della medicina si è dedicata a tempo pieno all’attività di scrittrice, pubblicando per Longanesi numerosi romanzi, il primo nel 1996. Con Il chirurgo ha vinto il Rita Award nel 2003 e, con Sparizione, il Nero Wolfe Award nel 2008. I suoi libri sono tradotti in 37 lingue. E’ stata definita da Publischers Weekly “La regina del medical suspense”. La serie tv Rizzoli & Isles tratta dai suoi romanzi è sbarcata in Italia nel 2011 sul canale Mya di Mediaset Premium. L’autrice americana è stata in Italia negli ultimi giorni, ospite del Festival di Gavoi e del “Piacenza Blues Festival” noi de “Gli Amanti dei Libri” abbiamo avuto l’opportunità di incontrarla e rivolgerle qualche domanda.
Salve Miss Gerritsen! Com’è andato il viaggio?
Oh è stato molto piacevole! Mi è piaciuta la linea aerea e adoro vedere l’Italia dall’alto!
Posso farle qualche domanda sul suo ultimo libro, “La fenice rossa”?
Naturalmente!
Il libro è ambientato a chinatown e lei è di origini cinesi. Ha mai vissuto in una chinatown americana?
No mai! Sono dovuta andare alla chinatown di Boston per scrivere la mia storia. E’ un mondo diverso, non è per nulla americano. È molto strano, molto particolare, vedere una parte di America che viene da un paese straniero.
Dev’essere qualcosa di strano, ma davvero molto affascinante…
Sì e c’è cibo molto buono!
E ora conosce molto bene questo posto?
Sì, ho passato molti giorni camminando per le sue strade facendo fotografie e cercando posti per mettere il cadavere. Anche solo camminando senti che è un posto diverso.
La tragedia di Wu Weimin è legata alle difficoltà di essere un immigrato in un paese lontano. Questo argomento è molto sentito negli Stati Uniti?
Sì è un argomento molto importante, non solo per i cinesi, ma anche e soprattutto per i messicani. Arrivano negli Stati Uniti senza parlare la lingua, hanno molti problemi perchè gli americani sono sospettosi nei loro confronti. È molto difficile per loro costruirsi una vita.
Sì anche in Italia è così.
Sì, penso che non importi il paese in cui vanno, la reazione degli abitanti nei loro confronti sarà sempre la stessa.
Parliamo un po’ dei suoi personaggi, Maura e Jane; è soddisfatta della versione tv delle sue eroine?
Sì, sono molto diverse dal libro, ma sono veramente eccitata nel vederle in tv. È molto divertente vedere come cambiano: sono molto glamourous, molto belle, e dicono frasi davvero divertenti. È bello per me avere creato questi personaggi e vedere come ora siano completamente diverse sullo schermo.
È come se fossero figlie sue che ora stanno crescendo…
Sì ho mandato le mie bimbe all’università e sto vedendo come se la cavano.
Lei sa che il nostro giornale è italiano, e anche il suo personaggio Jane Rizzoli ha un cognome italiano. E’ casuale o lei ha qualche legame affettivo con l’Italia?
Due cose: a Boston abbiamo molti italo-americani, e un giorno ho visto un ristorante di nome Rizzoli’s e ho pensato, “che bel nome!”, inoltre uscivo con un italo-americano tempo fa. La seconda cosa è che trovo le madri italiane molto simili alle madri cinesi. Sono molto pazienti con i loro figli, molto protettive, e danno loro da mangiare… e da mangiare… e da mangiare… Quindi guardare queste madri italiane mi ha dato una sensazione molto familiare, era come vedere mia madre. Facendo Jane italo-americana è stato più facile darle un forte legame alle sue origini italiane.
Non avevo mai pensato che italiani e cinesi avessero questo tipo di somiglianza
Solo le madri!
Tornando al libro, il forte sostegno dato dai poliziotti ai loro colleghi implicati in casi criminali è un argomento centrale della storia. Lei è d’accordo con Jane o con Maura?
Sono d’accordo con Maura: se un poliziotto commette un reato deve essere punito, non ci sono dubbi su questo. Purtroppo però penso che i poliziotti non la vedano allo stesso modo. Sentono di doversi proteggere a vicenda perchè fanno un mestiere difficile e pericoloso e anche loro possono commettere errori. Quello che volevo mostrare era il conflitto interiore che un episodio di questo genere può generare.
È un buon punto di vista il suo, perchè in molti libri, film e serial televisivi questo argomento è trattato solo dal punto di vista di Jane e non c’è nessuna controparte.
Sì ed è molto credibile che Maura non piaccia più ai poliziotti. Io ho assistito ad un processo in cui un medico legale ha fatto condannare un poliziotto per omicidio e in seguito ha avuto molti problemi a collaborare ancora con la polizia. L’importante, però, è dire la verità e credo che un perito di questo genere abbia il dovere e il diritto di dirla sempre.
Ha in programma di scrivere presto altri romanzi?
Si sto scrivendo dei racconti che verranno pubblicati solo come e-book e ho appena finito un altro romanzo della serie “Rizzoli & Isle”. Si intitola “Last to Die”, negli Stati Uniti uscirà in agosto e in Italia probabilmente dovrete aspettare ancora un anno.