Dopo l’uscita del best seller “La congiura del silenzio” , nuovo emozionante capitolo delle avventure del detective Cotton Malone, uscito nelle librerie a Ottobre 2014, finalmente Steve Berry è arrivato nella città di Milano e lo abbiamo intervistato per voi.
Per quale ragione ha abbandonato la sua carriera da avvocato per dedicarsi alla scrittura?
Non è stata una decisione immediata, ma è stata frutto di un percorso molto lungo. Tutti gli scrittori ad un certo punto sentono come una “voce” che li chiama a scrivere. All’inizio ho ignorato questa “chiamata” per ben dieci anni. In seguito, passati i 35 anni di età ho deciso di provarci. Ho abbandonato la mia professione e ho iniziato a scrivere. È stata una scelta davvero coraggiosa, vivere come uno scrittore professionista non è affatto semplice. Mi ci sono voluti 12 anni, 5 manoscritti diversi e la bellezza di 85 rifiuti prima che il mio primo libro venisse pubblicato. È stata una strada molto dura. Per fortuna quando ho preso questa decisione non sapevo cosa mi aspettava, perché se lo avessi minimamente intuito forse il mio coraggio sarebbe venuto meno.
Pensa che il suo precedente lavoro di avvocato abbia in qualche modo influenzato le sue storie?
Lo ha fatto, ma non nel modo che pensa lei. Io ero un avvocato come tanti. Mi recavo in tribunale e ho affrontato migliaia di casi dai più semplici ai più atroci. Ho visto la malvagità umana assumere molte forme e avevo bisogno di sfogarmi. Questo sfogo l’ho trovato nella scrittura. Anche il personaggio di Cotton Malone è un avvocato, anche se non è mai entrato in tribunale. Però un giorno..chissà potrebbe anche succedere.
Parliamo di Cotton Malone. Perché scegliere di trasformare questo agente segreto proprio in un antiquario di libri e perché mandarlo a vivere proprio a Copenhagen?
La scelta di trasformare Cotton in un antiquario nasce dalla volontà di creare un personaggio unico nel suo genere, qualcosa che non si era mai visto prima. Il libraio doveva essere l’antitesi stessa dell’agente segreto. Per quanto riguarda Copenhagen… Beh, Cotton in un certo senso è nato lì. Mi trovavo in vacanza proprio a Copenhagen e stavo prendendo il caffè in uno dei tipici locali danesi quando ho avuto l’ispirazione su Cotton.
Quando Steve Berry c’è in Cotton Malone?
(ride) Tanto, davvero tanto. Potremmo dire che Cotton Malone sono io almeno al 90%. vede, quando si crea un personaggio nessuno pensa che sopravviverà per 12, 13, 18 libri. È già tanto se arriva alla fine del terzo libro. Quando ho iniziato a scrivere ho pensato che per il mio primo personaggio potevo usare me stesso come base, poi avrei inventato qualcosa d’altro. Certo io non sparo, non salto da elicotteri non guido motoscafi ma per il resto sono Cotton. Ma anche Cassiopea, la moglie di Cotton, è al 90% mia moglie. Ho preso lei come modello, col suo carattere, i suoi pensieri..anche i dialoghi che i due hanno sono quasi gli stessi che abbiamo io e mia moglie.
Perché ha deciso di dedicarsi proprio al thriller storico invece che al thriller classico?
Penso che ognuno di noi debba scrivere di ciò che ama. Io amo i thriller, amo l’azione e amo la Storia e i suoi misteri verso gli anni 90, il genere di cui scrivo io stava quasi per morire e scomparire del tutto. L’interesse è rinato quando è uscito “Il codice Da Vinci”. È stato proprio Dan Brown a rilanciare il genere e se non fosse stato per lui e per la grande richiesta che i mercati avevano di questo tipo di narrazione, non credo che il mio editore avrebbe accettato di darmi alle stampe. In un certo senso sono molto grato al “Codice da Vinci”. Poi io mi sono distanziato dal tipo di narrativa che aveva Dan Brown e ho saputo ricavarmi la mia nicchia nel mercato e creare uno stile mio.
Quali autori consiglierebbe a un lettore?
Purtroppo non saprei. Non leggo molto per piacere. Leggo molto per informarmi. Ogni mio libro ha una accurata ricostruzione storica e quindi mi documento molto per rendere le mie storie molto reali. Però così su due piedi potrei dirle che mi piace molto Lee Child.
Quale è il libro di Steve Berry che lei ama di più?
Shhh…domanda difficile. Sono affezionato a tutti i miei libri. Li amo tutti, sono i miei “bambini”. Però se dovessi scegliere…penso che direi “La profezia dei Romanov”, il mio secondo libro. Vede se pubblicare il primo libro è una cosa difficile, pubblicare il secondo è ancora più difficile. “La profezia dei Romanov” è il secondo libro che ho dato alle stampe. Tra l’altro la storia mi venne in mente proprio mentre mi trovavo al Cremlino. L’ho immaginata guardandolo, e ho iniziato a scriverla di getto e sono andato avanti senza fermarmi. In sei mesi il libro era pronto. Ed è stata un’impresa record che mai più mi è capitata.
Il sogno nel cassetto di Steve Berry?
Avevo tre sogni, due si sono realizzati, uno mi manca. Il primo era scrivere e pubblicare un libro. Il secondo era quello di diventare uno scrittore popolare. L’ultimo sarebbe quello di raggiungere il primo posto nella classifica del “New York Times”. Fino ad ora ho avuto tutte le posizioni in quella classifica ma primo..ancora no.
Ringrazio di cuore Solange Toraldo, ottima interprete che ha contribuito a questa intervista traducendo domande e risposte con grande maestria.