A tu per tu con… Silvio Garattini

Silvio Garattini, scienziato italiano, ricercatore in farmacologia, medico e docente in chemioterapia e farmacologia, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” con il suo ultimo libro Fa bene o fa male? ha deciso di mettere a disposizione la sua enorme esperienza, regalandoci un testo simile ad un manuale, chiaro, diretto, autorevole per la salute di tutti. Lo abbiamo incontrato e da subito ci ha trasmesso il grande suo amore per la ricerca e il rispetto del valore del farmaco e del suo utilizzo. Con molta disponibilità ha risposto a qualche nostra domanda.

Noi occidentali, in particolare noi italiani, facciamo troppo uso di farmaci. Come mai?

C’è una forma di medicalizzazione che passa essenzialmente attraverso il farmaco. Si ritiene che il farmaco possa risolvere qualsiasi problema, ma abbiamo ancora tante malattie che hanno bisogno di terapia. I farmaci vengono visti come soluzione di tutto, ma accanto ai benefici ci sono i rischi, perché i farmaci sono sostanze chimiche che entrano nel nostro organismo. Importante è valutare il rapporto fra benefici e rischi e  accertarsi che ci siano benefici dimostrati.

Il prezzo dei farmaci sembra direttamente proporzionale agli investimenti di marketing delle case farmaceutiche più che al valore del prodotto, è così?

I farmaci sono in mano ad attività e ad industrie con interessi economici; c’è dunque una spinta ad utilizzarli il più possibile. Tutto passa attraverso la  pubblicità, gli informatori farmaceutici che spingono i medici alla prescrizione. Nel prezzo di un farmaco qualche unità per cento è dovuto al costo del principio attivo, l’otto per cento alla ricerca e più del trenta per cento alla promozione con la conseguenza di spingerne spesso l’uso oltre il necessario. Sono poche le prescrizioni in cui c’è appropriatezza. E’ un’analisi amara ma veritiera. E’ dimostrato da dati statistici e da una recente ricerca scientifica condotta in Norvegia che, soprattutto per gli anziani o le persone con diverse patologie, almeno il cinquanta per cento dei farmaci è usato in modo inappropriato. Bisognerebbe mettere un po’ di ordine e riconoscere quando il farmaco è realmente utile.

La parola “bugiardino” è nell’immaginario collettivo il nome dell’allegato informativo che accompagna un farmaco, nel suo libro però emerge che sembra anche una prerogativa del prodotto, è così?

Il bugiardino è l’elemento di difesa di chi produce il farmaco. La parte riservata agli effetti collaterali e tossici è un elenco di tutta la patologia perché qualunque cosa capiti chi ha prodotto il farmaco possa dire “te l’avevo detto”. A livello europeo la situazione è un po’ cambiata, solo gli effetti collaterali più importanti vengono indicati. E’ una nuova impostazione e in Italia ci sono in circolazione tanti farmaci con vecchi bugiardini da smaltire. Bisogna anche evidenziare che il bugiardino spesso spaventa il malato e molte persone, per cui sarebbe importante il farmaco, arrivano a non assumerlo per suggestione e paura.

Per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci molti commettono degli errori, quali sono i più comuni?

Un errore ricorrente è legato alla regola “stomaco pieno e stomaco vuoto”. In realtà, se non c’è indicazione si può fare come si vuole. I farmaci si assumono con qualsiasi liquido, ma alcuni succhi di frutta, come per esempio il pompelmo, determinano problemi nell’assorbimento. Buona regola sarebbe dunque prendere il farmaco con acqua. Altro errore è legato ai tempi ed alla modalità di assunzione. Se un giorno ci si dimentica, si può prendere il farmaco in qualsiasi altro momento o il giorno dopo. Solo per gli  antibiotici c’è un’ indicazione  precisa. Altro problema può essere l’interazione  con i cibi, per questo prima di mangiare bisognerebbe aspettare un paio di ore dall’assunzione. Problema non trascurabile può essere anche l’interazione con altri farmaci, soprattutto farmaci senza ricetta medica (aspirina, lassativo) ritenuti per questo innocui.

Come si può diffondere la buona educazione dell’uso del farmaco?

Liste sulle interazioni dei farmaci sono in mano ai medici, ma non sempre i pazienti dicono ai medici quali farmaci assumono. In linea di massima bisognerebbe diffondere il dato positivo, il farmaco va sempre assunto con acqua per esempio, più che quello negativo.

Con il suo libro risponde chiaramente ad una domanda esistenziale per tutti noi: “Fa bene o fa male?”

Dopo 50 anni di ricerca e attività in campo medico ho sentito la necessità di tradurre molte riflessioni e pensieri in un volume molto semplice, comprensibile a tutti e di interesse comune nel campo del farmaco e della ricerca nel servizio sanitario nazionale. La salute è il  bene più importante che abbiamo, da difendere da semplificazione eccessiva e dalla complicazione di eccesso di medicalizzazione. La salute si crea attraverso un buon stile di vita. Sono dannosi  il fumo, l’ alcool, l’obesità, il sovrappeso, le diete non adeguate e scarse di vegetali, la  sedentarietà; il  camminare a buon passo dovrebbe essere una sana abitudine per tutti. La gente invece preferisce pensare che se si ammala prenderà un farmaco e questo è un errore.

Vita frenetica, impazienza, volere risolvere subito ogni problema sono i mali della società moderna. Tutto questo si traduce anche in un comportamento scorretto nell’uso del farmaco?

La salute dobbiamo prepararcela da quando siamo piccoli.  Sono un farmacologo e mi occupo da una vita dei farmaci e per questo dico: usiamone il meno possibile e mettiamo le condizioni perché se ne usi il meno possibile. Il farmaco ha un grande valore, va rispettato: si deve usare solo quando serve. 

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