A tu per tu con… Samuel Giorgi

Tredici suicidi sconvolgono Grazzeno, un ameno paesino della Val Vigezzo mettendo in subbuglio la comunità.  Ad indagare arriva Luna, una giovane criminologa dotata di uno spiccato intuito e specializzata in casi irrisolti avvezza ad indagare con metodi poco convenzionali. Si imbatte in superstizioni, leggende e in una strana figura da incubo: il Mangiateste.  A Grazzeno c’è anche Villa Luce, una clinica dove sono ricoverate persone con gravi problemi psichici e dove succedono cose molto strane, soprattutto nell’Ala Est di cui nessuno parla. Parliamo di “Il mangiateste”, edito da Piemme, con il suo autore, Samuel Giorgi.

* intervista realizzata da Ambretta Sampietro

Perché ha scelto la Val Vigezzo per ambientare un horror?

Cercavo un posto tranquillissimo e normalissimo, poco abitato, non lontano da Milano. La Val d’Ossola, ricca di boschi e che conosco, perché una mia amica ha una casa di vacanza, era perfetta.

Dove si trova Grazzeno?

E’ un paese di fantasia creato ad hoc con le mie mani, ho anche realizzato la sua mappa che è pubblicata sul libro. Mi sono ispirato ad alcune località vicino a Santa Maria Maggiore, ma la vicenda era troppo inquietante per ambientarla in una località reale.

Ti sei ispirato a qualcosa di particolare?

Alle mie letture in generale, un po’ anche al Suggeritore di Donato Carrisi, e a un fatto di cronaca del 2009 accaduto nella campagna inglese dove una trentina di ragazzi si erano suicidati in maniera inspiegabile.  Nel libro si suicidano persone di varie età, non solo ragazzi. Ho cercato di creare una storia di quelle che piacciono a me, con paura, terrore, mistero e qualche tocco di sovrannaturale, con la forza della mente capace di poteri che aiutano nelle indagini. Ci sono anche i fantasmi .

Chi è il Mangiateste?

Fa parte di un gruppo di mostri che ho inventato per i miei figli e che sono protagonisti delle storie che racconto loro alla sera prima di dormire. Ci sono il Mangiaorecchie, il Mangiapiedi, il Mangiapancia. Ognuno è personalizzato con una voce particolare diversa dalle altre. Il Mangiaorecchie per esempio ha l’accento francese, e dice “Je viens manger toutes les oreilles dei bambini …”  i miei figli non capiscono ma si spaventano … Quello che mangia i piedi  è slavo e quello che mangia la pancia ha una voce molto profonda…  Il Mangiateste incute moltissima paura, nel libro incute al suicidio rosicchiando le teste…  

E’ stato realizzato anche un book-trailer, dove si sente la voce di un bambino, chi è?

Il bambino costituisce il fil rouge della narrazione, racconta alla mamma di essere visitato di notte da un mostro, il “Mangiateste”, che lo invita a giocare con lui in modo strano, a “far scoppiare palloncini”, che sono le teste di alcune persone. L’ho realizzato io.

Samuel Giorgi è uno pseudonimo, perché?

Avere uno pseudonimo è un mio sogno giovanile, un vezzo. L’ho costruito utilizzando i nomi dei miei figli, Samuele e Giorgia. Ho procurato grande sofferenza a mio padre che non ha visto il suo cognome in copertina, però in quarta c’è una mia foto e sono stato riconosciuto.

Il tuo è stato un esordio fulminante, il Mangiateste è pubblicato da Piemme e ha ricevuto l’apprezzamento dei massimi esperti di letteratura noir, Sergio Altieri e Luca Crovi. Ci sveli il segreto?

E’ stato un caso, ho avuto la fortuna di incontrare l’agente Maria Cristina Guerra che ha creduto nel libro e lo ha proposto. Oltre a Piemme c’erano anche altre case editrici interessate.

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