L’ultimo romanzo di Ornella Albanese è L’oscuro Mosaico. Ambientata nel Medioevo, la vicenda ruota intorno allo stupendo mosaico della Cattedrale di Otranto. Amore, passione, vendetta, mistero: molti ingredienti sapientemente dosati che coinvolgono il lettore fino all’ultima pagina. L’autrice, nata in Abruzzo ma legatissima al Salento, ci parla così del suo ultimo lavoro.
Il personaggio di Livio ha molte sfaccettature: duro, ma nel contempo leale, ferito dalla vita, ma pronto a rinascere. Ha i suoi difetti ed è lontano dal cliché dell’eroe senza macchia. Da dove trae l’ispirazione per personaggi così complessi?
I personaggi complessi sono quelli che mi affascinano di più perché è una vera sfida crearli all’interno di un romanzo. I miei personaggi non rimangono mai uguali a se stessi dall’inizio alla fine, imparano dalla vita, reagiscono agli eventi, traggono insegnamenti dal passato e allo stesso tempo sono aperti al futuro. Livio è molto particolare perché, pur essendo un bambino, ha un passato di sangue e diventa uomo con il peso di quel passato sulle spalle. Per creare i miei protagonisti traggo sempre ispirazione dalla vita, ma può capitare che frammenti di caratteri diversi confluiscano poi in un unico personaggio.
Il romanzo è ambientato in Puglia, tra Castro, Gallipoli e naturalmente Otranto. Che legame ha con questa terra?
Un legame strettissimo. Ho vissuto a Lecce fino alla laurea e il Salento è una terra che rimane dentro, anche quando si è lontani. I suoi colori, i suoi profumi, il mare, gli scogli, il vento, il tufo dorato dei monumenti si sedimentano nella memoria e diventano impulso irresistibile a tornare.
La Cattedrale, e soprattutto il mosaico dell’Albero della vita, giocano un ruolo fondamentale nella trama. Come si è documentata dal punto di vista storico-artistico?
Il primo approccio al mosaico di Otranto è emotivo. Ho voluto che il mio personaggio Yusuf Hanifa, entrando nella cattedrale, provasse le stesse sensazioni di stupore e di incredulità che ho provato io quando ho ammirato quel pavimento la prima volta. Poi ho studiato tutte le immagini, che sono veramente tante, per trovare quelle che potevano essere più adatte alla mia storia. E infine ho dato vita alle maestranze: mosaicisti, tagliatori di pietre… Per quello che riguarda i tagliatori di pietre mi sono ispirata a un reperto romano che mostra, incisi nel marmo, alcuni tagliatori al lavoro con il tagliolo infisso in ceppi di legno.
Come nasce una trama di ambientazione storica? Dall’osservazione di un luogo, dall’approfondimento di un determinato periodo, dalla passione per un personaggio storico…oppure?
Da tutte e tre queste circostanze. Ma posso dire, per esperienza, che in ogni epoca si nascondono situazioni degne di essere oggetto di narrazione. Basta scavare un po’ nel periodo, nei personaggi e si scoprono episodi romanzeschi, intrecci imprevedibili, persino legami insospettabili, come è accaduto anche questa volta con il personaggio di Tancredi di Altavilla.
Quali sono i suoi scrittori preferiti? Qualcuno che può citare come modello o fonte di ispirazione?
I romanzi perfetti, che diventano fonte di ispirazione, sono quelli che si leggono nell’adolescenza. Dopo si diventa più esigenti, più critici. Non posso citare un solo autore, potrei dire che ho amato i dialoghi di Hemingway, l’istintiva emotività di Harper Lee, le situazioni surreali di Pirandello, le descrizioni semplici eppure epiche di Pearl Buck. Degli autori letti di recente, ecco, mi piacerebbe avere la sovreccitata lucidità del Palahniuk di Survivor. Amo gli autori che sanno sorprendere il lettore.
Vuole lasciare un messaggio per Gli Amanti dei Libri?
Da amante dei libri, sono arrivata alla conclusione che ci si deve accostare alla lettura senza pregiudizi, in qualsiasi genere si può trovare il libro bellissimo e l’autore da seguire.