A tu per tu con… Oliviero Ponte di Pino

Nato a Torino il 18 maggio 1957, diplomato al Liceo Classico “Leone XIII” di Milano con 60/60, redattore per Ubulibri dal 1978 al 1988, junior editor alla RCS Rizzoli Libri dal 1988 al 1991, e direttore editoriale alla Garzanti dal 1991 ad oggi: Oliviero Ponte di Pino conosce l’editoria si può dire da una vita, ma la sua grande esperienza va oltre, allungando il suo curriculum con le definizioni “critico teatrale”, “regista radiofonico”, “saggista”, “curatore di mostre”, e non ultimo, “scrittore”. Capite da voi che fare quattro chiacchere con una personalità del genere davanti a un bicchiere di vino non ha prezzo, la sensazione che si prova è di avere di fronte un’enciclopedia umana a cui poter chiedere più o meno qualsiasi cosa sulla storia culturale d’Italia degli ultimi trenta e passa anni: e all’uomo che ha scoperto Marco Paolini le domande da fare sarebbero tantissime, ma il tempo è tiranno e un bicchiere di vino non dura in eterno.

In Italia si dice sempre che si legge poco, ma anche quest’anno una manifestazione come il Festival della Letteratura di Mantova ha mobilitato decine di migliaia di persone, nonostante la crisi: da editore come giudica questa edizione?
Dal nostro punto di vista è andata molto bene, gli incontri con gli autori erano sempre pieni: significa che la domanda è forte, nonostante il periodo poco favorevole. In un certo senso, però, potrei anche dire che è un male che manifestazioni del genere debbano supplire a mancanze di altri: la gente viene a cercare qui ciò che non trova altrove, per esempio in televisione. Lo dimostra, per esempio, il fatto che anche gli incontri di poesia, un genere solitamente di nicchia, qui vadano molto bene. Se poi ci chiediamo se un Festival della Letteratura porti lettori in più, credo di poter rispondere di no: qui viene chi legge già, e cerca un autore che ama o che conosce.

Tra le sue molteplici attività si occupa anche di teatro, e molti Le attribuiscono il merito di avere scoperto Marco Paolini quando era ancora un giovane attore sconosciuto: com’è avvenuto il vostro incontro?
Vidi Marco nei suoi primi spettacoli con Vacis e poi in “Libera nos”, aveva qualcosa di speciale. Tutti mi prendevano in giro chiedendomi perchè perdevo tempo a recensire spettacoli per bambini, non si rendevano conto di ciò che c’era dietro. Nutro un grande affetto per Marco: una volta ci siamo incontrati per strada e siamo andati a bere qualcosa insieme, e mentre eravamo seduti si sono avvicinati dei ragazzi a chiedergli un autografo. Lui mi ha guardato, e ridendo mi ha detto: “tutto questo è anche colpa tua!”.

A proposito di Paolini, nel “Quaderno del Vajont” che avete scritto insieme afferma che il suo interesse per la vicenda del Vajont nacque dalla lettura del libro di Tina Merlin “Sulla pelle viva”: secondo Lei oggi il libro può ancora essere spunto di riflessione e risveglio delle coscienze?
Il libro fortunatamente è ancora molto capace di smuovere le coscienze. A noi è successo, per esempio, con “Meritocrazia” di Roger Abravanel, ma anche “Gomorra” di Saviano ha avuto lo stesso effetto: tutti sapevano che c’è la camorra, ma questo libro ha smosso qualcosa. Il libro garantisce una certa autorevolezza: quello che scrivi rimane, non puoi cambiarlo, a differenza, ad esempio, di internet, dove le informazioni possono perdersi o sparire con un clic.

Tra le varie iniziative che la vedono coinvolto a vario titolo, ce n’è una particolarmente interessante chiamata Subway, un progetto volto a promuovere autori esordienti e creare nuove modalità di fruizione del libro in un luogo di passaggio e abitualmente “dedito alla fretta e alla distrazione” come la metropolitana. Ce ne vuole parlare?
Tutto è nato nel 1998, quando Roberto Pinto, ideatore della manifestazione “Subway. Arte, fumetto, teatro, letteratura e teatro negli spazi della metropolitana, del passante e delle stazioni della metropolitana”, mi chiese un’idea per la sezione letteratura, e io inventai il juke-box letterario. Quell’anno parteciparono con i loro racconti Biagio Bagini, Roberto Barbolini, Alessandro Bergonzoni, Paola Capriolo, Piero Colaprico, Giuseppe Culicchia, Matteo Curtoni, Paolo Di Stefano, Luca Doninelli, Antonio Franchini, Raul Montanari, Marco Philopat, Andrea G. Pinketts, Tiziano Scarpa e Chiara Zocchi. L’idea fu ripresa da me e Davide Franzini nel 2002, orientandoci sui giovani scrittori sotto i 35 anni e affidando a un bando di concorso la prima selezione dei racconti: nel corso degli anni la qualità generale dei lavori si è alzata, riceviamo scritti sia da parte di professionisti che da scrittori esordienti, ma la cosa più interessante è che Subway è un osservatorio sulla gioventù, leggendo i racconti dal 2002 ad oggi si può vedere come è cambiata la percezione dei giovani sul mondo che li circonda. In seguito al successo della manifestazione nella metropolitana di Milano, il progetto si è esteso ad altre sei città: Napoli, Roma, Venezia, Palermo, Treviso e Bologna.

Per saperne di più potete visitare il sito www.subway-letteratura.org, dove proprio ieri è stato pubblicato il bando di concorso per la nuova edizione del 2012, o visitare la pagina Facebook dedicata al progetto (il nome da cercare è uguale al sito internet).

Laureata in Scienze dei Beni Culturali, giornalista pubblicista, da sempre grande lettrice: a sei anni prima ancora di andare a scuola grazie alla nonna sapevo già leggere e scrivere, a 8 anni ho scritto il mio primo racconto su un mago che perde il suo libro di incantesimi. Spero un giorno di vedere sugli scaffali il mio libro, nel frattempo cerco di imparare dagli altri il più possibile e spero di consigliare i nostri lettori condividendo con loro le mie sensazioni.

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