
Autore: Terranova Nadia
Pagine: 144
Prezzo: 16,00
In occasione della seconda edizione di “Libri al centro”, l’unico festival letterario d’Italia, ideato e diretto da Roberto Ippolito, che trasforma un centro commerciale (Cinecittà2 di Roma) in un centro culturale, incontriamo Nadia Terranova per parlare del suo primo romanzo edito da Einaudi. Gli anni al contrario racconta le vicende di Aurora e Giovanni, due ragazzi nati e cresciuti a Messina negli anni Settanta. La loro storia d’amore s’intreccia fatalmente con gli avvenimenti di quegli cruciali, finendo per influenzare pesantemente le loro vite. Devota alla brevità, la scrittura di Nadia Terranova non si lascia influenzare dalla malinconia e dal fascino di un periodo caratterizzato da forti passioni politiche e ideologiche, riuscendo a dare vita a un romanzo di formazione in cui gli stessi protagonisti saranno messi a dura prova: sopravvivere all’utopia di salvare il mondo (e se stessi).
Dalla critica e da scrittori affermati, come Saviano o la Parrella, tutti parlano molto bene del tuo libro. Vista la sua particolarità, come nasce l’idea di ambientarlo negli anni Settanta e perché nel ’77 in particolare?
Volevo raccontare questa storia proprio a partire dai due protagonisti, o meglio caratteri in senso teatrale, e ho provato a trasportarli in altre epoche, dal passato al tempo presente, per vedere se potesse funzionare. Lui è l’eroe perdente, lei è una donna che rimane ma che non riesce a capire fino in fondo il marito. Queste caratteristiche, essendo abbastanza universali, si adattavano piuttosto bene a ogni periodo storico, mentre altre, come il senso di sconfitta e di disillusione, funzionavano soltanto in quel ’77 della provincia siciliana. Le vicende raccontate negli Anni al contrario sono profondamente legate a quel contesto e a quel periodo storico di disillusione legata al riflusso.
A mio avviso, il cuore del libro non è tanto nella storia d’amore tra Giovanni e Aurora quanto nel mostrare le diverse sfumature del crescere in anni in cui le ideologie collettive e le spinte sociali erano molto forti.
Sì, infatti, è un romanzo di formazione anche se al contrario, appunto, poiché non tutti i personaggi crescendo diventano maturi. Anzi. Aurora subisce un brusco arresto del suo sviluppo, mentre Giovanni, che pure ha un’evoluzione importante, non riesce a diventare un uomo pronto ad affrontare la vita. Invecchia, ma non cresce.
È stato frenato dall’ideologia?
Più che esserne frenato, ci inciampa. La verità è che lui è rimasto sempre uguale mentre il mondo gli cambiava intorno e con esso le regole del gioco.
L’ambientazione territoriale (la provincia siciliana) e quella temporale (gli anni di piombo) danno una maggiore profondità e carica emotiva ai personaggi. Letto oggi, non credi dia ancor di più risalto al livellamento del presente?
Purtroppo sì. Credo sia una storia non trasportabile al presente proprio per la diversa carica di vitalità che esprime. Oggi più che cambiare il mondo e se stessi si pensa soltanto a sopravvivere al mondo e non certo a metterlo a soqquadro. Si tratta di due generazioni completamente diverse, separate da un abisso. Noi abbiamo ereditato la loro cassetta degli strumenti, ma non la utilizziamo.
Stai scrivendo un altro libro? Di cosa parlerà?
Sì, il prossimo uscirà a giugno per Einaudi Ragazzi. Il titolo è Le nuvole per terra e parla delle nevrosi dei quarantenni insieme a quelle dei propri figli di 13 anni che sono i protagonisti del libro. Poi ho appena iniziato a scrivere un nuovo romanzo ma non so quando lo finirò.
Tutti noi degli Amanti dei libri ci auguriamo che tu lo finisca presto, allora. In bocca al lupo, Nadia!