Dopo aver letto “Le danze del tempo” (Arduino Sacco Editore) di Martino Ciano, ero curiosa di rivolgere qualche domanda all’autore.Volevo dare un senso ad alcune particolarità e sottigliezze che hanno attirato la mia attenzione durante la lettura. Così ho inviato le mie domande a Martino che ha risposto così:
I. Come mai la scelta di toccare un argomento così difficile da affrontare?
R: Semplicemente perché non uso il periodo storico della seconda guerra mondiale e della caduta del nazional – socialismo per fare retorica, ma semplicemente come cornice. Non considero questo libro un romanzo storico, ma una favola, che usa fatti noti a tutti per far comprendere nel miglior modo possibile la morale finale. Una lettura insomma universale, quella che lascia libera interpretazione al lettore.
I. Sul nazismo e la seconda guerra mondiale sono stati scritti innumerevoli libri, non avevi paura che risultasse scontato a prescindere?
R: Per non cadere in questo errore infatti, fin da subito non ho avuto nessuna pretesa di scrivere un altro libro sul nazismo. Nei primi due capitoli, ambientati ad Auschwitz prima che arrivassero i russi e a Berlino nell’ultimo disperato tentativo di salvare la città, inserisco l’incipit dell’intero romanzo. Personaggi e fatti che Karl Von Kliest incontrerà nel 1962 a Colonia, teatro dei restanti cinque capitoli del libro. Insomma ho usato semplicemente questi elementi come cornice per dare più forza alla trama, giocando con simboli che nel nostro immaginario si legano facilmente a miti che tutt’oggi ancora viviamo, come il senso di incertezza, fatalità e tragicità.
I. Da dove hai preso ispirazione per scrivere “Le danze del tempo”?
R: Volevo raccontare una storia forte. Dar voce ad un mio drammatico senso di inquietudine, tanto da portarmi all’idea di un eterno ritorno, di una circolarità fatale del tempo, di un’entropia costante delle emozioni. Poi sono un amante di Borges ed Heidegger e quando ho cominciato questo libro ero nel pieno della mia carriera universitaria. Mi alzavo alle sette per andare in aula prima di tutti per non perdere nemmeno una parola delle lezioni di storia contemporanea e di estetica. Insomma passione e bisogno hanno guidato la stesura di questo libro.
I. Ho notato l’utilizzo di tempi verbali differenti, si passa con molta facilità dal passato al presente. E’ l’effetto delle danze del tempo?
R: Sì. Nel libro unisco una visione onirica ed una reale. I sogni che vive il protagonista sono continuazione della sua vita reale ma con una differenza. Nella vita reale, o quella che noi giudichiamo tale, il piano temporale che Karl vive è l’imminente pertanto ecco l’uso del passato remoto o prossimo, visto che tutto scorre e nulla si arresta. Nei sogni il tempo si rimpicciolisce, i piani temporali si uniscono, il passato e il futuro si fondono. Tutto rimane, tutto è. Ed allora il presente storico è d’obbligo. Auschwitz – Colonia e Berlino sono un’unica grande città, Karl è vecchio e giovane, tenente e borghese. Resuscitano i fantasmi del passato che ridiventano persone in carne ed ossa.
I. Al termine della sua vita, il protagonista si pente, credi davvero che alla fine anche uomini dello stampo di Karl possano comprendere il valore profondo del pentimento? Oppure Karl fa eccezione perché ha sofferto in prima persona la perdita delle persone a lui più care?
R: Più che pentirsi Karl comprende l’errore ma il suo pentimento serve a poco. In ogni suo gesto, dall’inizio alla fine del libro, c’è già un destino scritto. Un insegnamento da custodire per la vita che verrà. Sono convinto però, come suggerisci tu nella tua domanda, che il pentimento può essere compreso solo da chi subisce la forza dirompente della catastrofe. Non credo ai sermoni che cercano di prevenire alcuni errori, ma più al dato reale, all’evento e all’esperienza che ne nasce. Karl è tutto questo, la sua storia è atroce ma rivelatrice. Penso che tutti noi abbiamo esperienze simili, anche nel nostro piccolo. L’intento del libro è anche questo: porre domande, dare risposte, ma lasciare il lettore con un ultimo punto interrogativo.
Ringraziamo Martino per la disponibilità e gli auguriamo buona fortuna per questo suo romanzo e per quelli che verranno!