Abbiamo incontrato Martin Rua, scrittore di romanzi thriller-storici, al Salone del Libro di Torino, chiacchierando sul suo ultimo romanzo “I nove custodi del sepolcro”, edito da Newton Compton Edizioni.
Da dove nasce l’idea per questa trilogia e per l’ultimo romanzo?
Tutti i miei racconti hanno radici profonde nel mio background e nella mia passione per l’esoterismo, ovviamente in un contesto moderno. In aggiunta lo scenario di Napoli, con tutte le sue leggende ed intrighi storici, danno quella spinta in più che mi permette di scrivere in modo continuo.
Quanto conta la trama contro la veridicità degli eventi storici?
Contano tanto entrambi. Io amo la sintesi, la velocità di racconto e l’effetto sorpresa. Ovviamente se inserisco molti riferimenti storici, rallento la narrazione. Bisogna trovare il giusto compromesso. Immaginate una tela bianca: io dipingo questa tela con leggere pennellate, che però danno idea al lettore di ciò che sta accadendo. Solo sul finale il quadro sarà davvero completo.
Il romanzo “I nove custodi del sepolcro” chiude la trilogia partenopea delle indagini del mercante d’arte Lorenzo Aragona. Come ricerchi le informazioni per un lavoro così complesso e soprattutto articolato?
Attingo molto da internet e archivi, ma spendo molte risorse (tempo e denaro) per prepararmi a casa una piccola libreria per rapide consultazioni, prima di iniziare la stesura. Questo evita di spostarsi successivamente.
Napoli è Caput Mundi nella trilogia sia sulla terraferma, sia nei profondi abissi. Cosa c’è di tanto particolare nella capitale partenopea?
Napoli è la città in cui sono nato. Amo questa città e l’ho voluta raccontare da punto di vista magico e misterioso, piuttosto che il solito lato violento, a cui siamo abituati. Il centro storico, i palazzi antichi, i monumenti, sono tutti elementi che si sposano perfettamente con il mio modo di scrivere. Inoltre si riesce a sfruttare molto bene tutto l’aspetto folcloristico di questa cultura e delle sue persone.