Tanti di voi saranno stati al Salone del Libro di Torino, ma molti di più saranno quelli che non vi hanno mai messo piede. In entrambi i casi, e per motivi diversi, risulta accattivante il nuovo libro di Margherita Oggero Perduti tra le pagine, edito da Mondadori nella collana Libellule. Racconta infatti di alcuni bambini che si perdono tra i libri in mezzo agli stand delle case editrici, sfuggendo a genitori problematici e in difficoltà.
Quanto si è divertita ad ambientare la sua storia nel Salone?
Da frequentatrice abituale da molti anni, mi sono davvero divertita moltissimo. L’idea per questo libro mi è venuta l’anno scorso durante un dialogo con la mia editor, Giulia Ichino. Mentre parlavamo della possibilità di scrivere un nuovo romanzo abbiamo sentito la notizia che un bambino si era smarrito e questo mi ha fornito lo spunto. Poi è stato fatto un lungo sopralluogo per elaborare meglio le scene. Oltre alla precisione dei posti ho cercato di descrivere anche l’atmosfera che si respira nei giorni frenetici della Fiera. Peccato che tanti luoghi in realtà quest’anno siano stati modificati.
Ho poi anche messo in questa vicenda qualcosa di me. Nonostante sia molto tempo che lo frequento, anch’io mi perdo praticamente sempre al Salone. Meno male ci sono amiche gentili che mi aiutano e mi accompagnano dove desidero; ho difficoltà ad orientarmi nello spazio e il mio peggiore incubo è perdermi in una città straniera in cui non conosco la lingua.
Il suo libro è dedicato ad un pubblico di ragazzi oppure agli adulti?
Pur avendo protagonisti bambini piccoli, il mio libro è dedicato agli adulti perché dedichino più attenzione ai ragazzi. Trovo che i genitori siano distratti e inadeguati, spesso certamente non per colpa loro: stanno molto tempo fuori casa e quando tornano sono stremati. La vita frenetica di oggi impone ritmi duri, mentre i bambini vivono tempi lenti e reagiscono con i capricci e le fughe. Nella vicenda che racconto i bambini trovano maggior comprensione dai libri e dalle storie piuttosto che dagli adulti in generale.
Quali sono i libri che diventano punti di riferimento per i bambini nella vicenda?
Il primo è “Un gatto nero in candeggina finì” di Pino Pace, il secondo è “Il paese dei mostri selvaggi”, classico illustrato della letteratura per l’infanzia con mostri davvero meravigliosi. E poi “Il libro della giungla”, “L’isola del tesoro” e “Piccole donne”, ma c’è spazio anche per i cartoni animati di Winnie the Pooh.
I suoi scritti sono caratterizzati da un tono ironico e divertito. Che importanza attribuisce a questo aspetto?
È una dimensione dello spirito importantissima, innanzitutto deve essere autoironia: una qualità che consente di non prendersi troppo sul serio e permette di prendere la vita con più tranquillità e con più leggerezza!