A tu per tu con… Marcos Chicot

L’assassinio di Pitagora, un giallo storico ambientato nelle terre della Magna Grecia, è finalmente arrivato in Italia. Gabriele Scandolaro ha intervistato per voi l’autore Marcos Chicot.  

L’assassinio di Pitagora è un libro davvero coinvolgente. Come nasce l’idea per il romanzo?

L’idea di scrivere romanzi ambientati nell’Antica Grecia mi venne molti anni fa, quando frequentavo ancora il liceo. Avevo un’ insegnante di matematica che era molto brava a coinvolgere gli studenti e ricordo che fece un commento assai interessante su Pitagora. Da allora questo personaggio mi è rimasto impresso e ho deciso di saperne di più. Ho scritto altri romanzi, in passato, sempre ambientati nella Magna Grecia, ma in questo ho voluto concentrarmi proprio su Pitagora.

Perché un romanzo ambientato proprio nella Magna Grecia?

Anni fa ho seguito un corso di filosofia antica presso l’università dove studiavo proprio perché ero molto appassionato della cultura classica e mi trascinavo questo strano interesse per la figura di Pitagora. Anche gli altri miei romanzi sono ambientati nella Magna Grecia, non è un caso. Inoltre ho dedicato l’ultimo anno a scrivere e a studiare solo la storia e la figura di Pitagora.

Perché proprio Pitagora e non un altro filosofo o matematico del passato?

Perchè Pitagora non era solo un filosofo o un matematico. È stato qualcosa di più, qualcosa che non aveva eguali nella storia dell’umanità. Posso paragonarlo senza problemi a un Da Vinci o a Newton, per l’importanza che le sue teorie e scoperte hanno avuto sul nostro modo di pensare e di leggere la realtà. Grazie a lui c’è stato un vero e proprio balzo in avanti nel mondo del sapere ed è stato uno dei pochi ad avere un così grande seguito. Inoltre Pitagora fu un vero e proprio leader politico con un potere immenso. Ha governato direttamente ben dieci città mentre di molte altre ha influenzato i governi a distanza, grazie alla semplice regola che era a fondamento del suo ordine ovvero Giustizia, Solidarietà e Uguaglianza. Occorre ricordare che Pitagora sognava di creare una sorta di Unione delle nazioni dove la guerra sarebbe stata abolita e dove tutti vivessero secondo appunto i tre “comandamenti” dell’ordine.

Un personaggio completo con una cultura e un’intelligenza smisurata. Allora perché diviene “vittima” in questo romanzo? Perché deve incaricare per forza Akenon per risolvere la minaccia al proprio ordine?

Perché pur essendo un grande filosofo, un grande pensatore, politico e matematico, non era un investigatore. Non avrebbe avuto idea di come muoversi nelle indagini o di come riordinare correttamente gli indizi senza l’aiuto di qualcuno abituato a farlo.

Ci si aspetterebbe che fosse ancora un greco o comunque un abitante della Magna Grecia a condurre le indagini. Perché proprio un egizio?

Perché all’epoca tutte le culture erano strettamente collegate tra loro e interagivano e si scambiavano informazioni di continuo. Erano curiosi, interessati e con minori pregiudizi di quello che invece accade oggi. Un simile scambio, un simile modo di vivere oggi non è più pensabile.

Parliamo di Arianna, la seconda grande detective della storia. È un personaggio reale o immaginario? Perché inserirla come spalla di Akenon?

Malgrado ci siano numerosi studi su Pitagora, le notizie che abbiamo sulla sua vita sono poche e spesso in contraddizione. Sappiamo di certo del suo matrimonio con una donna di nome Teano e sappiamo che ebbe tre figli. Ma qui le fonti si fanno confuse. Alcuni parlando di tre femmine alcune parlano di due maschi e una femmina. Il nome Arianna viene citato solo una volta e a me è piaciuto molto immaginare che fosse davvero esistita e che avesse realmente quelle doti di matematica e scienziata che poi ho descritto.

Quale personaggio è risultato più complesso da creare e sviluppare?

In realtà i miei personaggi non mi hanno impegnato particolarmente…anzi uno sì. Glauco. Stranamente è l’unico che mi sembrava quasi dotato di una vita propria. Il ruolo che gli avevo assegnato all’inizio sembrava inadeguato, quasi stargli stretto, tanto più che lo vedevo cambiare e trasformarsi senza nemmeno che me ne accorgessi. In alcuni momenti mi è sembrato diventare il personaggio più importante, data la sua “vitalità” e “complessità”.

Una piccola domanda personale: quando si è accostato al mondo della scrittura?

Mi è sempre piaciuto leggere e scrivere. Inizialmente erano racconti brevi, qualche avventura, ma poi ho provato a impegnarmi e ho iniziato a scrivere i primi romanzi. E con i primi romanzi sono arrivati i riconoscimenti via via sempre maggiori e così ho capito che quella era la mia strada. Quando nel 2009 è nata mia figlia Lucia ho deciso di dedicarmi solo ed esclusivamente alla scrittura e, in particolare, alla scrittura di questo romanzo.

A parte leggere, cosa le piace fare nel suo tempo libero?

Non ho tempo libero. Sono sempre molto impegnato. Se non scrivo leggo o faccio delle ricerche. Anche la mia famiglia ha bisogno di me. Però se riuscissi ad avere un po’ di tempo libero, mi piacerebbe tornare a viaggiare. Ho sempre amato spostarmi e conoscere luoghi nuovi.

Ultima domanda, anche se ce ne sarebbero mille altre che vorrei fare: cosa vorrebbe dire ai suoi lettori?

Anzitutto un sincero “Grazie”. Grazie per leggere le mie storie. Grazie per aver scelto me. Grazie per avermi aiutato a realizzare un grande sogno. Inoltre vorrei dire ai miei lettori che loro, nel momento in cui comprano un mio libro diventano miei “collaboratori”, non solo perché mi aiutano e mi sostengono con il loro apprezzamento ma anche perché il 15% del prezzo del libro viene donato automaticamente al finanziamento di associazioni che aiutano persone o bambini affetti da sindrome di Down con le quali collaboro attivamente. Essendo padre di una bambina affetta dalla sindrome di Down per me è molto importante che queste associazioni possano aiutare il maggior numero di persone possibili. Il mio grazie, ne sono sicuro, viene anche da loro.

Questa intervista è stata resa possibile anche grazie alla gentile collaborazione dell’interprete Rossana Ottolini che con la sua bravura e velocità ha tradotto le mie domande e le risposte dell’autore.

Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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