A tu per tu con…Luca Serafini

Titolo: Il Cuore di un Uomo- Luca Serafini
Autore: Luca Serafini
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Rizzoli editore
Genere: intervista
Pagine: 312
Prezzo: 18.00

Abbiamo bisogno di eroi e di ricordare quei personaggi particolari che hanno cambiato la nostra vita in meglio. Luca Serafini ha presentato il grandioso libro “Il Cuore di un Uomo” (Rizzoli editore), la Storia del celebre cardiochirurgo Italo-Argentino che per primo inventò il bypass Aortocoronarico. Ma cosa si nascosnde dietro questa storia? Cosa può raccontarci il suo autore che non ci ha detto e cosa potremmo imparare di più da lui e su di lui?

Per rispondere a queste domande abbiamo intervistato Luca Serafini per i nostri lettori

Intervista a cura di Gabriele Scandolaro

Il Cuore di un Uomo: quando ti è venuto in mente di scrivere questo libro e per quale ragione?

Cesare Cadeo e suo fratello Maurizio mi presentarono il primario di cardiochirurgia dell’ospedale di Varese, il dottor Cesare Beghi, del quale erano pazienti. Beghi aveva completato i suoi studi universitari in Argentina ed era stato allievo di Renè Geronimo Favaloro, inventore del bypass che impiantò per la prima volta al mondo nel 1967 a Cleveland. Cesare Beghi era rimasto legatissimo al suo mentore: partecipava ai suoi convegni nel mondo e lo ebbe anche ospite a Parma per qualche tempo. Mi chiese se volessi scrivere la sua storia, ma io non sapevo nulla di Favaloro. Cominciai a studiare, leggere, tradurre libri, sono stato 2 volte in Argentina (la prima con Beghi) a Buenos Aires, La Plata, nella Pampa. Dopo 2 anni di lavoro iniziai a scrivere il romanzo della sua vita straordinaria.

Réne Favaloro: sicuramente fu un grande uomo che rivoluzionò la medicina e che ancora oggi è ricordato in Argentina e negli States. Come mai, secondo lei, l’Italia fu molto più “fredda” nei suoi confronti?

Ogni capitolo del libro ha come incipit una frase, un proverbio, una citazione. Uno di questi inizia con un pensiero dello scrittore e psicologo argentino Pacho O’Donnel: “La depravata impossibilità nel riconoscere, rispettare e valorizzare i nostri uomini migliori, è tipicamente argentina come il dulche de leche”, la torta di latte. Noi siamo un po’ come loro. Per di più nei 77 anni di vita Favaloro è sempre stato uno strenuo oppositore dei regimi e la sua fama di espanse prima negli Usa, dove si era trasferito nel 1962, poi nella sua Patria. Da noi è arrivata un po’ rarefatta.

Réne Favaloro del romanzo: quanto c’è del personaggio storico e quanta licenza poetica ti sei preso nel descriverlo e nel delinearlo?

Il mio obiettivo è sempre stato quello di dare luce e visibilità alla sua figura, un impegno assoluto. La narrazione dei fatti è scrupolosa, anche se ovviamente alcuni dettagli possono essere solo vicini alla realtà ma non esattamente corrispondenti: io ho “conosciuto” Favaloro solo 20 anni dopo la sua morte e ho vissuto dall’altra parte dell’oceano, non ho mai avuto la pretesa di scriverne la biografia. Le licenze poetiche stanno soprattutto nei dialoghi, che ho potuto ricostruire grazie ai suoi diari, e pochissime altre.

Questo romanzo ha richiesto molto lavoro anche di ricerca bibliografica? Se “sì”, cosa ha dovuto consultare?

Ho navigato ore, giorni nel web. Ho letto 2 suoi libri in spagnolo, una lingua che conosco abbastanza bene (ma mi sono aiutato spesso con il traduttore) e altri 2 testi autobiografici di Favaloro li ho fatti tradurre. Ho incontrato in Argentina medici che lo hanno conosciuto e vissuto, i suoi nipoti Roberto e Liliana che dirigono la Fondazione Favaloro a Buenos Aires, persino la sua ultima compagna Diana che tuttora è la responsabile della struttura.

Quale è stata la parte più complessa nella stesura di questo libro? Ha pensato di non farcela o di aver cambiato traiettoria?

Bella domanda. Quando ho capito di chi stavo raccontando la vita, un uomo che in Argentina è amato e famoso come Maradona ed è stato inserito tra le 400 persone che hanno cambiato la storia del pianeta… sì, mi sono chiesto qualche volta in lacrime se fossi all’altezza di questo compito. Ma ha sempre finito col prevalere la ferrea volontà di farlo conoscere in Italia e non deludere Cesare Beghi né tutte le molte persone che, venendone a conoscenza mano a mano, avevano aspettative e fiducia nel mio lavoro sul Maestro, così come lo chiamano in Sudamerica.

Ogni scrittore è, in genere, un buon lettore. Quali sono le sue scelte letterarie, cosa l’ha ispirata o l’ha aiutata? Cosa consiglierebbe (anche per approfondire la vita di Favaloro?)

Le mie passioni sono il calcio, la lettura, il cinema e la musica. Guardo qualsiasi partita riesca a vedere, anche quelle dei bambini ai giardinetti. Leggo minimalisti come Piero Chiara, che adoro, passando da autori sconosciuti a Thomas Mann, Cesare Pavese, Oriana Fallaci. Garcia Marquez… Pensa che qualche anno fa mi sono portato in vacanza a Ibiza “I promessi sposi” che non avevo mai più aperto dopo la scuola. Ascolto qualsiasi tipo di musica, italiana, straniera, vocale, strumentale, basta che sia tale e non semplicemente un rumore. Mi ha ispirato… Favaloro: il mio libro è stata una lunghissima operazione chirurgica di 3 anni, durante i quali ho cambiato virgole, parole, verbi fino all’ultimissima stesura. Ho fatto ammattire l’editor Rizzoli. Consiglio per chi sa lo spagnolo “Don Pedro y la educacion”, di Favaloro. Uno straordinario trattato di umanità e idee di libertà e democrazia.

Cosa chiederebbe Luca Serafini se potesse intervistare Favaloro in questo momento? Cosa pensa che risponderebbe?

Gli chiederei perché la sua fede cristiana non riuscì a impedirne il suicidio, non credendo e non avendo più fiducia né in se stesso, né nella provvidenza. E’ il grande tormento che ha accompagnato il mio lavoro. Non so proprio francamente cosa mi risponderebbe… Però vorrei dirti che il complimento più bello in queste settimane è stato quello di mia sorella Beatrice. Lei mi ha detto: leggendo il tuo libro, ho avuto la sensazione dalla prima all’ultima pagina che tu abbia vissuto con lui e che ne abbia raccontato l’esistenza giorno dopo giorno.Ogni scrittore instaura un rapporto particolare con il suo lettore. Cosa vorrebbe condividere con il suo pubblico?

In un momento così difficile del pianeta, vorrei condividere la gioia che provo nel rivelare quale mente, quale cuore, quale anima possa avere un uomo. E come sarebbe diverso il nostro pianeta se tutti potessimo applicare nella nostra quotidianità, la coerenza e la tenacia nel difendere i nostri ideali di uguaglianza, giustizia, libertà, che non sono utopie ma, appunto, ideali. Quelli che hanno contraddistinto la storia di Renè Favaloro.

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Gabriele Scandolaro

Mi chiamo Gabriele e sono un lettore. Ho iniziato a leggere quando ero molto piccolo, complice una nonna molto speciale che invece delle classiche favole riempiva le mie giornate raccontandomi i capolavori teatrali di Shakespeare e di Manzoni. Erano talmente avvincenti le sue narrazioni che, appena mi è stato possibile, ho iniziato a leggere per conto mio. Ma terminato il mio primo libro ne ho iniziato subito un altro. Poi un altro. Da allora non riesco più a smettere di leggere. Quando non leggo o studio, lavoro come Educatore e suono il violino.

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