A tu per tu con…Lorenzo Beccati

Lorenzo Beccati, noto autore di programmi di successo come “Striscia la Notizia” al fianco di Antonio Ricci è anche scrittore di talento e suoi racconti, brevi e folgoranti, compaiono anche nelle antologie scolastiche.

Il suo ultimo romanzo, Aenigma (Nord Editore) è incentrato su un misterioso uomo in nero e su una tecnica per molti aspetti inquietante, l’ipnosi. Per quale motivo ha deciso di occuparsene?

Ho affrontato l’argomento innanzitutto perché ne è rimasta vittima mia nonna, raggirata da due delinquenti che si sono fatti consegnare la pensione in cambio di un orologio del valore di un euro. Questo mi ha fatto comprendere come sia una tecnica immediata, praticata trovando le vittime a caso e con facilità.

Poi c’è una conseguenza drammatica di questa esperienza: mina la nostra sicurezza.  Mia nonna si è preoccupata di non essere più in grado di ragionare, di badar a se stessa.  Invece sarebbe potuto succedere a chiunque: anni fa c’erano delle persone che andavano dai cassieri delle banche e si facevano consegnare i soldi senza che questi dicessero nulla. Se ne è occupata persino una circolare inviata agli istituti di credito.

Ho letto così le cronache di diversi casi e la biografia di Franz Anton Messmer, che ne è stato l’antesignano. Mi è piaciuto in modo particolare l’approccio che aveva, perché in realtà ne era terrorizzato: diceva che il potere così forte e addirittura assurdo di togliere la volontà a una persona non era sano, ma diabolico.

Ovviamente, visto che ho scelto la forma del thriller, ho calcato un po’ la mano con le azioni compiute dall’assassino, ma parlando con alcuni esperti di questa tecnica mi hanno assicurato che quello che ho raccontato non è impossibile.

 L’ipnosi è una tecnica che spaventa, anche perché fa emergere qualcosa del nostro inconscio…

Ci sono due teorie: una dice che nessuno può essere obbligato a fare qualcosa contro la sua volontà o contro la morale. L’altra invece dice che è possibile essere indotti a compiere atti che non sono nella nostra natura. Il libro parla proprio di questo, della nostra zona d’ombra. In fondo ognuno di noi ha dei lati di sé che non conosce.

Nella sua carriera di scrittore ha sperimentato diversi generi letterari, tutti accomunati dal senso del mistero. Cosa la attrae?

Il minimo comune denominatore dei miei libri in effetti può essere proprio questo. Anche nel grottesco, un registro che ho usato spesso, si cela un mistero: getta la maschera, perché fa emergere qualcosa di sottostante. Si tratta di una tematica che riscuote molto interesse, con numerose trasmissioni che se ne occupano e il mio lavoro in televisione mi ha aiutato molto ad approfondirlo. Dietro a ogni singolo caso in fondo c’è un mistero ed è nel DNA di Striscia scoprirlo, andare a vedere qual è il rovescio della medaglia di tante situazioni apparentemente chiare e lineari. Se ci pensi bene è lo stesso meccanismo dei gialli.

Il libro è ambientato a Milano, che diventa una grande cornice per questa storia cruenta.

Ho un rapporto di grande amore con questa città, in cui lavoro da trentadue anni. Vivo la Milano migliore, quella della notte: lo spettacolo delle vie deserte, la macchina che passa tranquillamente in corso Buenos Aires senza incontrare quasi nessuno…

Per quanto riguarda la storia che ho deciso di raccontare mi serviva una metropoli molto in vista e Milano è l’unica città italiana che lo sia veramente, che abbia un rapporto continuo con il resto del mondo. Non a caso tocco i posti classici come il quadrilatero della moda, il Duomo, la Pinacoteca, la Scala: tutti luoghi famosi perché il nostro protagonista negativo, l’uomo in nero, vuole agire davanti al pubblico, cerca una grande visibilità. I delinquenti tendono a nascondersi, lui invece vuol far capire il suo potere.

Il suo lavoro di autore televisivo quanto dà e quanto toglie a quello di romanziere?

Sicuramente dà, ma non toglie se non in tempo. “Striscia” è un programma che va in onda tutti i giorni, ed è “fatto a mano”, non c’è nulla di preparato: si lavora 12 ore al giorno. Dal punto di vista della scrittura mi ha dato uno stile. Avendo poco tempo devi usare le parole giuste, centellinarle ed essere sempre molto efficace per arrivare in maniera diretta al lettore o allo spettatore. Mi ha dato immediatezza, nella ricerca talvolta maniacale dell’espressione migliore.

Lei è un maestro dei finali a sorpresa, del ribaltamento dei punti di vista.

Nel 1994 ho pubblicato “La notte dei commercialisti viventi”: erano dei racconti brevi che avevano uno sviluppo inaspettato, quasi sempre di fantascienza oppure horror. Devo dire che questo ribaltamento mi viene congeniale, sicuramente per la mia passione per la lettura di Asimov, Bradbury e Dick.

Quali sono state le sue ultime letture? 

Sono un lettore onnivoro e leggo veramente tantissimo. Ultimi due: le poesie di Michele Mari e un giallo di Micheal Crichton scritto quando studiava medicina prima di diventare famoso.

Ha già qualche idea per il prossimo libro?

Ogni volta che scrivo ho diverse idee, poi le concentro in un unico progetto. Attualmente ho tanti personaggi su cui sto lavorando. Vedremo…

 

Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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