A tu per tu con… Lella Costa

Lella Costa, artista poliedrica, è autrice del saggio Come una specie di sorriso (Piemme), grazie al quale ci mostra come l’ironia sia una risorsa fondamentale per affrontare con leggerezza quello che ci capita.

Possiamo dire che il tema centrale di ‘Come una specie di sorriso’ sia l’ironia, ma che cos’è secondo lei?

La definizione di ironia che più condivido è quella di Romain Gary, che ho usato all’inizio del libro: L’ironia è una dichiarazione di dignità. E’ l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita” . Non credo che l’ironia possa essere definita meglio di così. Reputo inoltre che questa affermazione aiuti anche a rivalutare l’ironia: spesso si ritiene che essa abbia unicamente a che fare con la satira, la comicità e il divertimento, ma non è solo questo. L’ironia è anche uno strumento importantissimo che ci permette di cambiare punto di vista.

Da dove nasce l’idea di questo libro assai diverso dai precedenti?

L’idea è nata da una “lezione sull’ironia” che Oscar Farinetti mi aveva invitato a tenere a Fontanafredda nel novembre 2011. All’occasione era presente anche Claudia Coccia, l’editor di Piemme, che mi ha subito proposto di farne un libro, un piccolo saggio. Non mi ero mai confrontata con questo genere e ne sono stata subito incuriosita: è stata una bella sfida.

Lei cita molte fonti nel suo lavoro (filosofi, autori, attori, cantautori): come si è documentata? Che tipo di ricerche ha svolto?

Questo saggio non è esaustivo nel senso che, riguardo al tema, ci sarebbe ancora molto materiale sul quale lavorare…diciamo che si tratta del mio punto di vista sull’ironia. Diciamo che ho approfondito gli autori e i temi che mi interessavano, facendo un po’ di ricerca sulle citazioni, cercando le conferme che mi servivano, delle verifiche su ciò che già conoscevo e avevo studiato.

Secondo lei, l’ironia è una dote innata o si può imparare?

Bella domanda…difficile la risposta. Credo che sia molto difficile insegnare l’ironia, credo sia difficile ridurla da una formula, ad una materia di studio. Sono tuttavia convinta che praticarla sia un modo di trasmetterla alle altre persone…. credo che possa contagiare. Penso che ci possa essere una predisposizione naturale: io ho tre figlie che mi sembrano tutte ben disposte, però è anche vero che fin da quando erano piccole hanno avuto a che fare con questo tipo di comunicazione.

Ironia e autoironia vanno a braccetto?

Sono inseparabili. Se non si riconosce l’ironia in se stessi, se non si ha questo atteggiamento verso la propria persona è difficile che lo si riconosca negli altri.

Come mai ironia e autoironia riescono meglio alle donne?

Perché noi siamo state abituate ad occuparci di noi, a partire sempre da noi. Credo che lo sguardo ironico sul mondo circostante, ma soprattutto sul mondo domestico nel quale per lungo tempo siamo state relegate sia stata non soltanto un’arma, ma anche una piccola conquista, un mezzo di resistenza rispetto agli aspetti più negativi della vita.

Una piccola considerazione: questo è un momento un po’ difficile, di crisi economica, di guerra. Di mancanza di fiducia. Vale la pena parlare di ironia o usarla come strumento per reagire a queste situazioni negative?

Io penso che possa valere proprio come strumento di indagine, di conoscenza e come costante spirito critico per mettere in dubbio le informazioni che ci vengono fornite.  Si può cercare di usare l’ironia nella propria vita per avere un secondo sguardo, punto di vista, su quanto ci accade.

Vuole lasciare un messaggio per i nostri lettori?

Leggere è uno dei più grandi regali che possiamo fare a noi stessi. Leggere è un dono della vita, un privilegio di cui essere grati. 

Chiara Barra

Se dovessi partire per un’isola deserta, e potessi portare con me soltanto un libro...sarebbe un’ardua impresa! Come immaginare la vita senza il mistero di Agatha Christie, la complessità di Milan Kundera, la passione di Irène Nemirovsky, l’amarezza di Gianrico Carofiglio, il calore di Gabriel Garcia Marquez, la leggerezza di Sophie Kinsella (eh sì, leggo proprio di tutto, io!). Ho iniziato con “Mi racconti una storia?” e così ho conosciuto le fiabe, sono cresciuta con i romanzi per ragazzi che mi tenevano compagnia, mi sono perdutamente innamorata dei classici...che ho tradito per i contemporanei (ma il primo amore non si scorda mai)!

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