Al Salone Internazionale del Libro di Torino ho incontrato Laura Bonaiuti, una giovane scrittrice toscana che ha da poco pubblicato per Piemme il suo primo romanzo. S’intitola “Se nessuno sa dove sei” e racconta una storia familiare dolorosa: di un padre che muore in circostanze tragiche, di una madre che si rinchiude nel proprio dolore e di una figlia, Alba, che ha dieci anni ed è costretta a crescere troppo in fretta.
E’ una storia autobiografica quella che racconta nel suo romanzo?
No, io non sono Alba, la protagonista del libro, ma sono le sue emozioni. La sua paura della vita e degli altri, la sua fatica di vivere, il suo sentirsi inadeguata e fuori posto li ho vissuti anch’io anche se in situazioni diverse.
Com’è il suo rapporto con la scrittura, si direbbe conflittuale dalla sua biografia…
Per me la scrittura è tutto e sono molto severa con me stessa. Se c’è qualcosa che non va sono la prima a constatarlo. Ho scritto molte cose, romanzi, poesie, molte le ho lasciate a metà. A volte non mi convince la storia, a volte lo stile. Forse qualcuna delle cose che ho scritto la riprenderò e la porterò a termine.
Camminando per strada, osservando quello che mi sta intorno, da un’immagine. La scrittura è una fase successiva. “Se nessuno sa dove sei” l’ho scritto in cinque mesi, la storia ce l’avevo già in mente ma non sapevo come sarebbe finita. All’inizio l’avevo ambientata a Londra poi a Firenze, ho voluto correre il rischio che venisse considerata una storia autobiografica.
Racconta una storia familiare tragica ma con un lieto fine attraverso l’amore. Perché un finale romantico?
Volevo lasciare ai lettori un messaggio: dalla vita si può imparare sempre molto anche dai dolori. Alba impara che non può continuare a cercare negli altri i legami che ha perso. La presa di coscienza di sé è la sua rinascita. Molto spesso non ci rendiamo conto di quanto la sofferenza sia produttiva anche per noi stessi.
Come ci si distacca da quello che si è scritto?
Il distacco avviene in maniera naturale, non è un lutto, è qualcosa di positivo: ho lavorato tanto a questo romanzo, la storia mi è entrata dentro, ero felice di averla terminata. Distaccarmene è stato come prendere un respiro.