Al Festivaletteratura di Mantova abbiamo avuto l’occasione di conoscere Karen Thompson Walker, giovane scrittrice americana. L’aria dolce e i modi gentili non traggano in inganno: Karen dimostra una grande determinazione che l’ha aiutata a scrivere e pubblicare il suo romanzo d’esordio, L’età dei Miracoli, un successo edito in Italia da Mondadori.
Il personaggio di Julia è molto realistico. La sua malinconia, la sua voglia di vivere, le sue insicurezze: ti sei ispirata alla tua adolescenza? Che ricordo ha di quegli anni?
Julia è un personaggio totalmente fittizio, non mi sono ispirata letteralmente alla ragazzina che sono stata. Devo amettere però che mi sono ispirata a ciò che provavo, alle sensazioni che vivevo in quel periodo piuttosto complicato tra la fine dell’infanzia e l’inizio dell’adolescenza. Avere 10 – 11 anni è difficile, soprattutto per una ragazzina.
Anch’io come Julia ero piuttosto timida, sono figlia unica e anch’io ho vissuto questo momento di transizione in maniera piuttosto intensa, coinvolgente. Come Julia ero anche una grande osservatrice: quindi devo dire che qualcosa di me traspare nel personaggio.
In un mondo che ha perso i punti di riferimento, Julia si trova a dover lottare per la sopravvivenza: l’adolescenza è un’età di scontro, di battaglie. Quali sono invece le sfide che ha dovuto affrontare per scrivere e pubblicare il suo primo romanzo?
La prima lotta è stata quella contro la mia stessa insicurezza, la mia forte autocritica che mi spingeva a dubitare della singola frase, della parola scelta: ho dovuto superare i miei stessi dubbi, convincermi che il lavoro che stavo facendo fosse buono.
In secondo luogo, lavorando come editor mi scontravo ogni giorno con delle situazioni di insuccesso e sapevo quindi quanto fosse difficile pubblicare il proprio lavoro: sinceramente mi aspettavo una delusione.
Ho cercato di essere il più ottimista possibile, e questa è stata una dura lotta da portare avanti.
Alla fine, quando sono riuscita a pubblicare il mio romanzo, è stata per me una grandissima sorpresa, oltre che un’immensa soddisfazione.
Il rallentamento della terra è un tema che si avvicina alla fantascienza: le piacciono i romanzi di fantascienza? Qualche autore in particolare?
Prediligo un genere che sia a metà tra la fantascienza e il letterario, in cui sia presente anche un aspetto personale, intimo, in cui emergano i sentimenti dei personaggi.
Sono molti gli autori che amo, e molti quelli che mi hanno ispirato…tra i miei romanzi preferiti non posso non citare Cecità di José Saramago e La strada di Cormac McCarthy. Quando avevo l’età di Julia leggevo molti libri di Ray Douglas Bradbury.
Il suo libro, secondo me, si presta a diventare un film. Le piacerebbe? Ha mai pensato di scrivere sceneggiature?
Devo dire che ho sempre desiderato diventare una scrittrice di romanzi. In un momento della mia vita, al college, mi sono anche interessata al cinema, ma ritengo che lo scrittore, nel mondo cinematografico, sia semplicemente un anello di una lunga catena: non spettano a lui tutte le decisioni.
Sono stata felice di essere il “direttore d’orchestra” della mia opera e di avere potuto decidere lo stile, l’atmosfera, i personaggi…tutto secondo la mia volontà.
Detto ciò, mi piacerebbe moltissimo che il mio libro diventasse un film.
C’è un messaggio che vuole lasciare ai lettori di Gli Amanti dei Libri?
Sono tantissime le cose che potrei dire… di certo c’è il fatto che sono orgogliosa e contenta di sapere che ci sono ancora moltissime persone che amano profondamente la lettura, nonostante ci siano così tante distrazioni, come videogiochi, cinema, internet… E’ bellissimo sapere che la lettura susciti così tante emozioni.