A pochi giorni dalla pubblicazione del suo nuovo e brillante saggio, “La Società a costo marginale zero”, Jeremy Rifkin, uno dei più importanti saggisti e intellettuali contemporanei, ha presentato il suo libro a Milano, presso l’Hotel “Four Season”. Gabriele Scandolaro lo ha incontrato per voi.
Professor Rifkin,che cosa è il “Commons collaborativo”?in che modo inciderà sulla nostra storia?
Il saggio “La società al costo marginale zero” parla di un nuovo modello economico, quello che definisco essere il Commons collaborativo. L’avvento del Commons è assai significativo, è il terzo grande sistema economico dopo Capitalismo e Socialismo, i due grandi “titani”, perennemente in lotta tra loro, presenti fino al XXI secolo.
Sebbene gli indicatori che parlano a favore del Commons collaborativo sono ancora sporadici, sono assai fiducioso che il sistema capitalistico ridurrà il proprio spazio e la propria capacità di azione fino a diventare un sistema economico marginale, mentre il Commons sarà senza alcun dubbio il sistema dominante. La società del Commons collaborativo sarà una società “intelligente” e meno sprecona di quella attuale. L’impatto ecologico, che questo sistema avrà, sarà inferiore rispetto a quello che caratterizza l’attuale società. Anche le tecnologie saranno differenti. Ognuno potrà produrre quanto gli occorre, direttamente dalla propria abitazione; non pensiamo che questo sia così fantascientifico, sta già accadendo oggi con la diffusione delle stampanti in 3D messe a disposizione del grande commercio. Anche le tecnologie saranno diverse. Le città saranno organizzate da edifici nuovi, intelligenti completamente automatizzati. Le auto saranno prive di guidatore e viaggeranno su strade dotate di sensori in grado di ridurre al massimo qualsiasi tipo di rischio per chi viaggia.
Una vera e propria società del futuro. Ma queste tecnologie non porteranno ad un aumento della domanda energetica?
Assolutamente no. In molti ambienti della ricerca si sta investendo per potenziare quelle che sono le attuali fonti di energia alternativa. Attraverso il continuo studio e potenziamento dei pannelli solari si è scoperto che se si riuscisse a catturare un decimo di quelli che sono i raggi del sole che raggiungono la terra, si potrebbe dare completa copertura energetica a una città come New York. Non solo. Anche l’energia eolica se correttamente impiegata potrebbe dare una copertura maggiore rispetto a quella che forniscono le attuali centrali eoliche. Inoltre parliamo di energia pulita, rinnovabile che non ha costi di produzione e non prevede lo smaltimento di alcun tipo di prodotto o scoria. La stessa energia geotermica fornisce un esempio di grande quantitativo energetico senza sprechi e senza produzione di materiale di scarto.
Lei prima ha parlato delle stampanti 3D. Secondo lei non si corre il rischio che, se ognuno produce quello che vuole in quantità elevate, ci si ritrovi con un mercato saturo di prodotti?
Assolutamente no. Le persone impareranno a produrre non un prodotto su vasta scala ma solo quei prodotti che sono a loro necessari. Questo sarà dovuto anche a un cambio di mentalità che si verificherà tra le persone; un tempo i bambini venivano cresciuti con l’idea di possesso. Si dava loro un giocattolo e si diceva “questo è tuo, devi averne cura. È il tuo giocattolo, non quello di tuo fratello, non quello dei tuoi amici. Tuo”. Adesso si sta assistendo ad un passaggio di mentalità, vi è più l’idea della condivisione. Accadrà sempre di più anche nel futuro e sarà accompagnata da una idea di riciclaggio continuo delle risorse. Ad esempio vedo un gioco e ne scarico il modello nella mia stampante 3D e, una volta completata la procedura di replicazione, lo do a mio figlio per giocare. Quando si rompe o non lo vuole più, reinvio il gioco alla apposita casa che provvederà a fonderlo e a ridurlo a materia prima che si potrà riutilizzare per creare un nuovo gioco.
Aspetti positivi e aspetti negativi di questo mondo del futuro.
Senza dubbio, come aspetti positivi ci sarà la possibilità di un continuo riutilizzo delle risorse e la creazione di nuove tecnologie che renderanno più sicura la vita e permetteranno una maggiore fruizione di informazioni. Non sarà impossibile che nel futuro saremo tutti collegati da una grande rete neurale attraverso la quale i nostri pensieri e le nostre informazioni saranno a disposizione di tutti. Cosa temo? Il cyberterrorismo, un fenomeno che già adesso inizia a farsi vedere. Gli attacchi che de cyberterroristi possono fare a una società completamente tecnologizzata sarebbero devastanti, avrebbero un impatto peggiore di quello della bomba atomica. Sarebbero in grado di distruggere il mondo.
Torniamo alla sua idea di una rete neurale. Questo non porterà alla morte della privacy?
Questo prevederà, è vero, l’abbattimento della privacy, che è però un concetto recentissimo. La privacy nasce con il sorgere della civiltà borghese. Prima, nel mondo antico, ma anche nella società medievale e in quella preindustriale, non esisteva l’individualità. La società, come dovrebbe essere per la natura umana, era collettiva: si mangiava in comune, si dormiva in comune. Naturalmente questo non significherà che tutti o chiunque potranno leggere e usufruire di tutto. Le informazioni presenti nella rete e il loro utilizzo andrà regolamentato. Già in questi anni ho partecipato a diversi progetti che hanno steso nuove linee guida, anche all’interno dei paesi dell’UE, per l’utilizzo dei dati e la salvaguardia della privacy. Si agirà con leggi e interventi specifici apposta per tutelare comunque l’individuo.
Come cambierà il mondo del lavoro?
Il mondo del lavoro cambierà enormemente. Non vi sarà più un lavoro di “fatica”, i lavoratori non dovranno più operare in grandi realtà competitive. Si andrà più verso forme di lavoro sociali e collaborative, come le cooperative. Gradualmente però anche il mondo del lavoro scomparirà. La prima rivoluzione industriale ha cancellato la schiavitù, la seconda rivoluzione, l’agricoltura. La terza, quella che si sta affermando ora, cancellerà il lavoro. Si pensa che tra 60 anni, 180 milioni di persone non lavoreranno più. Il lavoro sarà svolto esclusivamente dalle macchine e da pochi tecnici addetti al controllo. Le città saranno caratterizzate da infrastrutture intelligenti e le fabbriche saranno completamente automatizzate.il cambiamento sarà davvero epocale.