Incontriamo Janie Chang, autrice canadese, in Italia per presentare il suo primo romanzo, Tre anime (Fabbri Editore): una storia affascinante che ci trasporta nella Cina rurale a cavallo tra l’Impero e la rivoluzione comunista. Un’intensa protagonista femminile, Leiyin, che non ha paura di inseguire i suoi sogni e che, come scopriamo grazie all’intervista, è ispirata alla vita della nonna dell’autrice.
Da dove nasce l’idea di questo romanzo?
Il mio primo romanzo è stato ispirato dalla storia di mia nonna, la cui vita è una versione non romanzata della vita di Leiyin. Anche mia nonna proveniva da una famiglia abbiente e molto colta e desiderava, come la protagonista del romanzo, diventare un’insegnante, ma ha fallito il suo obiettivo. Il padre l’ha costretta in meno di due settimane a sposarsi con un uomo né benestante né colto, di certo con un tenore di vita diverso da quello al quale era abituata. Tre anime racconta una storia ispirata a mia nonna, senza tuttavia esserne una biografia.
Come ha preso la sua famiglia la pubblicazione di questo romanzo?
Sono stati tutti molto felici!
Tre anime è il suo primo romanzo. Quale aspetto del processo di scrittura si è rivelato più difficile?
Mi occupo di scrittura da molto tempo per via del mio lavoro, ma in un ambito molto differente rispetto alla letteratura. Sono laureata in informatica e curo il marketing e la comunicazione per aziende del settore tecnologico: scrivere è parte delle mie competenze professionali, ma scrivere per il settore commerciale è molto differente dallo scrivere un romanzo. Le differenze non sono solo nell’ideare e seguire una trama, ma soprattutto nella capacità di gestire le sotto-trame: nel romanzo ci sono molte storie, legate ai diversi personaggi, che non si devono mai perdere di vista per fare in modo che il lettore non perda interesse al romanzo. Nel processo di scrittura ritengo che l’aspetto più complesso sia proprio questo: dare corpo a tutti gli elementi, gestire tutte le sotto-tracce con completezza e omogeneità.
La ricostruzione storica nel romanzo è molto curata, ricca di dettagli soprattutto per quanto riguarda la vita della borghesia cinese dell’epoca. Come si è documentata?
Sicuramente partivo avvantaggiata perché alla base della vicenda che ho scelto di raccontare c’è la storia della mia famiglia e ho avuto l’opportunità di poter chiedere ai miei famigliari i dettagli e le precisazioni. Di certo mi sono anche documentata dal punto di vista storico, poiché oggi abbiamo accesso a molte fonti e non è poi così difficile fare ricerche; ho visto film cinesi girati prima della guerra e ho usato foto e diari dei miei due viaggi a Pinghu, città natale dei miei genitori. Inoltre, ho la fortuna di avere un caro amico di famiglia che è docente di letteratura cinese e che è stato così gentile da leggere il mio libro e da verificare che non vi fossero incongruenze.
Quale pensa siano i punti di forza del romanzo?
Le recensioni e i commenti sul mio romanzo hanno sottolineato sempre il fatto che la storia che ho raccontato sia toccante, vibrante, memorabile. E’ stato molto apprezzata, e ritengo anch’io che sia un punto di forza, la scelta narrativa del flash back sul quale è strutturata gran parte della narrazione. Il lettore ha proprio l’impressione di essere accanto alle tre anime e di poter osservare e conoscere, man mano, la storia della protagonista. Mi piace inoltre pensare che un elemento di fascino sia l’ambientazione, l’atmosfera, risultata molto chiara anche grazie all’ottimo lavoro di traduzione. Il periodo della storia cinese nella quale è ambientata la vicenda è infatti molto particolare, sicuramente poco noto al mondo occidentale: il periodo a cavallo tra la Cina imperiale e la Cina comunista. Inusuale anche la scelta del contesto, quello rurale: solitamente i romanzi cinesi più famosi sono ambientati nelle grandi città, pensiamo ad esempio a Shangai.
Della protagonista colpiscono la forza e la determinazione nel seguire i propri sogni, anche quando essi sono lontani dalla vita che le viene proposta. Questo percorso è simile a quello che molte donne, anche oggi, cercano di intraprendere ogni giorno. Qual è il segreto per trovare un equilibrio tra i nostri sogni e le scelte che la vita ci impone?
Faccio un passo indietro: c’erano donne, nelle generazioni precedenti quella di Leiyin, che non avevano assolutamente possibilità di scelta, i loro desideri non erano proprio considerati. La protagonista del romanzo appartiene invece ad un’epoca nella quale era almeno concesso sognare, avere delle aspettative anche se queste, spesso, erano da mettere in secondo piano rispetto alle opportunità che potevano realmente essere prese in considerazione. Io mi ritengo una privilegiata rispetto alle generazioni precedenti perché ho avuto l’opportunità di realizzarmi professionalmente e farmi una carriera: tuttavia, quando tornavo a casa, la sera, ero io a dovermi occupare del focolare domestico e sicuramente questo doppio lavoro è stato molto faticoso per me. Oggi in giro vedo invece molti padri, ad esempio, che si danno da fare con passeggini e biberon: forse ci stiamo davvero avvicinando ad una parità di ruoli e di divisione dei lavori e questo cambiamento sociale favorirà il mondo femminile nella ricerca della propria realizzazione. Credo comunque che ci sia ancora molta strada da fare e che sia fondamentale per noi donne continuare a batterci per raggiungere l’uguaglianza.
Tornando al romanzo, c’è un messaggio che le piacerebbe il lettore portasse con sé?
Ci sono molte tematiche, in questa storia ma, sicuramente, la scelta di aver costruito la vicenda intorno alla mia protagonista fa sì che io mi rivolga principalmente alle mie lettrici piuttosto che ai miei lettori. Mi vorrei concentrare soprattutto sul ruolo di madre che Leiyin non interpreta davvero fino in fondo, poiché non fa veramente tutto il possibile per la felicità di sua figlia. Vorrei che il difficile percorso di penitenza e redenzione della protagonista sia da monito per il lettore e che capisca il valore dell’amore incondizionato e l’importanza di prendersi cura dei propri affetti.
Nel romanzo emerge anche l’importanza della letteratura, grande passione della protagonista e della sua famiglia di origine. Che ruolo ha nella sua vita la lettura?
Amo i libri. A volte preferisco la vita raccontata nei libri piuttosto che la vita vera! I libri sono sempre stati fondamentali nella mia vita e hanno sempre avuto un ruolo di primo piano tra i miei interessi. Da bambina i libri erano una vera e propria compagnia: ho due fratelli molto più grandi di me, di 9 e 12 anni, e sono cresciuta quasi come figlia unica. I libri mi hanno fatto compagnia e consideravo i personaggi letterari degli amici.
Il bello dei libri è che nella lettura puoi immergerti fino in fondo e vivere altre vite, esperienze diverse, costruire la tua identità personale e le tue opinioni. Nel corso degli anni, poi, desiderando anch’io scrivere, ho acquisito un occhio più critico: oggi quando leggo un libro bello e coinvolgente mi trovo a pensare “perché non l’ho scritto io?”.
Ci lascia un messaggio per i nostri lettori?
La maggior parte dei lettori credo che nutra anche il desiderio di scrivere, pertanto vorrei portare come esempio la mia esperienza. Con questo libro, il mio ruolo è stato quello di tramandare la storia della mia famiglia: il desiderio di raccontare è diventato forte soprattutto quando mia madre si è ammalata e ho dovuto fare i conti con la possibilità di perderla. Se ne si ha l’opportunità, credo valga la pena di tramandare i ricordi della propria famiglia, altrimenti questo prezioso bagaglio potrebbe andare perso.