La nostra testata ha avuto occasione di incontrare Glenn Cooper in esclusiva in una sua recente visita in Italia. Naturalmente gli abbiamo posto qualche domanda. Ecco a voi il risultato.
Lei è un autore con una storia particolare, Mr. Cooper. Si è laureato in archeologia, poi in medicina e attualmente si occupa di biotecnologie. Com’è stato diventare scrittore? Qual è la sua storia editoriale? È stato facile approdare in questo mondo?
In questo (mio) mondo niente è particolarmente facile, anche se io sono stato fortunato ad avere successo col mio primo romanzo. Ho scritto per 25 anni una gran quantità di cose; ho scritto principalmente sceneggiature cinematografiche senza molto successo. Forse solo tre di loro furono vendute a Hollywood, una venne prodotta. Il fatto di scrivere per 20 anni certamente ha aumentato la mia fiducia nel fatto di essere in grado di scrivere romanzi.
I suoi libri sono stati tradotti in molte lingue, quindi immagino che lei viaggi parecchio per promuovere il suo romanzo. Quali sono le differenze principali che ha notato tra i diversi mondi editoriali che ha riscontrato nei vari Paesi e tra i lettori?
Beh, ho avuto il maggiore successo sicuramente in Europa e in Italia in particolare. Italia, Spagna e Francia sono le aree di maggior successo e i lettori più appassionati vengono dall’Europa meridionale. Non so cosa dicano riguardo al libro in Europa meridionale, penso trovino (gli europei meridionali) un certo legame con quello che scrivo. In particolare, Italia sembra esista un legame con i lettori, che apprezzo molto. Una cosa che amo del mercato italiano è la meravigliosa passione per i libri. Il libro cartaceo è ancora considerato prezioso. Gli ebook si stanno diffondendo, ma non è ancora come negli Stati Uniti o nel Regno Unito dove i libri “fisici” stanno diventando sempre meno importanti e gli ebook, che gli iPhones stanno diffondendo sempre più soddisfacendo la domanda, sono in crescita.
Veniamo all’Italia. Cosa ama di più dell’Italia? E degli italiani? Per scrivere i suoi libri si è ispirato a qualche autore del nostro Paese?
Bé ho viaggiato molto attraverso l’Italia per anni, per lavoro e per lavoro nel campo delle biotecnologie, quindi conosco abbastanza la cultura italiana e gli italiani, sicuramente col contatto e le amicizie sono diventato più “intimo”. Ho una vera passione per l’Italia, la gente è più calda, cordiale e amichevole. Il patrimonio geografico e l’architettura sono fantastici, li apprezzo molto. E in particolare, a livello storico non esiste miglior luogo di Pompei e il cibo è il migliore al mondo, no?
Mistero, storia, religione e salti temporali: questi sono gli ingredienti dei suoi libri, e anche il prossimo non sarà da meno immagino (e spero…). Ci può dire qualcosa del prossimo libro? Sarà l’ultima avventura di Will Piper?
Il prossimo libro che uscirà in Italia si intitola “il marchio del diavolo”. Non parla di Will Piper, ma è comunque un thriller che ruota attorno ad un personaggio principale (stand alone thriller) ambientato in Italia. Ho fatto una sfida con me stesso perché per la prima volta utilizzo un’eroina, Elisabeth, e quindi narrare una storia dal punto di vista femminile crea uno scenario particolare estremamente affascinante. Il libro è ambientato nella nella Roma moderna e nell’antica Roma e racconta di un’antica battaglia contro il male in cui questa giovane monaca italiana è l’unica persona che potrà salvare il Vaticano dalla distruzione voluta dalle pericolose e antiche forze del male.
A un autore forse non si dovrebbe chiedere, ma io ci provo… Will Piper o Luc Simard?
Non saprei rispondere, ma Luc Simard mi piace molto perché lo sento più vicino al mio background!
*Traduzione a cura di Serena Langini ed Elisa Panzeri
“Il marchio del diavolo”. Dal 7 dicembre in libreria.