Con la testa e con il cuore si va ovunque. Questo il titolo del libro e il messaggio che Giusy Versace vuole lanciare al mondo. L’abbiamo incontrata per farci raccontare la sua storia.
L’immagine di copertina la ritrae sorridente, distesa su una pista di atletica, circondata da scarpe tacco dodici, pennelli e ombretti: oggetti che fanno parte della quotidianità di ogni donna. A guardare meglio però si vedono, un po’ scostate, le protesi che sostituiscono le sue gambe, strappate da un incidente stradale nell’estate del 2005. Due protesi che hanno condotto l’autrice a diventare una campionessa paraolimpica e che la accompagnano nella sua nuova vita.
“La storia della mia nuova vita” è il sottotitolo del libro in cui è racchiusa la sua storia. Da quando si sente rinata?
La mia è la storia di una ragazza normale, che coltiva i suoi sogni tra la famiglia, gli amici, il lavoro. E’ proprio il lavoro che mi ha portato quel giorno sulla Salerno-Reggio Calabria, la strada su cui è avvenuto l’incidente. Di quei momenti ricordo tutto, ogni singolo momento: il dolore, la paura, l’attaccamento alla vita, la preghiera e la fede che mi hanno dato la forza necessaria per trascinarmi fuori dall’abitacolo in attesa dei primi soccorsi. E poi ancora l’angoscia fuori dal reparto di rianimazione e l’incertezza per il futuro, unite alla fortissima consapevolezza di essere viva e di voler vivere, grata a Dio della possibilità ricevuta. A distanza di otto anni la mia vita è davvero cambiata: dopo i primi difficili momenti, la voglia di farcela è stata più forte di tutto. Ho iniziato a correre, prima di tutto con il cuore e la mente, gioendo delle piccole conquiste, di tutta la miriade di cose che riesco a fare, dell’autonomia ritrovata, dell’orgoglio di avercela fatta. Dopo anni, con questo libro mi sono fermata per guardare indietro: la scrittura è stata terapeutica, è il mio grido di amore alla vita, è la voglia di “tirar fuori le cose belle che stanno dietro ad una tragedia”.
Lo sport ha rappresentato una rinascita, cosa le ha trasmesso? Quale è stata la scintilla che vi ha fatto innamorare?
Ho iniziato quasi per ripicca, per dimostrare che ne ero capace, poi ci ho preso gusto. Correre mi rende felice, è una ricarica mentale. Lo sport è vita, è terapia ed è tanto più importante quanto maggiore è l’handicap; purtroppo gli ausili sono molto costosi e l’intervento dello Stato è minimo. Per questo ho fondato la onlus Disabili No Limits, per regalare ai disabili nuove opportunità di vita.
Quanto è importante avere accanto le persone giuste al momento giusto?
Nel mio percorso sono stati fondamentali gli affetti e la famiglia: “da soli non si fa niente”. Non per niente il libro si conclude con cinque pagine di ringraziamenti per tutte le persone eccezionali che, in modo diverso, hanno partecipato alla mia rinascita.
Quali sono i tratti della sua personalità a cui non potrebbe mai rinunciare?
La nuova Giusy non è cambiata, è la stessa di prima, ciò che è cambiato sono le sue priorità. Da sempre determinata e indipendente, ho scoperto il gusto di aiutare gli altri e di fare davvero qualcosa di buono, qualcosa che renda il cuore più ricco. Grazie a questa nuova vita ho più tempo per le cose che riempiono il cuore: è un privilegio, e ringrazio sempre Dio per questo dono. È la fede che mi ha donato la forza di fare tutto questo, l’amore per la vita che mi spinge a crederci davvero, sempre, ad essere propositiva e a fare qualcosa, come questo libro. La lettura fa bene a tutti: arricchisce, apre al confronto, invita a riflettere. Il mio racconto è un diario e invito tutti a non aspettare che sia qualcosa di brutto a cambiare la nostra vita e a non sprecare tempo a rincorrere qualcosa che non c’è, che non ci rende felici davvero.