Quando siamo arrivati al Salone Internazionale del Libro di Torino avevamo solo un’idea in mente: scoprire qualcosa di più su
L’intestino felice, il libro di Giulia Enders che ci aiuta a scoprire qualcosa di più sull’organo meno conosciuto del corpo umano. In questo libro la giovane scrittrice scienziata ci aiuta a capire come occuparcene al meglio e migliorare la nostra vita. Ecco cosa ci ha raccontato.
A 17 anni ho avuto una malattia della pelle e in quella circostanza mi sono resa conto che non sapevo nulla del mio corpo; vale a dire: le fasi politiche e quelle economiche si avvicendano e il mio corpo è sempre qui. Ho iniziato così a studiare medicina e mi sono resa conto che quello era l’organo che mi sorprendeva di più perchè non serve solo per andare in bagno ma ha anche una grande responsabilità per quanto concerne il metabolismo, il peso corporeo e il sistema immunitario.
Un ingrediente fondamentale di questo processo è anche il linguaggio con cui parli dei contenuti nel libro. Come mai hai deciso di usare questo registro linguistico pop per spiegare cose scientifiche?
Questo è il linguaggio che ho sempre usato con i miei conoscenti. Sono giovane, sono una studente e ho sempre utilizzato questa sorta di cifra stilistica che attinge anche a uno dei più grandi insegnamenti che ho tratto da mia nonna, che mi ha sempre detto che l’intellettualità e la scienza non necessariamente devono essere spiegati in modo complicato bensì in modo molto leggero e piacevole. Questo lo si riconosce non solo dal mio lavoro ma anche da quello di mia sorella.
L’intestino è un organo pieno di sensibilità, responsabilità e volontà di rendersi utile. Nel libro ne parli descrivendolo come una persona?
Sì, molto spesso ho la sensazione che “esen”, cioè essere, è tradotto in modo sbagliato. Se noi siamo molto stressati e ci sentiamo esauriti e deboli in realtà pensiamo di essere deboli ma è soltanto una forma per il nostro corpo di risparmiare energie. Oppure se il nostro stomaco brontola la riteniamo una cosa imbarazzante in realtà è solo il processo che attiva il nostro stomaco per ripulirsi. Ed è per questo che noi dobbiamo riconoscere questa interazione che esiste all’interno del nostro essere.
L’intestino è un organo di cui si sottovaluta l’importanza. Una giusta considerazione ci aiuterebbe a vivere meglio?
Sì, per me tutto è cominciato con la mia malattia della pelle. Quando ho iniziato a mangiare diversamente la mia malattia è regredita. Questo è stato per me il primo punto. Il secondo punto è che la ricerca oggi si occupa molto di questa tematica e lo ritiene un organo fondamentali che ha ripercussioni sulla psiche, su come stiamo noi ogni giorno ma che sovente viene sottovalutato. Anche gli esperimenti sono impressionanti
Come si spiega questo incredibile successo in Germania ma anche in Italia?
Il feedback che ricevo spesso dalle persone è che con il mio libro hanno iniziato a capire in modo diverso il proprio corpo, ad avere una diversa prospettiva del proprio corpo. E quell’organo per cui spesso provavano vergogna ora suscita grande curiosità e porta con sé un diverso sentire del sé. Questo ha comportato un bel cambiamento nella loro vita.