
Autore: Barchiesi Giorgio
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Gambero Rosso G.R.H.
Genere: ricettario
Pagine: 160
Prezzo: 18,00
Al festival culturale “Libri al centro”, evento ideato e curato da Roberto Ippolito e giunto alla sua seconda edizione (a Roma presso il centro commerciale Cinecittà2), è in arrivo Giorgio Barchiesi, amatissimo chef di Gambero Rosso TV. Chiunque abbia avuto l’opportunità di vedere anche una sola puntata di “Giorgione orto e cucina” è rimasto colpito dalla sua spontaneità e dai modi informali e ironici. Veri e propri tormentoni sono diventate espressioni come “tagliamo il sederino dell’aglio”, “dose generosa”, “un cincinino”, “laido e corrotto”, “aggiungere un nonnulla di” e per finire l’immancabile “facciamo un test”. Così Giorgione, le cui puntate vanno in onda proprio all’ora di cena, riesce a mimetizzarsi tra i commensali di casa semplicemente tagliando una cipolla di Cannara o versando “un filo” d’olio “rigorosamente” Moraiolo, in un mix insuperabile di sapori e simpatia che accompagna e stimola l’appetito domestico. Non stupisce quindi che molti siano venuti a incontrarlo di persona: Giorgio dispensa allegria e consigli sulla cucina prima di sottoporsi “all’assaggio”, a uno a uno, dei suoi fan per una foto, un selfie o un autografo del suo libro.
Oltre a suonare, cantare, cucinare, leggere e curare l’orto e gli animali, spesso nelle tue puntate si evince una passione per la narrazione di luoghi, persone, e prodotti tipici. Davvero non hai mai pensato di scrivere un libro?
Te lo giuro su quello che vuoi, no.
Alla fine, però, sei capitolato sotto i colpi dei tuoi tantissimi fan.
Sì, dei fan e anche del Gambero Rosso che mi ha detto: “Gio’ è inutile che ti prendi in giro, tutti chiedono il libro e sarebbe il caso che tu ci mettessi mano.” Io però avevo una sudditanza psicologica da lettore, nel senso che i libri preferisco leggerli.
Alla luce del successo editoriale di Giorgione. Orto e cucina, come reputi questa esperienza?
Sono davvero contento, per me e per il Gambero Rosso. Il libro è un successo e ha venduto tantissimo (a dicembre 2014, in soli sei mesi, 22 mila copie), ma soprattutto ho la sensazione di aver lasciato qualcosa che non è invisibile come la bavetta della lumaca, anzi. Fa piacere entrare in libreria e trovare il proprio libro, anche per una gratificazione dell’ego, certo. E poi è davvero venuto bene.
Tu sei sempre gentile e disponibile con le persone che, dai più piccoli ai più grandi, provano per te un affetto quasi familiare. Quanto, oltre alla tua simpatia, ai modi diretti e schietti e all’autoironia, influisce ai fini del tuo successo l’idea di amore “laido e corrotto” per la cucina, vista come godimento e piacere dello stare insieme e non solo come un’arte da chef stellato?
Questo dovresti chiederlo a loro. Io non ho mai fatto una sola puntata con qualcosa di scritto, sono sempre stato spontaneo. Tutto quello che faccio, anche oggi qui con te o con la persona che incontro fuori in strada, non è mai “televisivo”. Non penso alle telecamere e a come uscire meglio in video. Certo, l’elemento istrionico e compiacente, c’è sempre. Sapere che una persona assaggia o cucina le mie ricette e che riesco a trasmettere l’amore per il cibo è molto bello. Anche il fatidico momento del test, della soddisfazione goduriosa dell’assaggio, è una cosa che faccio sempre e che mi piace perché, del tutto presuntuosamente e arbitrariamente, so già, mentre cucino, che il piatto verrà buono. Mi gratifica l’idea di averlo pensato bene e realizzato meglio. Questo passaggio dall’idea al piatto è ciò che mi fa venire l’acquolina in bocca.
La cucina che tu proponi è fatalmente legata ai ritmi della natura, al territorio e alle stagioni, proprio come era una volta e come dovrebbe ancora essere. Oggi questo rapporto terra-tavola si è perso e con esso anche molte tradizioni di aggregazione, tra cui il semplice stare a tavola.
È quello che dico sempre: l’amore per la cucina non può non passare per la convivialità, per la scelta di fare la spesa per bene e con i tempi giusti. Chi fa la spesa di fretta compra passivamente quello che gli viene proposto. Invece dovresti essere tu a scegliere cosa fare con cinque minuti di attenzione in più per ogni cosa. Una spesa frettolosa fa male alla salute e al cervello. Soprattutto proponiamoci di fare qualcosa di corale, spegnere il televisore, e stare insieme. Sai quanti ragazzi oggi non riescono a esprimere quello che gli passa per la testa? Il gap generazionale, per quanto mi riguarda, sta diventando veramente insormontabile. Se vedo un messaggino scritto con la parola ‘perché’ scritta con la ‘k’, inorridisco.
Cosa pensi delle nuove “religioni” del cibo (vegetariani, vegani, fruttariani ecc.)?
Non sono nuove, ci sono sempre state. L’uomo però è cresciuto, è diventato una “persona” dopo aver imparato a cuocere il cibo. Prima eravamo stupidi, adesso non lo siamo più perché il mondo cambia. Se poi vogliamo tornare indietro nel tempo, a quando l’uomo non conosceva il fuoco e mangiavamo quattro cose e pure fatte male, allora va bene. Però si campava poco e male e non c’erano le possibilità di oggi. Comunque, ho assoluto rispetto per chi fa una scelta diversa dalla mia. Per quanto mi riguarda, io ho i miei polli…
Giorgio, alcune curiosità. C’è una cosa che proprio non mangi?
In generale mi piacciono poco i dolci, in particolare quelli pannosi e troppo pasticciati. Tutto quello che è dolcissimo mi fa orrore.
Carbonara o amatriciana, chi vince?
Eh, è una bella lotta, sai? Dipende, non ti saprei dire. Secondo come mi sento e anche secondo chi la cucina.
Signori, buon appetito.