Leggendo Pesca con la mosca di Gianni Simoni, recensito sulle pagine di questo sito, sono rimasto colpito dalla scrittura e dall’ambientazione. Un libro che merita, come meritevole di attenzione è l’autore, che ci dice qualcosa di più sulla sua opera.
Pesca con la mosca. Ennesima indagine per l’ex giudice Carlo Petri e per il commissario Miceli. Perché ancora loro?
E’ effettivamente la quinta indagine condotta da Petri e Miceli. Ancora loro perché si tratta di una coppia collaudata, che si completa a vicenda e alla quale mi sono, come i lettori, affezionato. Ma a questa serie “bresciana”, dal prossimo 10 maggio se ne affiancherà una “milanese”, che ha come protagonista un ispettore di Polizia completamente diverso e, in qualche misura, sorprendente. Mi auguro che il pubblico lo amerà come ha già amato il vecchio giudice istruttore in pensione e il commissario che a sua volta alla pensione si avvia.
Con poche parole, come descriverebbe questi due personaggi?
Petri è una persona con pregi e difetti. All’intuito professionale, e questa è una sua dote, si affiancano le sue debolezze. E’ un uomo che ama il vino, il fumo e, nonostante l’età, non è insensibile al fascino delle figure femminili con cui ha occasione di incontrarsi, senza che questo incida sull’amore che continua a nutrire per Anna, sua moglie. Non lo definirei però, come qualcuno ha fatto un bon vivant. Sa che il vino potrebbe compromettergli il fegato e il fumo i polmoni, e procede nella vita con la fronte spesso aggrottata. Più semplice la figura di Miceli. Anche lui è una persona intelligente, anche se meno perspicace di Petri. E’ un uomo per bene, che compie il suo lavoro di poliziotto con coerenza e rispettando sempre le regole.
Pedofilia, anticlericalismo, omertà. Ho citato tre elementi contenuti nel suo libro. Ogni personaggio ha uno dei tanti volti della malvagità, dei vizi e del pregiudizio umano. Quale tra questi ha voluto mettere più in risalto nel suo libro?
Forse nell’ultimo libro il fenomeno che viene maggiormente posto in rilievo è quello della pedofilia. Un fenomeno per tanti anni abbastanza coperto (come altri, si pensi ad esempio all’incesto domestico) e che è finalmente venuto alla luce per una presa di coscienza collettiva e anche per il mutato atteggiamento di alcune gerarchie ecclesiastiche. E’ un fenomeno grave perché la sessualità con un bambino non veicola amore, ma solo violenza e potere, che sta nella differenza di potere e sapere. E’ un gioco di violenza sotto la specie dell’amore. Non tra un adulto e un bambino, ma tra un bambino (che non può scegliere all’interno di un mondo che non conosce) e la parte infantile e “notturna” di un adulto, con cui l’adulto stesso non è mai entrato in contatto, che egli stesso non conosce e non riesce a distinguere con chiarezza.
Petri spesso assume un atteggiamento superomistico che nasconde anche l’incertezza della vita. E’ d’accordo con questa mia lettura?
Non sono molto d’accordo. Petri è ben lungi dal ritenersi un superuomo e dall’assumere atteggiamenti conseguenti. Semmai, a volte, le sue modalità sono un po’ “professorali” (quando fa il punto della situazione, indugia, tiene sulla corda l’interlocutore). Ma lo fa spesso per prender tempo, oltre che per nascondere le sue incertezze.
Petri è un ex magistrato come lei. Un riferimento casuale o un alter ego attraverso il quale Gianni Simoni continua ad investigare?
Il fatto che Petri sia un ex magistrato come me non è affatto casuale. In Petri c’è molto di autobiografico, nel suo modo di rapportarsi con gli altri, nei suoi vizi e nelle sue virtù. Si potrebbe anche dire che in qualche misura è un alter ego, attraverso il quale Gianni Simoni continua a investigare, ma ovviamente in modo virtuale, immedesimandosi nel personaggio e nelle sue storie.
Petri e la Chiesa. La sua indignazione verso questa istituzione è anche quella dello scrittore?
Petri ha sicuramente un fondo di anticlericalismo, che a a volte lo porta anche ad indignarsi o ad assumere atteggiamenti di netta chiusura. Ma il suo è sostanzialmente un anticlericalismo un po’ demodé, di sapore ottocentesco, e solo Anna spesso ci casca. Certamente le gerarchie ecclesiastiche non godono delle sue simpatie, in una prospettiva che non è molto dissimile da quella di un teologo che stimo incondizionatamente, e cioè Vito Mancuso.
Un saluto a “Gli amanti dei libri” e ai suoi lettori.
Ho terminato e non posso che rivolgere un saluto davvero cordiale e un ringraziamento a Martino Ciano, al suo sito “Gli Amanti dei Libri” e, ovviamente, ai suoi lettori la cui esistenza è una delle principali ragioni che sollecitano una persona a scrivere.
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