A tu per tu con… Franca Mazzei

“E la Luna bussò”, avrebbe cantato Loredana Bertè, in una serata come quella in cui io ho incontrato Franca Mazzei. E sì, perché era la sera in cui la Luna sorrideva nel cielo con la sua forma a barchetta calamitando sguardi e forse desideri nascosti, data la rarità del fenomeno. Una scenografia perfetta quindi per parlare con una celebre astrologa di simboli, destino, psiche, ferite interiori, scrittura e soprattutto libri, in particolare del suo. Franca Mazzei sta, infatti, vivendo il suo esordio letterario con “Va’ dove ti porta Venere” edito dalla Sonzogno. Laureata in lingue e letterature straniere, autrice di testi per radio e tv, docente di corsi gettonatissimi che tiene tra Milano e Bari, Franca Mazzei in questo primo libro pare essere riuscita a mettere insieme le sue varie anime. Tessitrice di stelle, ma anche donna colta, attenta a quella musica della vita, senza sentire la quale non avrebbe mai potuto scrivere. Chiacchieriamo lungamente davanti ad un bicchiere di birra. Questo è quello che posso raccontare a voi. Il resto rimane tra me, lei e naturalmente la Luna.

“Va’ dove ti porta Venere” è il tuo primo libro. Una domanda è d’obbligo dato che sei un’astrologa. Te l’eri previsto?

Ti rispondo molto sinceramente: no (ride). Mi ero fatta tante previsioni, ma non questa. Certo,  c’erano dei segnali. Ad esempio Urano in trigono alla Luna che poteva indicare qualcosa di nuovo e positivo professionalmente parlando, e in effetti c’è stato. Devo dirti che poi ho anche osservato, a posteriori, che in questi ultimi mesi ho avuto l’anello di sosta di Giove al mio ascendente indice di maggiore visibilità e di una crescita, di un’espansione nella mia vita.

Il tuo libro si compone di una parte descrittiva, ossia i ritratti al femminile delle dodici anime dello Zodiaco, e di una parte una previsionale sull’amore che comprende il biennio 2012-2013. Se dovessi scegliere, cosa preferiresti sentirti dire da un tuo lettore? Che sei una brava astrologa e azzecchi le previsioni, o che le previsioni sono tutte sbagliate, ma i tuoi ritratti sono scritti così bene che è valsa la pena leggerli?

Bè, io credo che sceglierei la seconda opzione. So, infatti, che relativamente all’astrologia esiste uno scetticismo di base che è praticamente impossibile vincere. Per altro le mie previsioni non sono “ad personam” ma generiche, anche se avendo diviso ogni segno per decadi, devo dire che un quoziente di maggiore attendibilità sicuramente c’è. Ciò che mi fa davvero piacere è, invece, sentire che le persone si riconoscono nel  ritratto perché avvertono che ho colto un po’ della loro anima. E naturalmente è una bella soddisfazione sapere che piace come ho scritto il libro. Per me questo è davvero molto importante. Io quando scrivo devo sentire una musica, non scrivo mai compilando qualcosa, questo lo posso fare, al limite, con le previsioni perché in questo caso devi mettere insieme una serie di dati, anche tecnici. Però se devo descrivere l’anima di qualcuno, devo sentirla prima come musica. Altrimenti preferisco non scrivere niente. E infatti è questo il motivo per cui io spesso non scrivo, perché non sempre sento la musica e se non la sento mi devo mettere lì a lavorare in maniera forzata e allora diventa una fatica allucinante perché non mi accontento mai di una cosa che è banalmente descrittiva  e basta.

Tu sei dell’Acquario. Nel tuo libro il capitolo dedicato alla donna di questo segno, definita un’extraterrestre, è sicuramente tra i più vivi e originali. Se fossi obbligata a cambiare segno, quale delle altre donne che hai descritto ti piacerebbe essere e perché? E quale non vorresti mai essere e perché?

Qui mi farò dei nemici (ride). Non vorrei mai essere della Vergine perché questa è una tipologia di donna  troppo attenta ai tempi, ai modi, alle piccolezze della vita. Anche se poi devi sapere che, paradossalmente, io ho molte amiche della Vergine che amo tanto e che sono un po’ matte, creative e la cui funzione nella mia vita è assolutamente rasserenante. Però, io in quel ruolo non mi ci riconoscerei mai. In certi momenti, invece, mi piacerebbe essere una Toro, avere quel rapporto privilegiato con la Terra, con la materia, con la sensualità che l’Acquario a volte perde perché smarrito nella propria cerebralità. Mi piacerebbe essere anche una Scorpione per il senso del rischio, del coraggio, per la capacità di battersi e buttarsi nelle cose che spesso l’Acquario risolve, anche in questo caso, in senso più mentale che pratico.

“Va’ dove ti porta Venere” riprende astrologicamente quel “Và dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro. Venere è infatti, in astrologia, il pianeta che governa l’amore e i sentimenti. Ma davvero dobbiamo andare dove ci porta Venere? Come la leggi questa atavica contrapposizione testa/cuore?

In realtà non credo che ci sia una dicotomia drastica tra testa e cuore. Ma se devo risponderti per me stessa, per come vivo io le cose, posso dirti che io preferisco il cuore, ma la mia testa comanda. Ecco perché ti dico che ogni tanto vorrei essere una Scorpione o una Toro, perché sono due segni che riescono  a vivere di pancia. 

Molti libri che hanno avuto successo negli ultimi anni devono buona parte della loro fortuna al fatto di avere una trama che si innesta su simboli e simbolismi vari, talvolta anche astrologici. Questi simboli diventano poi una via verso quella verità che costituisce la chiave di volta per  arrivare a svelare il mistero finale.  Il tuo libro non è ovviamente di questo tipo ma anche tu, raccontando gli archetipi femminili in chiave astrologica, ti avvali della potenza simbolica presente sia negli astri che in quello che Jung chiamava “inconscio collettivo” . Detto questo: quanto pensi che l’astrologia, nel senso più ampio possibile, possa fungere da motore e da ispirazione per chi abbia la voglia e la capacità di scrivere?

Io credo che l’astrologia possa fungere da fonte di ispirazione esattamente quanto la vita in generale, in tutta la sua ricchezza e nelle sue sfumature. Soltanto che chi descrive la vita o chi parla di filosofia o psicologia spesso non si rende conto di maneggiare archetipi che sono anche archetipi astrologici. L’astrologo, al contrario, lo sa e lo rende un suo punto di forza.

La suddetta potenza simbolica dell’astrologia, traslata su altri piani, può quindi diventare espressione letteraria e artistica. Questo mi ha sempre fatto pensare al vero astrologo come ad un uomo colto, quasi rinascimentale, immerso nei richiami di tanti saperi diversi. Un’immagine quindi ben lontana da quella mediatica che lo presenta come un apprendista stregone, uno showman o peggio ancora come un “commerciante” .Tu stessa hai aperto una tua docenza sull’amore passionale dal punto di vista astrologico proponendo una splendida poesia di Pedro Salinas.  Che ne pensi? Concordi con l’idea che non ci si improvvisa astrologi, ma che approfondire questa disciplina significa approfondirne contemporaneamente molte altre? In sostanza se un giorno l’astrologia diventasse una facoltà universitaria, quali insegnamenti imprescindibili le affiancheresti?

Sì, concordo. All’astrologia  affiancherei l’antropologia prima di tutto e poi la psicologia, la filosofia, ma anche la fisica perché ci sono delle verità astrologiche che puoi capire solo attraverso la fisica, specialmente la fisica quantistica. Hai mai letto “Il Tao della fisica” di Fritjof Capra? Lì ci sono parecchi discorsi importanti come quello relativo all’operatore che entra nell’esperimento. Non esiste un esperimento puro in quanto tale. Esiste l’operatore di quell’esperimento e l’esperimento di quell’operatore. Quindi non credo che l’astrologia sia ascrivibile alla scienza intesa come una serie di esperimenti sempre ripetibili, esattamente come non lo sono la psicologia e la stessa fisica. Inoltre accosterei allo studio dell’astrologia, la letteratura naturalmente, perché la letteratura è fitta di simbolismi astrologici inconsapevoli derivati dagli archetipi dell’inconscio collettivo come appunto diceva Jung. Pensa soltanto all’Odissea: ci trovi davvero tutta la summa astrologica.

Dimmi tre caratteristiche che, a tuo avviso, non possono assolutamente mancare ad un vero astrologo e  tre caratteristiche che ritieni indispensabili per un vero scrittore.

Ad un vero astrologo non devono mancare l’elasticità mentale, la capacità di sintesi e un’ottima memoria… cosa, quest’ultima, a dire il vero un po’ carente nella sottoscritta (ride). Ad un vero scrittore non devono invece mancare il contatto con la propria anima, una grande esperienza di lettore e infine un quid inesplicabile di talento naturale.

Andando sul versante psicologico, pensi che l’astrologo per un verso e lo scrittore per un altro, siano due persone che hanno un trauma, una ferita interiore da curare? Se sì quali e in cosa consiste la cura?

Io credo che la ferita originaria ce l’abbiamo tutti, sfido chiunque a dire che non ha questa  ferita. Se esistesse qualcuno così probabilmente è perché è talmente stupido da non essersene accorto e quindi che dire? Beato lui! Credo che la ferita originaria ci porti a cercare delle terapie che possono essere l’astrologia, la scrittura, la psicologia. Occorre, però,  fare attenzione a come si svolge questo processo, stare in guardia affinché non si tramuti in un guardarsi l’ombelico e basta. Perché da lì poi, non ti smuovi più. Io ricordo che tutta la mia prima esperienza con l’astrologia era una continua ricerca del mio ombelico: come sono fatta, come posso mutare questa cosa di me, perché mi è successo questo, cosa mi accadrà e via andare. Poi l’astrologia mi ha conquistata a tal punto da deviare l’attenzione dal mio ombelico al circostante. Ed è lì che cominci davvero a capire le cose e il senso delle cose.

Coltivi l’idea di scrivere un nuovo libro che non contempli l’astrologia? Se sì, di che tipo sarebbe, ossia  quale Franca Mazzei vorresti far conoscere?

Io da un lato accarezzo la speranza, o l’illusione forse, che qualunque cosa uno scriva o dica o faccia, contenga una parte di sé e che quella piccola parte ti dia più o meno l’idea del tutto. Non saprei… io scrivo da sempre, da quando ero piccola. Ricordo che le mie vacanze delle scuole elementari consistevano nel fatto che io mi compravo un quaderno e ci scrivevo sopra qualsiasi cosa mi venisse in mente. Per cui, per me,  è una sorta di istinto naturale quello di scrivere. Rammento anche che in seconda elementare le mie compagne di classe erano ancora alla seconda pagina del libro di lettura e arrancavano, mentre io l’avevo già letto tutto. E chiedevo sempre libri. La scrittura, però, è anche sofferenza e per due ragioni: la prima è che è, almeno dal mio punto di vista,  solitudine. La seconda è appunto il fatto, come dicevo prima, che quando scrivi devi dare l’anima. E se quell’anima non ti viene, prendi  e butti tutto all’aria oppure rimandi  e non lo fai. L’astrologia mi ha costretta a portare  a termine: tu devi scrivere una cosa, la devi finire, te l’hanno chiesta, hai una scadenza. Se qualcuno facesse con me la stessa cosa con un altro genere letterario, come un romanzo o una serie di racconti, probabilmente alla fine raggiungerei lo scopo, ma soffrendo e comunque con una pistola puntata alla testa. Quindi sono grata all’astrologia perché è un mezzo che mi ha consentito di crescere, anche nella scrittura. Poi sì, mi piacerebbe scrivere altro. Io ho in mente, da tanto tempo, una serie di racconti con un titolo astrologico in cui, però,  non si parla di astrologia, ma si narra un fatto che ha un’attinenza con quel titolo.  Per esempio una di queste storie potrebbe essere relativa ad una mia particolare esperienza di bambina che credo potrebbe essere molto interessante anche per gli altri e che intitolerei ‘Urano opposto al Sole’. E poi: chi ha orecchie per intendere, intenda. Ossia chi sa di astrologia capirebbe il nesso tra il racconto e il titolo, e chi non  ne sa se ne fregherebbe e si godrebbe il racconto e basta. Insomma, si avrebbero due piani interpretativi.

L’astrologia è solo un dono o è anche, per certi versi una condanna? Ossia, che peso ti dà l’essere in grado di scrutare gli abissi tuoi e altrui e di prevedere una determinata direzione degli eventi?

Dipende dai soggetti e dai periodi di vita. Se un soggetto è paranoico, come a volte io stessa sono stata, l’astrologia diventa uno strumento di tortura nel senso che già paventi i più terribili esiti di fronte ad un transito negativo. Però, di fatto, è anche uno strumento di potere sulla realtà, di conoscenza, ma si badi bene: non di onnipotenza. E’ come se le cose si vivessero con gli occhi aperti invece che con gli occhi chiusi. E ci vuole l’umiltà per capire che l’astrologia ti dice la qualità e non la quantità delle cose, quale direzione stai prendendo, ma non tutti gli alberi che incontrerai lungo il cammino. E grazie al cielo! Diciamo che io fortunatamente non appartengo alla categoria degli astrologi fatalisti, quelli che ritengono che il destino sia già scritto, perché questa categoria di astrologi io non so davvero come faccia a vivere con una tale spada di Damocle sulla testa. Non so se la mia sia presunzione, o solo un desiderio, o forse una speranza, però io al destino già scritto non ci credo. Credo al destino che vogliamo, a cui per lo meno collaboriamo. Poi tu mi puoi dire: ma il destino è già scritto perché è quello che tu vorrai. E va bè, allora, non se ne esce più.

Gli amanti dei libri sono nati timidamente come blog sotto il segno dello Scorpione. Si sono poi evoluti e trasformati diventando testata giornalistica vera e propria sotto il segno del Sagittario. Probabilmente abbiamo due anime.  Hai un saluto, un augurio o una previsione da farci?

Io ritengo che nascere sotto il segno dello Scorpione sia indice di una profondità e di un acume notevoli che ad un giornale possono dare quella spinta forte verso la ricerca di ciò che non si vede, quella capacità di scovare notizie particolari, ma anche autori particolari e le loro anime. La parte sagittariana porta invece all’espansione, al viaggio, all’accogliere il nuovo, a guardare sempre oltre, e con quel sorriso e quella benevolenza che, a volte, al tenebroso Scorpione mancano. Quindi l’augurio che io vi faccio è di avere la mente aperta del Sagittario, ma con quel pizzico di scavo, di acume, di provocazione tipici dello Scorpione. 

Leggi anche la recensione di “Va’ dove ti porta Venere”

Elena Cartotto

Curiosa e ironica mi piace andare fuori dai sentieri battuti, nei libri come nella vita. Se dovessi scegliere un titolo per raccontare la mia storia sarebbe sicuramente “Un indovino mi disse” di Tiziano Terzani. Il mio eroe letterario è Sherlock Holmes, l’autore con cui andrei a cena Oscar Wilde e i miei miti storici Gesù di Nazareth e Socrate. Sono un’idealista che ancora si scalda su alcuni temi sociali come dignità umana, libertà, lavoro e giustizia. Le mie passioni sono l’astrologia, la psicologia, il paranormale, la spiritualità e la musica che ci salva da noi stessi, ogni giorno. Per dirla con Vecchioni: “Ho combattuto il cuore dei mulini a vento, insieme ad un vecchio pazzo che si crede me….”.

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