Incontro con… Ermanno Olmi

E’ un incontro che arricchisce quello con Ermanno Olmi, ospite al Salone del Libro di Torino il 19 maggio scorso.

Regista pluripremiato e fra i più affermati della cinematografia italiana, ci ha regalato negli ultimi anni libri straordinari. Lo troviamo al Salone in occasione dell’uscita dell’autobiografia L’apocalisse è un lieto fine e del pamphlet Lettera a una Chiesa che ha dimenticato Gesù, ma tutte le sue produzioni letterarie sono dei veri successi. Doni piovuti dal cielo, potremmo dire, di uno scrittore “per caso”.

Olmi, con una punta di ironia, racconta: “Improvvisamente mi sono trovato nella veste di letterato, una professione che non avrei mai sognato di fare, e con quattro libri sul groppone: la cosa mi ha creato un insolito stato di stress”. Una malattia legata al superlavoro lo costringe ad interrompere le riprese del suo film Il ragazzo della Bovisa, la storia che l’autore conserva, come abitualmente è solito fare come racconto e non come sceneggiatura, viene pubblicata con l’aiuto di Raffaele Crovi e subito il libro viene selezionato nella cinquina dei finalisti del premio Grinzane Cavour. Ancora la malattia è l’origine di un altro suo libro. Una degenza all’ospedale San Raffaele di Milano, molta sofferenza e il conforto dell’amata moglie e dell’amico Don Verzè.”Una chiacchierata sulla spiritualità” fra quest’ultimo e Olmi diventa la materia di un’altra produzione letteraria. Il destino di Olmi scrittore è segnato: “ Ho cominciato a pensare che forse valeva la pena continuare a scrivere”.

Ermanno Olmi è un uomo dall’apparente fragilità, ma possiede una sorprendente forza dell’anima. In lui l’ansia della scoperta, gli interrogativi e la ricerca divengono ricchezza, dono e non costrizione. “Trasmette serenità a chi lo guarda e a chi lo ascolta” sottolinea Stefano Della Casa, critico cinematografico della Stampa e presidente di Film Commission, conduttore dell’incontro.

Lancia messaggi importantissimi Olmi dal Salone del Libro: la lettura come rifugio e forza in un momento difficile come la crisi dell’economia e dei valori dei nostri tempi, la speranza nel futuro attraverso i giovani, l’importanza dell’amore e della condivisione, il bisogno di una civiltà più umana, di ricomporre le condizioni originarie create da madre natura, di ricominciare a mettere in chiaro che tutto dipende da un colpo di zappa che si dà in terra. Propone esempi di uomini: Papa Bergoglio, Don Turoldo, Luigi Einaudi, uomini dalla fede granitica e dal valore incommensurabile e regala a tutti noi presenti un momento unico e difficile da dimenticare.

“Buon futuro!” è il suo congedo e noi non possiamo fare altro che ringraziare con la nostra più grande stima.

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