Presso la libreria Il ponte sulla Dora di Torino, in occasione della Giornata Mondiale del Libro, abbiamo incontrato Eleonora Carta, autrice de La consistenza dell’acqua edito da Newton Compton nel 2014 nella collana GialloItalia.
L’autrice, che vive tra Torino e la Sardegna, nata nel 1974 e laureata in giurisprudenza, al suo primo libro, un legal thriller, descrive così la scelta di ambientare il libro a Torino:
Abito a Torino da 4 anni, ho iniziato a scrivere il romanzo e a conoscere la città contemporaneamente. Ho scelto Torino perché è una città misteriosa e maestosa allo stesso tempo, come tutte le città che hanno ospitato le monarchie. Inoltre, la città si prestava alla storia noir che avevo in mente: una giovane donna, infatti, viene trovata morta nella cella frigorifera del Museo di Scienze Naturali di Torino.
E come hai deciso di relazionarti con la città? Qual è stata anche l’accoglienza che hai ricevuto?
Torino offriva tanti spunti diversi. La città è molto protagonista del libro, ma allo stesso tempo ne è quasi un personaggio. Sono stata volutamente descrittiva rispetto all’architettura, in particolare alla parte barocca che ho ammirato al Quadrilatero Romano. Oggi vivo a Torino e l’impressione di freddo atmosferico e non solo l’ho sicuramente avvertita; i Sardi sembrano un popolo chiuso ma in realtà sono molto più aperti dentro. Tuttavia mi sono sempre trovata bene e la vita nel quartiere in cui abito, Aurora-Rossini, ricorda molto il borgo, la dinamica di paese, la città più a misura d’uomo. Non dobbiamo dimenticare che Torino è la capitale d’Italia per quanto riguarda le librerie e le case editrici. Per chi vuole fare il mestiere dello scrittore è sicuramente luogo di elezione.
Perché hai scelto di scrivere un legal thriller?
Non sono avvocato, perché mi manca l’abilitazione, ma ho fatto questo percorso di studi, d’altra parte, però, ho sempre scritto e amato scrivere. Adoro il processo all’americana, con cui mi trovo a mio agio, ma ho deciso di pubblicare il mio primo libro riavvicinandomi all’Italia, sebbene le vicende processuali appaiano, soprattutto nel finale del libro.
A proposito delle libreria in cui ci troviamo, quanto è stato importante per te questo luogo?
La conoscenza con Il ponte sulla Dora è avvenuta in concomitanza all’uscita del libro e, sebbene io abbia la fortuna di pubblicare con un grande editore, questa libreria ha sposato il mio lavoro. Rocco (proprietario della libreria) è un faro, è una persona aperta e disponibile che organizza molti eventi per diffondere l’amore per i libri: penso a Portici di Carta, Libri in Barriera e altro ancora. Ho fatto la scelta di puntare sulla grande casa editrice ma anche sulla piccola distribuzione. Molti piccoli librai spesso non trattano questa casa editrice, per diversi motivi, io, invece, ho trovato molta disponibilità. Mi è sembrato ci fosse l’intenzione di promuovere un prodotto in cui credevano.